Omelia (28-03-2010)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


Con questa domenica, in cui si fa solenne memoria della passione del Signore Gesù, la Chiesa entra nella Settimana santa. La liturgia della domenica della palme ha due momenti significativi: la processione degli ulivi (ricordo dell'entrata festosa di Gesù a Gerusalemme) e la lettura dell'intero racconto della passione secondo Luca, che rappresenta il vertice della liturgia stessa.
La prima lettura presenta la figura del "Servo di Jhwh" che si sottomette alla sofferenza per amore. Egli soffre colpi, insulti e sputi, ma il Signore gli è vicino e lo assiste nel momento del dolore fino all'ora suprema della conclusione della sua missione.. Nell'immagine del "Servo" ritroviamo i tratti caratteristici di Gesù: la sua mitezza, che prende su di sé le colpe di tutti attraverso la sofferenza ingiusta e le riscatta, è il suo aderire al volere del Padre che vuole la salvezza di tutti gli uomini.
Nella lettera ai Filippesi san Paolo ci trasmette un inno in onore di Cristo incarnato e glorificato da Dio. Egli descrive, come in una miniatura, la logica dell'intera esistenza di Gesù, che decidendo di diventare uomo, ha accettato d'essere umile tra gli umili, povero tra i poveri, rifiutato tra i rifiutati: egli "si spogliò della sua grandezza, assumendo la condizione di servo", perché solo in questo modo poteva essere rivelazione del volto del Dio cristiano.
Nella narrazione della passione secondo san Luca, Gesù affronta sofferenze indicibili e inenarrabili, alla maniera di uno schiavo, ma affida al Padre il suo spirito. È utile che, singolarmente o in famiglia, riprendiamo questo racconto nei prossimi giorni della settimana, per riflettere e fare memoria di questi avvenimenti che ci coinvolgono direttamente.
Alcuni spunti dal racconto della passione di Luca: l'evangelista ci parla dell'agonia di Gesù nell'orto degli ulivi, essa non è solo angoscia, è la tensione dell'atleta prima della gara e del soldato che combatte per la vita contro la morte. E' il momento della sua battaglia. Agonia è la prova del giusto di fronte al silenzio di Dio. Anche noi siamo chiamati alla lotta, perché il male non abbia il sopravvento in noi e nella nostra società.
Gesù si abbandona al Padre in un'atmosfera di preghiera e di accettazione; perdona i nemici e introduce nel Regno chi confida in lui, invoca l'aiuto di Dio: "Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà". E' un'obbedienza dura e difficile che nasce dall'amore, dall'abbandonarsi a Dio con una fiducia estrema. Una obbedienza non fatta di parole, ma di scelte che costano. Siamo anche noi capaci di abbandono, preghiera e perdono seguendo l'esempio di Gesù?
Nell'episodio dell'arresto di Gesù solo Luca annota che egli riattacca l'orecchio al servo dopo che era stato colpito di spada da uno dei suoi discepoli (che Giovanni identifica in Pietro), questo per riconfermare l'esplicito rifiuto di ogni violenza che tanto aveva avuto spazio nella sua predicazione. Anche per noi la tentazione di vincere le contrapposizioni con la violenza, l'imposizione agli altri è sempre presente.
Infine la rivelazione estrema di Cristo si ha sulla croce, che non è solitaria, ma è caratterizzata dalla presenza di altri due crocifissi; la chiave di lettura dell'intera scena è: "Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno" (v. 34). Un perdono che include tutti, nessuno escluso, in cui emerge il volto autentico di chi è veramente il Salvatore, cioè colui che non si salva da sé, che non scende dalla croce, ma rimane inchiodato.
In questo episodio Luca è attento a mostrare la grandezza morale di Gesù: egli è il modello del martire cristiano, come pure fa emergere la sua innocenza, sottolineata e riconosciuta dal buon ladrone e dal centurione sotto la croce. Gesù ha passato tutta la sua vita in perenne ricerca degli esclusi e dei peccatori: ora muore fra due ladroni. Ha parlato di perdono e ha predicato l'amore ai nemici (6,26-42; c. 15): ora non solo rifiuta la violenza ma perdona i suoi crocefissori e muore per coloro che lo rifiutano. Questa è l'illustrazione vivente di quell'ostinato amore di Dio di cui parla tutta la Bibbia.Spesso nella lettura di questi racconti ci prende la fretta d'interpretare i fatti, ma nella passione la dinamica degli avvenimenti sono tanti e lenti, così come i fatti della vita che sono tanti e a volte anche difficili, ma come per la passione di Gesù questi si capiranno appieno soltanto alla fine. Siamo quindi chiamati ad entrare in una dimensione di salvezza e di redenzione, sull'esempio di Gesù che ha lasciato nel sepolcro un corpo maltrattato e ferito, ma lo lascia per un corpo nuovo, quello del risorto. La passione di Gesù ha un tempo, occorre confrontare le nostre sofferenze non solo con il tempo presente ma con la prospettiva finale: c'è pur sempre una speranza e il Risorto ce ne dà ragione.

Per la riflessione di coppia e di famiglia
· Dalla lettura della passione parrebbe che non ci siano speranze. Nei momenti di difficoltà ci lasciamo cadere nello sconforto, nella disperazione e condizionare dall'apparenza, oppure andiamo alla sostanza e ci lasciamo condizionare dalla promessa di Gesù che ci dice "oggi sarai con me in paradiso"?
· Non c'è contrasto più stridente tra la donazione di Cristo spinta all'eccesso e l'ipocrisia di Giuda e, per altri versi, quella che non tarderà a manifestarsi nel misconoscimento di Pietro. Anche noi, all'interno delle relazioni di coppia o di famiglia, siamo stati tentati a tradire i nostri ideali, i nostri progetti, i nostri valori..., per delusione, per paura di esporci? Come ne siamo venuti fuori "riconciliati" sia con se stessi, sia con gli altri?