Omelia (28-03-2010)
padre Antonio Rungi
L'umiltà di Cristo crocifisso esempio per tutti noi

Se c'è un aspetto importante della liturgia di oggi, domenica delle Palme o della Passione, sicuramente è quella umiltà e disponibilità alla volontà di Dio che emerge da tutta la natura ed il comportamento di Cristo. Questa umiltà e disponibilità ci è di esempio e ci indica la strada da seguire perché questa settimana santa che inizia oggi sia davvero feconda di bene e di aspettative per noi e per quanti credono fermamente in Dio. Un'umiltà che si manifesta nell'ingresso di Gesù in Gerusalemme, accolto festante dalla gente, ma senza trionfalismo da parte sua. E' seduto su un asinello. Non sta su una poltrona, né su un carro armato, né su macchine di lusso. Certo allora non si trovavano cose del genere, ma c'erano altre e non meno vistose forme per rappresentare agli altri la propria forza, il proprio potere. Non usa neppure vesti lussuosi, carichi d'oro, né ha scorte per proteggere la sua persona e la sua incolumità fisica. Entra in Gerusalemme con semplicità, con il suo stile povero, ben sapendo che quell'ingresso trionfale si trasformerà in una durissima esperienza che lo porterà al patibolo. Ma la gioia dell'ingresso il Signore la sperimenta, come la sperimentano i tanti che l'accolgono nella speranza che sia lui il liberatore atteso. Osanna a colui che è l'inviato del Padre.
Leggere questo brano oggi commuove e motiva scelte coraggiose da parte nostra, per andare incontro al Cristo con una speranza di vita nuova. Spesso questa speranza è tarpata nel nostro cuore e siamo tristi, non gioiamo neppure quando il Signore entra nella "Gerusalemme" del nostro cuore con la sua parola, con le sue ispirazioni, con il suo corpo ed il suo sangue, con i tanti volti delle persone che soffrono. Egli ci incontra, noi incontriamo lui. Lo scambio degli sguardi di amore che Cristo proietta sulla nostra persona dovrebbe ridarci la gioia della vita, anche se come Lui ci avviamo al Calvario, alla morte. Anche il dolore più forte non può offuscare dentro di noi la gioia del cuore o quei pochi o molti momenti di intima gioia che possiamo sperimentare incontrando Cristo nei suoi tanti volti con i quali si presenta alla nostra vista, al nostro sguardo, al nostro pensiero, al nostro cuore.
L'umiltà di Cristo si manifesta molto di più nella sua passione e morte in Croce. L'Apostolo Paolo ci ricorda nel brano della Lettera ai Filippesi che "Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre". Che grande lezione di vita per noi uomini di oggi e di sempre che pur essendo un nulla crediamo di essere non chissà chi. Un Dio che si abbassa alla nostra condizione, si fa servo per amore è il modello di una vera umiltà che porta a riscoprire il dono della fede. L'orgoglio e la superbia sono in netta opposizione a quella umiltà che viene dal Crocifisso, dai dolori del Signore.
Oggi che la parola di Dio ci fa meditare sulla passione e morte in Croce del Redentore ci deve aiutare a capire il senso di questo patire e di questo soffrire. Il patire di Cristo illumina la nostra sofferenza, la rende degna di uno speciale accesso al regno dei cieli. Non bisogna cercare la sofferenza, né auspicarla agli altri, anzi bisogna fare in modo che essa non investa più di tanto la vita dell'uomo, in quanto logora le energie di ogni tipo. Ma se la vita si colora del sangue della croce, non possiamo non accettare questa sfida che ci porta a camminare con Cristo sulla via del patibolo, sulla via del dolore, che è via di liberazione. Anche Gesù nel Getsemani si rivolge al Padre e gli domanda se è possibile non assoggettarsi a questa sofferenza immane, ma comunque rimette alla volontà del Padre suo ogni attimo della sua vita da questo appello in poi. Gesù sarà solo sulla Croce, sulla quale è inchiodato per la cattiveria dell'uomo ma anche perché egli sceglie questa via per liberare l'umanità dalla schiavitù del peccato e della morte. Croce e amore si coniugano in Cristo in modo perfetto e chi in Cristo cammmina per una nuova vita sa sperimentare questo dono immenso della Croce come amore.
Solo guardando al Crocifisso è possibile capire il perché dei tanti crocifissi che sono esistiti ed esistono, non come immagini sacre, ma come persone sofferenti nel corpo e nello spirito, di cui abbiamo diretta esperienza, in quanto anche noi siamo toccati dal dolore. In Cristo Crocifisso il mondo è stato riconciliato con Dio. Ecco perché oggi ci scambiamo questo segno di pace e riconciliazione che sono le palme, l'ulivo benedetto. Un segno di fraternità e di rappacificazione che vogliamo scambiarci non per tradizione o formalità, ma come gesto di vera riconciliazione con noi stessi, con la vita, con gli altri, con l'umanità, con la nostra coscienza e soprattutto con quel Dio che per amore nostro ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito perché attraverso di Lui noi possedessimo la vita nella pienezza.
Vorremmo assaporare ogni giorno questa pienezza di vita, questa gioia di vivere e invece spesso ci prende il mal di vivere, la noia di vivere, la stanchezza della vita. Ed è terribilmente triste costatare tutto questo nella vita di tanti ragazzi e giovani che disprezzano la vita, la mettono a rischio, la sottopongono a sofferenze gratuite perché fanno scelte di autodistruzione e di alienazione. Al Crocifisso che oggi contempliamo affidiamo il cammino di questa umanità che necessità oggi più che mai ritrovare la gioia di vivere, anche se questa gioia si ferma all'ingresso della Gerusalemme del nostro cuore e della nostra esistenza.
Sia questa la nostra umile preghiera di oggi che, insieme a tutti i credenti riuniti nelle varie comunità per celebrare l'eucaristia della domenica delle Palme, eleviamo a Dio con lo sguardo fisso sul Crocifisso: "Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione". Amen.