Omelia (18-04-2010) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Tutto nel corso di un'alba Dopo la resurrezione di Gesù il tema dominante la scena dei vangeli è quello delle apparizioni, che conseguono l'uscita dal sepolcro. E' uno dei temi più importanti che la Cristologia abbia affrontato, non solamente riguardo alla veridicità dei racconti degli evangelisti e di altri autori del Nuovo Testamento (ad esempio Paolo, che afferma essere apparso Cristo a oltre cinquecento persone prima che a lui), ma anche per la nuova configurazione con cuoi il Risorto si pone nei riguardi degli interlocutori, poiché egli adesso si mostra non più asservito alle esigenze fisiche temporali che avrebbe potuto mostrare prima della crocifissione, ma si manifesta come il Vivente (Ap 1,18), come Colui che non muore più e che ha il potere sulla morte stessa. Di conseguenza anche i suoi tratti somatici sono ben differenti, essendo ormai il suo un corpo glorificato ed eccelso. In più, anche se non sempre traspare questo aspetto così esaltante, nelle sue apparizioni Cristo si mostra come il Risorto che dà la vita a tutti, che provvede alla santificazione e alla salvezza dell'umanità intera. La terza apparizione di Gesù, alle rive del lago di Tiberiade mentre i poveri apostoli si accaniscono invano nella pesca infruttuosa, è la dimostrazione effettiva e reale di tutto questo. Osserva Padre Lino Pedron, nel suo commento odierno, che essa si svolge all'alba, cioè in quella fase della giornata che nella Bibbia manifesta sempre l'efficacia dell'intervento di Dio. In Cristo Risorto Dio sta mostrando ora agli apostoli la sua potenza e il suo fascino sconvolgente che avvolge, seduce e soprattutto concretizza. Anche la raccolta di pesci ha dello straordinario e dell'inverosimile: come è possibile che un mare solitamente così prospero di patrimonio ittico, in una notte non sia più indulgente? Come mai un luogo di pesca certa e prosperosa diventa refrattario e ostile anche alla possibilità di un solo pesciolino? Evidentemente il Cristo aveva dovuto predisporre tale condizione, per fare in modo che i suoi discepoli non si rimettessero alle loro esclusive capacità per affidarsi esclusivamente al Risorto e di lui solo fidarsi. Infatti, senza neppure individuare sulle prime in lui il Signore e senza indugio alcuno, sulla sua parola gettano la rete per ritrarla stracolma di enormi pesci quali mai probabilmente erano stati visti. Occorre prestare attenzione particolare a questa vivacissima scena che si consuma tutta nel corso dell'alba: il discepolo innominato che Gesù ama riconosce che quel fantomatico personaggio oscuro "è il Signore" e lo grida a Pietro; questi senza esitare si tuffa in acqua dalla barca per nuotare verso di lui. Probabilmente avrà voluto porre rimedio alla sua naturale ostinazione a vedere Gesù in senso esclusivamente umano o filantropico, errore per cui aveva rifiutato in precedenza il pediluvio, avrebbe voluto che Gesù evitasse Gerusalemme e finalmente lo aveva rinnegato nel famoso episodio del gallo. Insomma Pietro si tuffa perché questa volta vuole davvero riconoscere e onorare "Il Signore", il Figlio di Dio e una volta per tutte porsi alla sua sequela come discepolo convinto e disinvolto. Sempre Pietro poi si associa ai compagni nel tirar su la rete, che, nonostante il peso possente, resta intatta. Di conseguenza raccoglie tutto il pescato e proprio lui, Pietro, ne enumera il quantitativo: ben 153 grossi pesci. Una pesca inverosimile senza precedenti. Attenzione a un altro particolare: una certa esegesi della Chiesa antica aveva riscontrato in questo bottino ittico che ciascuno di questi 153 capi di pesce apparteneva a una determinata specie marina: un pesce per ogni specie. La conclusione è entusiasmante: Pietro viene confermato da Gesù come il fondamento della Chiesa, la pietra solida sulla quale essa si fonda, il principio visibile del vicariato terreno missionario, colui che insomma ha il ministero di perpetuare lui per primo l'annuncio della salvezza a tutte le genti. Tale consolidamento diventa ancora più chiaro e lampante con la triplice professione che egli fa dopo il pasto al suo Signore, quella dell'impegno di pascere "pecore e agnelli." Pietro infatti è destinato a guidare la Chiesa nella missione universale di salvezza che raccoglie, rappresentate da questi 153 capi di pesato, tutte le culture, le etnie, i popoli. E non c'è il rischio che la Chiesa, nonostante la sua fragilità e le pecchie innumerevoli di cui si macchierà nel corso della storia, possa crollare e distruggersi mentre realizza la missione che le è stata affidata: il centro propulsore resta sempre il Risorto che sarà presente nel popolo di Dio perennemente, fino alla consumazione dei secoli e questo è per la comunità ecclesiale garanzia di solidità di compatezza. Infatti gli apostoli, sui quali ha fondamento il Corpo della Chiesa, non si stancheranno mai di annunciare il Risorto a tutti i popoli e a tutte le nazioni e affronteranno anche l'umiliazione delle percosse prima della liberazione (I lettura) pur di disattendere il monito di "non parlare più nel nome di costui". Occorre infatti obbedire a Dio più che agli uomini, ma soprattutto occorre restare saldi e creativi nel mandato di cui Cristo ci ha resi degni di indiscussa fiducia, quello dell'annuncio della salvezza perché la resurrezione possa essere partecipata a tutti. L'apparire di Cristo Risorto costituisce una domanda a noi rivolta, o meglio una provoicazione sulla nostra fede e sull'adesione al mistero della Chiesa, alla quale siamo tutti invitati a prendere parte attorno al collegio del papa, successore di Pietro, e degli apostoli il che non può lasciarci indifferenti ma deve spronarci alla sensibilità e all'accoglienza personale del dono. |