Omelia (21-05-2000) |
padre Paul Devreux |
Gv 15, 1-8 Il vangelo d'oggi s'inserisce nel contesto dell'ultima cena. E' un invito a vivere la comunione con Dio e con suo figlio. Gesù usa il simbolo della vigna. La vite è una pianta molto dipendente. Se non è coltivata non produce frutto ed è presto soffocata da altre piante. E' fondamentale che viva in simbiosi con il vignaiolo. Così anche il tralcio ha bisogno di cure: va legato, trattato e potato altrimenti cresce a dismisura e sviluppa solo fogli; in altre parole apparenze che non servono a nessuno. Noi siamo i tralci. Un tralcio da solo non produce niente. Non basta neanche che sia attaccato alla vite perché per produrre deve succhiare energia, accettare di dipenderne. E' importante anche la docilità alla potatura, che è come un ridimensionamento, gli permette di non sprecare energie inseguendo progetti e sogni non realizzabili. "Chiedete" ci dice Gesù, perché come fa a sapere che voglio realmente portare frutto se non lo manifesto? Come fa a sapere che desidero rimanere unito a lui se non prego? Dio ci ama e lo dimostra dandoci il tralcio che è Gesù, se noi lo ascoltiamo e cerchiamo di crescere nella comunione con lui, la nostra vita non sarà sterile. Ringraziamolo per questa sua disponibilità a farci da vignaiolo e da vite, segno della sua passione per l'uomo. Signore donami di saper vedere e apprezzare sempre più questa tua passione per l'uomo e a vederci la sorgente della mia vita. |