Omelia (20-04-2010)
padre Lino Pedron


I giudei pretendono di fondare la loro fede sull'esperienza di prodigi straordinari. Nella mentalità giudaica i segni sono visti nella linea delle opere e devono essere simili a quelli operati da Mosè quando liberò Israele dalla schiavitù dell'Egitto.
I galilei citano uno dei prodigi dell'esodo per indicare a Gesù in quale direzione deva operare i suoi segni per esigere la loro fede. Egli deve compiere un prodigio simile a quello della manna. Il testo più vicino alla citazione è il Sal 78,24: "Fece piovere loro la manna da mangiare e diede loro il pane del cielo".
Il cibo divino della rivelazione escatologica piena e perfetta non è dono di Mosè, ma è offerto dal Padre nel dono del suo Figlio. Questo pane dal cielo è chiamato veritiero perché contiene la verità, cioè la rivelazione definitiva della vita divina che si identifica con la persona di Gesù. Questo pane dal cielo è dunque una persona: è Gesù che dà la vita al mondo. Tutti gli uomini possono trovare vita e salvezza nel Figlio di Dio.
La replica finale dei giudei (v. 34) sembra piena di fede. In realtà non credono affatto in Gesù e intendono il pane dal cielo come alimento terreno; non hanno afferrato per nulla il senso della rivelazione del Verbo incarnato nella sua persona divina. Appena il Maestro chiarirà ulteriormente il suo pensiero, proclamandosi come il pane della vita disceso dal cielo (vv. 36 ss), i giudei manifesteranno la loro incredulità (Gv 6,41-42).
Gesù chiarisce il suo pensiero dichiarando esplicitamente di essere il pane di Dio, fonte della vita. Ora non ci sono più equivoci: il pane di Dio, disceso dal cielo per dare la vita all'umanità, è Gesù.
La frase: "Io sono il pane della vita" confrontata con "Io sono... la verità e la vita" (Gv 14,6) ci fa comprendere che il pane dal cielo è la parola, la rivelazione di Gesù, ossia la verità. Gesù è la verità della vita eterna, manifesta e comunica la vita di Dio.
Il Verbo incarnato è l'unica persona che può spegnere la fame e la sete di vita e di salvezza. Per questo motivo esorta tutti ad andare da lui per appagare il bisogno di felicità (Gv 7,37).
"Chi viene a me" e "Chi crede in me" sono espressioni dell'unico atteggiamento di fede. La fede è l'orientamento della vita verso la persona di Gesù.