Omelia (11-04-2010) |
padre Antonio Rungi |
Una fede senza "se" e senza "ma". Una fede totale! Celebriamo oggi l'ottava di Pasqua, la domenica in Albis o della divina misericordia e al centro della riflessione c'è il testo del vangelo di Giovanni con l'apparizione del Risorto al gruppo degli apostoli, in due momenti successivi. Il primo in assenza dell'apostolo Tommaso; il secondo alla presenza anche di questo discepolo scettico e dubbioso circa l'effettiva risurrezione di Cristo. Come dire che i dubbi circa la fede, inizialmente, hanno riguardato anche coloro che più erano stati vicini al Signore. Dall'esperienza di Tommaso, che ha la possibilità di verificare "de visu", cioè direttamente, la risurrezione di Cristo con i segni della passione, scaturisce il motivo di Cristo verso quanti abbracciano la fede anche oggi e che si abbandonano totalmente alla parola del Signore e credono fermamente in Lui. La fede infatti non ammette se e ma, ma è una risposta personale integrale e totalizzante a Cristo e all'incontro con Lui, sia su un piano di adesione al suo messaggio, sia alla sua persona che si presenta a noi soprattutto nel sacramento dell'eucaristia. Lì sperimentiamo nel profondo del nostro cuore e della nostra intelligenza questa speciale presenza reale di Cristo nella vita. Nell'eucaristia fortifichiamo la nostra fede e la facciamo crescere verso la maturità piena. Nella Domenica in Albis, cioè nella luce dell'ottava di Pasqua, vogliamo recuperare i sani insegnamenti che la Chiesa ci trasmette circa la fede nel risorto e circa la nostra destinazione futura, quella eterna ed intramontabile della vita oltre la vita. Nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dall'Apocalisse di San Giovanni Apostolo comprendiamo il senso di questa fede in prospettiva escatologica, delle ultime cose, di quanto dovrà succedere alla fine dei tempi, quanto tutto verrà ricapitolato in Cristo, unico salvatore del mondo, il principio e la fine di ogni cosa. Avere la coscienza che ogni cosa trova la sua sorgente in Cristo e ritorna a Cristo, ci mette nella consapevolezza che nulla è possibile realizzare senza l'aiuto di Dio e senza il suo sostegno. La visione apocalittica di San Giovanni ci aiuta a capire il senso di questa speranza cristiana che poniamo non senza motivo in Gesù Cristo. Fondamentalmente è solo questione di fede nel discorso religioso. E' mettersi davanti al mistero della salvezza del genere umano con quell'atteggiamento di umile sottomissione a Dio e di riconoscimento della verità così come Cristo ce l'ha trasmessa, nella interezza della parola e dei gesti. E' il rinnovare ancora oggi la stessa espressione di meraviglia, ma anche di serena accettazione della verità di fede, che Tommaso disse davanti al Risorto: Mio Signore e mio Dio!. Ma per giungere a questa profonda convinzione è necessario passare attarverso il dubbio, che fortifica la fede e che la potenzia puntando direttamente al cuore del mistero. Rileggere il brano del vangelo di oggi ci aiuta a capire come è faticoso credere anche di fronte all'evidenza dei fatti. Di questa fede nel risorto bisogna essere coraggiosi testimoni oggi nel mondo, soprattutto in questo nostro tempo in cui sistematica è l'azione contro la fede cattolica, contro la Chiesa, contro Gesù ed il suo messaggio di fratellanza universale. Non lasciamo far prevalere le forze della menzogna e della falsità, rispetto alla parola di verità che è fondata su Cristo e sulla Chiesa. Lottiamo spiritualmente perché il Regno di Dio si diffonda intorno a noi come gli apostoli e la prima comunità dei credenti fecero all'inizio del vangelo. Bisogna compiere i miracoli dell'amore e della bontà, della misericordia e dell'attenzione verso gli ultimi e bisognosi. La fede si riversa e si manifesta spontaneamente nella carità, come ci ricordano gli Atti degli Apostoli. I frutti della risurrezione sono appunto la molteplicità degli atti di bene e di amore che la Chiesa semina con la potenza di Cristo e nel nome del Signore. Sia questa la nostra umile e semplice preghiera di oggi in sintonia con tutta la Chiesa: O Padre, che nel giorno del Signore raduni il tuo popolo per celebrare colui che è il Primo e l'Ultimo, il Vivente che ha sconfitto la morte, donaci la forza del tuo Spirito, perché, spezzati i vincoli del male, ti rendiamo il libero servizio della nostra obbedienza e del nostro amore, per regnare con Cristo nella gloria. Amen. |