Omelia (01-01-2000) |
padre Paul Devreux |
Lc 2, 16-21 I pastori andarono senza indugio: si mettono subito in cammino. Quale annuncio oggi è capace di mettermi in cammino? Cosa deve fare Dio per smuovere la mia coscienza? Lo vedo da cosa ho bisogno di essere salvato? Noi vediamo che la vita di questi uomini viene cambiata da quest'annuncio. Si mettono in cammino, arrivano alla grotta, cominciano a testimoniare ciò che del bambino è stato detto loro. Parlano di Dio. Parlare di se, di quello che so, ho, che faccio, è certamente importante, ma parlare di Dio è un'altra cosa. Noi siamo un po' restii alle novità, forse ne abbiamo un po' paura. E' importante non chiudersi alla novità. La novità è che è nato un bambino, un salvatore. Proviamo ad ascoltarlo e a renderci conto della qualità dell'annuncio che ci fa. Se io mi rendo conto della qualità del annuncio, non posso non parlarne. Il segno che ho ascoltato è che ne ho parlato, perché certe cose non si possono tacere. Per conoscerlo devo andare alla grotta e cercare di vedere se c'è una novità, ascoltare cosa mi dice Dio. É importante parlare di Dio, non c'è nulla di più importante, e non c'è niente che possa darmi maggior dignità. Non si tratta di fare la morale; in questo siamo tutti maestri, si tratta di parlare di Dio. Per farlo cominciamo con il parlare di questo bambino. Sono duemila anni che Dio ci parla di se tramite Gesù, proviamo a farlo anche noi. Desidero farmi e farvi un augurio per questo nuovo anno: che possiamo tutti diventare maestri nel parlare di Dio. |