Omelia (25-06-2000)
padre Paul Devreux
Mc 14, 12-16.22-26

Oggi la Chiesa festeggia il Corpus Domini; Gesù Eucaristia.
Ricevendo l'Eucaristia, rispondiamo: "Amen". Mi verrebbe spontaneo rispondere: "Grazie". Tutt'oggi, durante la consacrazione, ringrazio il Signore per quello che sta facendo per me e per i presenti. Per la sua disponibilità ad essermi amico, donandomi tutto se stesso.
Per capire cosa c'è in quel pezzo di pane penso ai regali. Se io ti faccio un regalo, tu mi rispondi:
"Grazie, sei gentile, come mai me lo fai?". Rispondo "perché ti considero un amico e vorrei che anche tu mi consideri amico. Con il mio dono desidero essere presente nella tua vita, anche
quando non ci sono"; soprattutto quando si tratta d'anelli, catenine d'oro o foto mie.
L'oggetto regalato non è solo un ricordo della mia amicizia, ma si carica della mia presenza; diventa
sacramento. La riprova è che non osi buttarlo per paura di farmi del male, perché in qualche modo io sono presente in quell'oggetto, e se l'amicizia si rompe, dovrai sbarazzartene, perché rifiuti la mia presenza.
Quale oggetto posso dare per manifestare un amore infinito?
In quel pane e quel vino c'è la presenza di Gesù, che ci dona il suo corpo e il suo sangue,
innescando la catena dei doni ricevuti e dati; una catena di vitalità che tende all'infinito, e che fa della vita stessa un dono ricevuto e da donare.