Omelia (04-04-2010) |
don Giovanni Berti |
Una Pasqua di corsa Clicca qui per la vignetta della settimana. Sempre di corsa, siamo sempre di corsa. L'altro giorno uno dietro di me in macchina, per il solo fatto che ho rallentato ad uno "stop" dove si vedeva chiaramente che non c'era nessuno dall'altra parte, mi ha suonato e con volto minaccioso mi ha mandato a quel paese (o da altre parti... non ho capito bene). Sembrava che avesse maledettamente fretta. Forse stava correndo da qualche parte per una urgenza di famiglia, o semplicemente, conoscendo la strada, non sopportava che uno come me passasse di li e intralciasse il suo cammino. Un piccolissimo episodio di "fretta urbana" che tutti prima o poi in vari modi sperimentiamo. A volte anch'io sono così preso dalla fretta di finire le mie cose, che liquido le persone con una fretta incredibile, mostrandomi impaziente e sbrigativo. La velocità è la caratteristica del nostro tempo. Abbiamo notizie più velocemente attraverso i sempre più rapidi mezzi di comunicazione, e ci spostiamo sempre più velocemente con strade sempre più diritte e treni sempre più ad alta velocità. Abbiamo tutto quello che vogliamo più in fretta, eppure siamo sempre più di corsa con l'ansia di non arrivare e di non fare mai in tempo. Non voglio arenarmi in una sterile critica sul nostro tempo, anche perché non serve a nulla. E non voglio lanciarmi in nostalgie del passato quando "tutto era meglio". Volevo solo sottolineare ancora una volta la sintonia tra quel che viviamo oggi e il Vangelo. Giovanni, nel raccontare la scoperta della tomba vuota il mattino della resurrezione, ci presenta tutti i personaggi di corsa: Maria di Magdala che corre dai discepoli dopo aver trovato la pietra del sepolcro di Gesù rotolata via; Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro per vedere, e Giovanni che corre più velocemente fino a distaccare Pietro. E' una corsa carica di ansia e di preoccupazione. I personaggi sono disorientati da quel che sperimentano e vorrebbero capire in fretta quel che sta succedendo. Qualcosa di nuovo e di inaspettato sta accadendo e quindi non riescono starsene a casa a far finta di nulla. Ce' un bel dipinto che rappresenta questa corsa dei discepoli. E' l'opera più famosa di un illustratore-pittore vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, Eugène Burnand. L'opera si intitola proprio "i discepoli Pietro e Giovanni corrono al sepolcro la mattina della resurrezione", ed è conservata a Parigi al Museo d'Orsay. A prima vista il quadro è assai semplice. Si vedono due personaggi vestiti in modo antico che corrono. Uno ha un volto e un atteggiamento più emotivo e commosso, l'altro è più stupito e quasi incredulo. Se uno non legge la didascalia sotto il quadro, non capisce che cosa racconta l'episodio e non vede altro che questi due personaggi che corrono in una direzione precisa, spinti da qualche richiamo... E' questo che mi fa riflettere guardando il quadro. Il cristiano è uno che corre nella vita. Non è certo per ansia di arrivare in alto socialmente e economicamente o di superare gli altri, ma corre perché sente urgente sperimentare la presenza di Dio nella propria vita. Clicca qui per lasciare un commento. |