Omelia (26-03-2000) |
padre Paul Devreux |
Gv 2, 13-25 Domenica scorsa abbiamo contemplato la trasfigurazione gloriosa di Gesù; oggi contempliamo un'altra trasfigurazione di Gesù, che forse ci stupisce più della prima: Gesù arrabbiato. Ciò che conta non è tanto il motivo per il quale se la prende, quanto il fatto in sè. Ci sono delle situazioni in cui è bene ed evangelico arrabbiarsi? Questo vangelo ci dice di sì. Gesù sale a Gerusalemme. Possiamo immaginare che desideri trovare un ambiente che favorisce la preghiera, come noi quando fasciamo un viaggio per andare in qualche santuario, tipo Lourdes. Se si arrabbia significa che non trova quello che si aspettava ed è scandalizzato da ciò che vede. Davanti a questa realtà Gesù prende concretamente posizione. Questa è la cosa importante. Non stiamo qui a discutere sulle motivazioni, quanto sul fatto che reagisce energicamente e pubblicamente. Non ha paura di crearsi dei nemici, d'essere impopolare, di perdere voti. Quante volte anche noi vediamo degli scandali e non prendiamo posizione, per quietismo. La battuta: "Chi me lo fa fare" non è evangelica. Se c'è uno scandalo o un'ingiustizia, bisogna reagire e schierarsi. Gesù vede che il bisogno dei pellegrini viene frustrato dall'atteggiamento di questi commercianti, i quali fanno anche un servizio utile, perché gli animali per i sacrifici e i cambiavalute erano necessari per il culto nel Tempio. Ma Gesù vuole che si rimetta al primo posto Dio, e il nostro rapporto con lui. Il popolo ha bisogno di un tempio santo, che promuovi la preghiera e non dia scandalo. Per essere tale il santuario deve rispondere a certe caratteristiche, una delle quali è la gratuità, perché Dio ci ama gratuitamente. Ma è proprio necessario arrabbiarsi? Non si può risolvere il problema discutendo con calma, cercando di convincere l'altro? Davanti a certi scandali, non si può fare un discorso accademico, cercando di ottenere un consenso; anche perché per i più, va bene cosi. (L'aborto ci vuole, le guerre ci saranno sempre, la prostituzione è normale, i poveri che ci posso fare,.) A volte sostenere la verità costa. Se come cristiano non parlo, è bene che sappia almeno che non sono né cristiano, né tanto meno fratello di chi soffre. Se poi reagisco solo quando sono toccato in prima persona, allora questo discorso mi fa capire quanto sono opportunista. Gesù non ha paura di fare una rivoluzione, sa che rischia di passare per terrorista. Gesù dice anche a noi oggi, "non abbiate paura, io ho vinto il mondo". Questa è una buona notizia: sapere che c'è chi prende le parti del povero e si batte per la giustizia. Signore, risveglia anche in me il senso del dovermi scandalizzare per costruire un mondo migliore; liberami dal buonismo e dal pacifismo di comodo. Risveglia in me quell'ardore ed entusiasmo per il tuo regno che ti ha mosso quel giorno nel Tempio. |