Omelia (30-04-2000) |
padre Paul Devreux |
Gv 20, 19-31 Le porte sono chiuse: segno di paura dei discepoli e di capacità del Signore di entrare ovunque. Il messaggio è: "Pace a voi", accompagnato dall'esposizione dei segni di passione. Gesù avrebbe potuto apparire glorioso e sano, dicendo: "State tranquilli che dopo la morte c'è la vita in Dio". Perché non lo fa? Gesù non si limita a darci una speranza per l'aldilà. Vuole aiutarci anche qui ed ora. L'aiuto viene dalla sua presenza che dà pace, e dalla visione del segno dei chiodi, che ricorda quanto ci ha voluto bene: un bambino adottato ne fa vedere di tutti i colori ai suoi genitori adottivi, perché vuole vagliare quanto sono disposti ad amarlo e a sopportarlo. Cosi noi: quando riusciamo a vedere come trattiamo Dio, capiamo quanto ci vuole bene. "Felice colpa". I discepoli gioiscono perché si sentono amati e il futuro si riapre. La prospettiva è di dare ciò che hanno ricevuto. Come il Padre ha mandato me ad amarvi in nome suo, cosi io mando voi ad amare in nome mio. Se è bello sentirsi amati, amare è più bello ancora. Tommaso ci rimane male quando scopre che Gesù è venuto proprio quando lui era uscito; si domanda se l'ha fatto apposta e brontola. Quando poi lo vede si rende conto che Gesù gli viene incontro malgrado tutto ciò che ha pensato di lui in quella settimana. Da ciò l'esclamazione: "Mio Signore e mio Dio", perché solo un Dio può amare così gratuitamente e incondizionatamente. |