Omelia (28-03-2010)
don Giovanni Berti
La voce del dolore

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30 anni fa, il 24 marzo 1980, in San Salvador, capitale del piccolo paese centro americano di El Salvador, veniva ucciso l'arcivescovo Oscar Romero. Un killer assoldato dalla dittatura che allora governava la nazione, lo colpisce con un solo colpo proprio quando Romero eleva in alto l'Ostia consacrata durante la messa.
Oscar Romero è celebrato come martire della fede, perché in nome del Vangelo denunziava senza sconti l'oppressione dei poveri del suo paese e la violenza dei governanti.
Ufficialmente non è ancora dichiarato santo dalla Chiesa, ma oramai Romero nel suo paese come altrove è un esempio di fedeltà radicale al messaggio di Cristo.

Quando leggiamo, come ogni hanno, la passione di Cristo, abbiamo la tentazione di relegarla ad un semplice storiella del passato. Magari non lo diciamo ad alta voce, ma dentro di noi si insinua questo pensiero. La via crucis rischia davvero di rimanere una bella serie di quadri inanimati appesi alle pareti delle chiese. La celebriamo i venerdì di quaresima e il venerdì santo con una bella celebrazione che tocca forse un po' il sentimento, ma non si cala nella vita.
Romero nel suo ministero di vescovo e ancor più con la sua morte, ci fa vedere che la via della croce non è una cosa finta, ma è ancora una via praticata e reale.
Il vescovo Romero non è certo l'unico, anzi sono molti coloro che, anche in modo nascosto, testimoniano il vangelo anche a costo della loro stessa vita.
Romero diede voce ai poveri e dimenticati del suo paese. Divenne la voce di chi non poteva parlare perché era soffocato dalla voce grossa dei potenti. Sta qui la sua grandezza, anche se divenne la sua condanna a morte.
Ma è quello che ha fatto Gesù. Anche lui, con la sua azione e le sue parole, ha dato voce a quella parte di umanità che era soffocata dai pregiudizi, dal male fisico e spirituale.

Mi colpisce sempre questa parte del Vangelo della Passione, nella quale Gesù è collocato tra due malfattori. Gesù, il Figlio onnipotente di Dio, passa gli ultimi momenti della sua vita in mezzo a questa umanità segnata dal peccato, dal rifiuto e dalla violenza umana.
Nel Vangelo c'è spazio anche per la voce di questi due malfattori, che noi erroneamente giudichiamo subito come "quello buono e quello cattivo". E' una divisione troppo moraleggiante che ci fa comodo, ma non è evangelica.
Il dolore dei due è identico, e anche quello che se la prende con Gesù ha una sofferenza reale che lo fa imprecare e gli fa perdere speranza.
Ma è questo il vero dolore umano e nelle pagine del Santo Vangelo noi lo possiamo udire.
Colui che impreca contro Gesù rappresenta bene il povero che nel mondo è lasciato solo e che, oppresso dalla fatica se la prende anche con Dio.
Gesù non gli dice nulla. L'unico rimprovero gli viene solo dall'altro malfattore, quello che noi classifichiamo come "buon ladrone".
Quest'ultimo è nella medesima condizione del primo, ma ha capacità di vedere nel uomo sofferente accanto a se, il Signore, l'unico che veramente può fare qualcosa.
Nel giorno più nero della vita di Gesù, un raggio di speranza si apre. In questo breve dialogo tra il malfattore e Gesù in croce, si apre uno spiraglio inatteso di paradiso.

Sulle tre croci i tre uomini soffrono dello stesso dolore, ma hanno un differente modo di affrontare questa sofferenza ingiusta. Ma il dolore di tutti e tre va rispettato senza giudizi. Anche quello del primo malfattore.
Oscar Romero, come Gesù, si è messo in mezzo al dolore del suo popolo e gli ha dato dignità, anche se molti (compresi noi in occidente) non volevano sentire.
Uccidendolo hanno cercato di chiudere la via aperta da Romero nella coscienza del suo popolo, ma proprio come è successo a Cristo, la via si è trasformata in via crucis, via della salvezza che nasce dall'amore.
Ogni via umana, anche la nostra, se diventa come quella di Gesù, diventa una via crucis che porta lontano...
E noi cristiani che celebriamo la Pasqua, sappiamo dove.

Vorrei concludere con una stupenda preghiera di Neville Braybrooke, che in modo molto profondo cerca di dare voce al malfattore che dialoga con Gesù...
Il momento peggiore arriva quando ti sospendono inchiodandoti a un albero morto
Segue un tonfo accecante quando lo lasciano cadere nella terra
Qualcuno dice che c'è come un black-out
Lo saprò presto
Gli alberi dovrebbero essere luoghi del canto

Ora mi stanno sollevando
I soldati stanno tirando le corde
Io mi alzo andando incontro alla mia morte
Poi è come se fosse un vuoto totale...

Quando riprendo i sensi non si sente alcun canto
Le mie ossa urlano di dolore
Cani abbaiano - ma non ci sono ladri in giro
Noi stiamo lontano da Gerusalemme in giorni come questi

L'uomo che mi sta accanto parla di tanto in tanto
Ha sete
Grida a suo padre in cielo
Chiede perdono per quelli che gli stanno attorno
La notte scorsa nelle celle c'era qualcuno che diceva che potrebbe essere un re
Mi sento spinto a parlargli
Dico "Ricordati di me quando arriverai nel tuo regno"
Con voce chiara risponde "Tu sarai là prima che il sole tramonti"
Ammutolisco davanti a tale promessa
Le sue parole mi tolgono l'ultima paura
Prima che cada la notte sarò molto lontano da questa malvagia collina con i suoi demoni
Comincio a sentirmi come un uccello che sta per essere liberato in un cielo senza fine

La mia forza mi sta lentamente abbandonando...

Sotto di noi c'è un gruppo di donne pazienti
Ce n'è una che continua a ripetere "Non dimenticate mai quello che mio figlio ha promesso"
Talvolta parla come se stesse pregando - "I nostri padri hanno confidato in Dio e
Egli li ha liberati"
Quanto è semplice la fede delle donne
Mia madre è morta molti anni fa
Ora ne ho un'altra - O Signora dal Manto Blu proteggimi e prenditi cura di me

Sta diventando sempre più difficile respirare
La lingua mi si incolla nella mia bocca secca...

Ieri nessuno è venuto alla prigione
Nessuno si è interessato
E invece quest'uomo che mi sta accanto si interessa
Mi piacerebbe inginocchiarmi ai suoi piedi
Ma non posso muovermi

Sono le tre e il sole ha lasciato il cielo
L'oscurità è dovunque

Poi all'improvviso mi rendo conto che non sono più inchiodato a un albero morto
Devo solo stendere le mie mani e qualcuno le afferra

Neville Braybrooke, The good thief speaks (1997)


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