Omelia (16-07-2000) |
padre Paul Devreux |
Mc 6, 7-13 Gesù comincia a mandare i suoi discepoli; quando? Quando ritiene che hanno ricevuto abbastanza e che hanno qualche cosa da raccontare. Normalmente un discepolo è uno studente che deve assimilare nozioni e tecniche per imparare un mestiere. Qui è diverso: i discepoli sono invitati ad essere testimoni della presenza e dell'azione di Dio nella loro vita. Non devono parlare di sé, ma di Dio. Dio opera sovrano nella nostra vita, ma ha piacere di usarci per aiutare chi lo intravede a vederlo meglio; dobbiamo solo "svelare" la presenza e l'opera di Dio nel fratello. E' bello fare questo perché aiuta anche noi a scoprire sempre di più Dio. Domandiamoci come possiamo realizzare questo anche noi, sapendo che come cristiani siamo tutti missionari del vangelo. Quale contributo posso dare alla missione della Chiesa? Non è più tempo di preti e di specialisti; chissà che la crisi vocazionale non sia volontà di Dio; certamente Dio può usarla a fin di bene, affinché ognuno si responsabilizzi. Abbiamo ricevuto tanto, c'è un momento in cui bisogna cominciare a dare, altrimenti si fa la fine dell'ingordo che muore di noia e di disperazione per mancanza di novità. Quanta gente muore perché non ha mai cominciato ad amare! I discepoli guarivano e liberavano. Segno che il mio contributo è valido, che aiuta il fratello ad essere più libero di amare; questo implica un cammino di guarigione e di liberazione. A volte succede che, anziché aiutare l'altro a conoscere Dio, gli metto addosso pesi e obblighi morali che paralizzano la persona. Questo succede se annuncio solo me stesso e le cose alle quali mi sono sottomesso con fatica, per rispondere a una mia immagine ideale di cristiano. Forse sotto c'è un bisogno nascosto di vendetta per cui penso: "Io ho sofferto tanto, è giusto che soffri anche tu." Questo non è il vangelo. Amare implica delle rinunce, ma si fanno volentieri perché il movente è appunto l'amore. Siamo tutti invitati ad annunciare il vangelo in modo che Dio sia conosciuto e l'uomo più libero che mai di amare e di lasciarsi amare. |