Omelia (13-04-2010) |
padre Lino Pedron |
La riflessione di Gesù sulla nascita dallo Spirito non è priva di qualcosa di misterioso, che trascende la mente umana. E Gesù previene Nicodemo avvertendolo di non meravigliarsi di questo cambiamento radicale che lo Spirito produce. Esso è certo misterioso, ma non per questo se ne deve negare l'esistenza. Con le parole al plurale: "Dovete nascere dall'alto" (v. 7), Gesù non parla più solo a Nicodemo, ma a tutti coloro che egli rappresenta. In sintesi, la fede adulta nel Figlio di Dio è frutto dell'azione della Spirito Santo e non può scaturire dalla debolezza del cuore umano o dall'intelligenza che sa riconoscere i segni operati da Gesù. A questo punto, l'esempio del vento è assai istruttivo al riguardo e l'evangelista lo utilizza anche per il significato che la parola vento, pneuma, contiene, cioè quello di "spirito". L'uomo è convinto dell'esistenza del vento dai suoi effetti, nonostante che il fenomeno sfugga al suo controllo ed egli non conosca né da dove il vento venga, ossia l'origine, né dove vada, ossia la destinazione. Altrettanto è vero sul piano della fede in questo nuovo modo di essere che è opera dello Spirito Santo. L'uomo nuovo "nato da Dio" (cfr Gv 8,41; 1Gv 3,9; 4,7; 5,1.14.18) manifesta gli effetti misteriosi di questa nascita, che sono la gioia, la pace, l'equilibrio, la donazione, il servizio amoroso..., mentre l'uomo nato dalla carne agisce solo sul piano terreno e non può percepire la realtà dello Spirito e la stessa origine del mistero della persona di Gesù. Dopo questa ampia rivelazione di Gesù, Nicodemo ripropone la sua difficoltà di uomo razionalista e terreno, che non riesce a fare il salto della fede appoggiandosi a Gesù e credendo in lui: "Come possono accadere queste cose?" (v. 9). Per passare dalla fede elementare a quella adulta Nicodemo deve imparare prima ad essere umile davanti al mistero, a farsi piccolo davanti all'unico Maestro che è Gesù. E come lui ogni uomo che voglia scoprire il mistero della persona del Figlio di Dio deve mettersi in ascolto silenzioso e adorante dello Spirito di Dio. Il lungo monologo di Gesù che segue subito dopo, sembra mettere in luce che Nicodemo si pose in ascolto del vero Maestro per diventare suo discepolo (cfr Gv 7,50-51; 19,39). Gesù avvia la terza rivelazione, presentandosi come testimone autentico dei misteri di Dio: "In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto" (v. 11). Ma la constatazione di Gesù: "voi non accogliete la nostra testimonianza" (v. 11b) è un'amara conclusione. Le "cose del cielo" sono la rivelazione dell'amore di Dio che Gesù manifesterà in seguito; le "cose della terra" sono quanto egli ha rivelato sulla rinascita dell'uomo. Infatti, la generazione spirituale, anche se è compiuta dallo Spirito, riguarda l'uomo e le sue fondamentali aspirazioni di felicità e di liberazione. Gli uomini sanno che la loro vita è senza prospettive e destinata al non senso, se non giungono a rendersi conto della necessità di un'elevazione spirituale e di un rinnovamento interiore che solo Dio può operare. Essi devono prestare fede a Gesù, anche se nessuno di loro è salito al cielo per capire i misteri celesti, perché lui solo, che è disceso dal cielo (v. 13), è in grado di annunciare la realtà dello Spirito, ed è il vero mediatore dell'uomo con Dio. Egli, pur continuando ad avere la sua dimora nel Padre, si è incarnato per comunicare agli uomini la vita divina. Questo mistero di abbassamento e di rivelazione sarà portato alla perfezione sulla croce, quando Gesù sarà innalzato nella gloria, perché "chiunque crede il lui, abbia la vita eterna" (v. 15). La salvezza è sottomettersi a Dio e rivolgere lo sguardo a Gesù crocifisso, vero atto di fede che comunica la vita eterna (cfr Gv 19,37). La rinascita spirituale dell'uomo che vive nel "deserto" della vita, minacciato dalla morte, è legata alla croce, perché questo è il luogo dove Gesù manifesterà al mondo la sua obbedienza radicale e la sua unità con il Padre, e rivelerà, con il sacrificio della sua vita, l'amore che Dio nutre per ogni uomo. |