Omelia (18-04-2010)
don Giovanni Berti
Oltre la Sindone

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Perché tutto questo fiume di gente per vedere un lenzuolo vecchio di 2000 anni?
Ma abbiamo ancora bisogno di reliquie come aiuto per credere? Un giovane mi ha detto a tal proposito: "non sono mai stato un amante delle reliquie, a parte quelle di Age of Empires (gioco per computer) che, acquisite dai monaci, mi permettevano di vincere la partita!". Una battuta ironica, ma che rivela un atteggiamento diffuso di una certa parte di giovani e anche adulti, credenti e non.
Sto ovviamente parlando della Sindone e della sua Ostensione a Tornino in questi giorni fino a maggio.
Anche con la nostra parrocchia abbiamo organizzato un pellegrinaggio. In pochi giorni abbiamo riempito il pullman e ce ne vorrebbe un altro!
La prima volta che ho personalmente visto dal vivo la Sindone avevo 11 anni, ed era l'Ostensione del 1978. Mi ricordo una forte emozione di fronte a questo telo con l'immagine impressa in modo misterioso (secondo gli studi scientifici) di un uomo crocifisso. Mi sembrava una finestra aperta su un personaggio lontano di cui avevo sentito parlare tantissimo e fondamentale nella storia. Passando davanti al lenzuolo, che avevo già visto in tante fotografie e spiegazioni, ho "tirato" gli occhi per poter osservare bene il volto impresso, con il desiderio di vedere Gesù con il suo vero volto, come una fotografia, l'unica, direttamente dal passato. E' la fotografia di Gesù nel momento più alto della sua storia, quando muore e risorge.
E' questo il volto che hanno visto gli apostoli che lui chiamava amici? E' questo il volto che attirava migliaia di persone e che affascinava le folle? E' questo il volto del Figlio di Dio che portava anche i tratti di Maria, sua madre?
Se leggiamo i racconti della resurrezione, come quello di questa domenica, c'è una cosa che colpisce non poco, e che è stata sempre oggetto di studi e riflessioni. Gesù nel suo corpo risorto non viene mai riconosciuto al primo colpo da nessuno, nemmeno da coloro che lo conoscono bene. Maria di Magdala lo scambia per un giardiniere, e solo quando pronuncia il suo nome ("Maria!"), lei lo riconosce.
Anche Tommaso, per riconoscere Gesù ha bisogno di vedere le piaghe della passione per credere. I due discepoli di Emmaus, anche se passano un bel po' di ore con questo misterioso viandante che parla loro, solo quando sono in casa e lui fa il gesto di spezzare il pane, lo riconoscono.
E anche qui, in questo passo del Vangelo, Gesù è riconosciuto solo quando fa sperimentare ai discepoli-pescatori una pesca sovrabbondante. L'evangelista Giovanni sottolinea anche che mentre sono a riva a mangiare con Gesù nessuno chiede a questo personaggio "chi sei", perché "sapevano bene che era il Signore". Non dai tratti somatici, ma da qualcosa di altro riescono a capire chi è...
Gesù, più che dalla faccia fisica, si fa riconoscere dai segni della sua presenza. Si fa riconoscere dalla voce dell'amicizia quando chiama Maria di Magdala per nome. Si fa riconoscere da Tommaso dai segni concreti del suo amore che è arrivato fino alla sofferenza fisica. Si fa riconoscere dalla sovrabbondanza di bene che sempre caratterizza la sua presenza.

Non sembra così importante per Gesù esser riconosciuto fisicamente, ma al contrario è importante che si noti la sua presenza la dove appare il bene, l'amore, la solidarietà.
Se nel volto dell'uomo della Sindone ci sembra di vedere Gesù, ricordiamoci che Gesù ha scelto di farsi riconoscere nella sua comunità che opera e vive nel bene. Quando i cristiani vivono come Gesù, là Gesù mostra il suo vero volto di Risorto.
Mi immagino che mentre i pellegrini in questi giorni scrutano il telo di Torino con il desiderio vivo di vedere il Signore, Lui, dal cielo, ci scruta e cerca di vedere il suo volto nei nostri volti, nei volti di coloro che con il Battesimo portano il suo nome.
Il Signore Risorto desidera riconoscersi non tanto nella figura della Sindone, ma nella vita della sua Chiesa, in noi che non siamo una reliquia del passato tenuta in una preziosa teca in chiesa, ma siamo una realtà viva oggi in ogni luogo dove siamo, dove lavoriamo, dove amiamo....


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