Omelia (11-04-2010)
don Giovanni Berti
Meno male che Tommaso c'è…

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"meno male che nel vangelo ci sono personaggi come Tommaso altrimenti me ne sarei andata molto tempo fa...forse c'è un filo di speranza anche per me..."
Così mi ha scritto una persona amica a cui ho chiesto un commento al brano di Vangelo che ci viene proposto dalla liturgia questa seconda domenica dopo Pasqua.
Essere cristiani significa esporsi alla possibilità del dubbio e di non crederci sempre e fino in fondo. Accettare il Vangelo non è certo prendere una strada diritta e sicura con il sole della fede sempre splendente.
Ci sono eventi nella vita che continuamente mettono a rischio le certezze che magari raggiungiamo a fatica, oppure ci fanno apparire gli insegnamenti ricevuti dal catechismo come inadeguati per quel che viviamo.
Oggi in parrocchia abbiamo celebrato il funerale di un bambino di 4 anni, morto improvvisamente per una malattia fulminea presa nei giorni di Pasqua.
Il sacerdote che ha celebrato la messa funebre, nell'omelia, ha detto una cosa che mi ha colpito e che è drammaticamente vera: la famiglia di questo piccolo, che in questi giorni ha celebrato i vari riti della settimana santa, questa per loro non è andata oltre il venerdì santo, non è arrivata alla Pasqua. Sembra davvero che per loro il dolore di una perdita così improvvisa abbia bloccato il tempo sulla tomba di Gesù richiusa e senza speranza di vita.
Ho preso questo fatto come esempio e perché ha colpito anche me profondamente, ma credo davvero che tutti noi abbiamo più di un motivo per farci dire con Tommaso "Se non vedo non credo...".
La scena che ci è raccontata da Giovanni nel Vangelo dice molto sul nostro essere Chiesa oggi.
Noi siamo la comunità di coloro che sperimentano Gesù risorto, ma ognuno con i propri tempi e con ampi spazi di dubbio e di continua ricerca. La comunità dei cristiani è ben fotografata in questa scena del cenacolo, dove Gesù Risorto appare per riaccendere le speranze e portare la pace. Ma non tutti sono sempre presenti e non tutti sono "sincronizzati" nella fede. C'è bisogno di aiutarci a credere, partendo dal fatto stesso di non criticare e biasimare chi fa fatica e chi, in determinati momenti e passaggi della vita, non riesce a dire "ho visto il Signore" e rimane con grossi punti interrogativi.
In Chiesa oggi c'era una folla di gente, come è prevedibile in momenti come questi. Eravamo tutti "Chiesa", anche chi era da tempo che non veniva ed è venuto in questa sola occasione Era Chiesa anche chi nei primi banchi piangeva il figlio, nipote, fratello incapaci di sentire "pace" nel cuore. Era Chiesa anche chi pur nel dolore sente la presenza di Dio e ha quindi il compito di confortare e di stare vicino a chi non ce la fa.
Siamo tutti Chiesa, non separatamente e magari "in competizione" a chi crede di più. Siamo Chiesa insieme, portando i pesi e i dubbi gli uni degli altri.


Meno male davvero che Giovanni ci racconta di Tommaso che deve fare il suo percorso per arrivare a dire "Mio Signore e mio Dio"! Meno male che anche gli altri evangelisti ci raccontano dei dubbi e tradimenti di Pietro che di fronte al pericolo non è così saldo nei suoi propositi di fedeltà a Gesù. Meno male che Gesù Risorto non rimane in cielo aspettando di mostrarsi solo a chi è più meritevole e senza dubbi, ma, come ha fatto con Tommaso, è pronto a ripresentarsi con il desiderio profondo che tutti da increduli diventino credenti.
Giovanni nel Vangelo ci racconta come questi discepoli incontrano il Risorto il giorno della resurrezione (il giorno dopo il sabato) e "8 giorni dopo". E' questo il giorno dei cristiani, da 2000 anni!
Ci raduniamo anche noi ogni domenica a celebrare questo giorno del Signore, che è anche il nostro giorno, e che può diventare il modello di tutti gli altri nostri giorni. Questo radunarci insieme a pregare e a ricordare Gesù Risorto, offre al mondo il segno più evidente della nostra fede. In questo giorno del Signore e giorno dei cristiani c'è spazio per tutti, per chi crede e per chi è nel dubbio. Anche se sparissero tutte le croci e le chiese e i segni materiali del cristianesimo, siamo noi cristiani viventi a far vivere il cristianesimo, radunandoci insieme e costruendo una comunità nell'amore e nell'esempio di Gesù.


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