Omelia (28-03-2010) |
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Alcuni Momenti... La nota liturgica consiglia ai sacerdoti di non dilungarsi più di tanto nell'omelia perché bisogna lasciare spazio alla riflessione e alla meditazione degli eventi narrati. Vorrei sottolineare questi aspetti: La Cena, Pietro, La Misericordia. "Con brama ho bramato..." sono le parole con cui Gesù apre il suo discorso durante l'ultima cena. È questa un'espressione che dice la solennità del momento, sarà un segno che dovrà restare scolpito nella loro vita ma soprattutto nel loro cuore. È qualcosa di cui non si potrà fare a meno per la vita comunitaria... per il ritrovarsi insieme. È questo un messaggio da recepire in pienezza e fino in fondo. L'espressione non solo non nasconde l'amarezza dell'evento, ma apre il cuore alla speranza e alla luce che verrà dalla risurrezione. Nel desiderio di Gesù possiamo leggere come Egli è consumato, travolto, divorato da un amore indescrivibile per l'uomo tanto da non ricusare nemmeno la morte in croce... viene in mente il profeta Geremia che aveva detto: c'è nel mio cuore come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzo di contenerlo, ma non posso(Ger 20,9). È da leggere in quest'ottica di amore smisurato ed incommensurabile il seguito del racconto. "Questo è il mio corpo... è il mio sangue..." Dalla storia delle religioni e da varie tradizioni si apprende che erano gli uomini a sacrificare agli dei. Ma da questo momento in poi tutto cambia: infatti la novità apportata da Gesù è che al centro del rapporto con Dio non c'è l'uomo che offre/sacrifica, ma Dio stesso si offre per l'uomo. È Dio che si sacrifica... si fa offerta per santificare l'uomo. Colpisce anche il fatto che Corpo e Sangue sono messe in relazione non con il suo corpo semplicemente, ma con il "Corpo Spezzato" e con il "Sangue Versato". È nell'offerta della vita che si realizza l'amore per l'altro. Continua lo svuotamento Kenotico iniziato con l'incarnazione... nell'opera di svuotamento si manifesta l'amore per i fratelli e non solo, ma per tutti gli uomini. Per cui prendere parte alla cena nella quale Gesù dona se stesso significa vivere, come Lui, a servizio degli altri e affidarsi completamente a Lui, per trovare il coraggio di vincere le forze avverse che non sempre permettono uno "svuotamento" totale, definitivo e completo. Pietro... Da un lato abbiamo Gesù che, come si suol dire, non bada a spesa... non si risparmia. Dall'altro lato abbiamo la figura di Pietro che in questo caso non è il discepolo ideale: guarda da lontano, rinnega, ma si lascia guardare. Sono tre atteggiamenti che lo connotano in questa esperienza di passione. È un discepolo che sta lontano nel momento del bisogno... un amico che non si rende presente quando l'altro versa in gravi difficoltà. Pietro non è capace di "annientarsi" in questo preciso istante. Di contro preferisce stare, confondersi o approvare ciò che gli altri stanno facendo... siede con gli empi (e forse nella sua memoria sta recitando i versi del Salmo1). L'apostolo con l'A si spinge oltre: Lo rinnega. Il rinnegamento è sostanzialmente negazione della Verità, del proprio passato, delle proprie scelte, della propria esperienza vitale con Gesù... rinnegando dice che ha sbagliato tutto nella vita, l'insegnamento o il tempo trascorso con il maestro è stato tutto inutile. Non lo conosco... potrebbe essere letto come il fallimento della propria esistenza... la perdita della propria identità. Ma è proprio in questa circostanza che vede la sua "piccolezza", il limite che non lo fa avvicinare a Colui che è oggetto di scherno da parte dei "potenti" e decide di dare una svolta lasciandosi penetrare dallo sguardo d'amore che promana dagli occhi sempre attenti di Gesù. Da questo gioco e incontro di sguardi nasce la consapevolezza che la vita è il bene più prezioso, ma diventa di valore inestimabile nel momento in cui è associata a quella del Maestro. Se c'è stato il rinnegamento... ora c'è il pianto di colui che non deve disperare ma comprende che l'errore commesso è già stato assolto dalla Misericordia Divina. La Misericordia... E' un tema molto caro all'evangelista Luca, che ci presenta Gesù come dispensatore di misericordia e di perdono soprattutto nell'esperienza dolorosa del calvario. La morte di Gesù diviene il luogo privilegiato per dire a tutti l'incommensurabile amore del Padre per l'umanità. L'offerta di Gesù è proposta di salvezza per tutti: Ladri, Omicidi, Pagani, etc. La misericordia si estende a tutti indistintamente... non ci sono differenze, davanti a Dio c'è l'uomo che deve ricuperare lo stato di grazia perso con il peccato originale. Allora, questo racconto è un invito a fidarsi e abbandonarsi di/in Dio proprio come ha fatto Gesù, che sulla croce non grida: Dio mio... ma Padre, nelle tue mani consegno... Sapersi consegnare quotidianamente a Dio e offrirGli la nostra vita con tutte le sue debolezze per dire la nostra fede e la nostra voglia di essere figli nel Figlio. Santa domenica delle Palme!!! |