Omelia (17-09-2000)
padre Paul Devreux
Mc 8, 27-35

Nel vangelo di oggi Gesù domanda ai discepoli: "Chi dite chi io sia?". Pietro è il primo ad avere il coraggio di dire ciò che tutti pensano: "Tu sei il Cristo". È importante che anche noi oggi ci confrontiamo con questa domanda. E' facile rispondere vagamente o prendendo in mano il catechismo; ma chi è Gesù per me? Che cosa posso raccontare del mio incontro con lui? In che misura condiziona la mia vita e la mia giornata? E' importante porsi questa domanda. Personalmente vedo in Gesù un amico sul quale so di poter contare sempre e incondizionatamente.
Poi Gesù comincia a spiegare che è vero che lui è il messia che aspettano, ma è anche vero che non è "come" lo aspettano. Deluderà tutte le aspettative. I discepoli non accettano questo discorso ed è di nuovo Pietro che fa da portavoce. Ma se Gesù mi dicesse: "guarda che anche tu mi fai soffrire, e ancora lo farai abbandonandomi o rifiutandomi", io come reagisco?
O mi ribello e rimprovero anche io Gesù come fece Pietro, o riconosco che non sono capace di ricambiare l'amicizia che lui mi offre. Questo corrisponde al riconoscere che sono peccatore. Scoprire questo è una fortuna, perché più prendo coscienza di quanto io non merito l'amicizia di
Gesù, più ho la possibilità di scoprire e contemplare il suo amore infinito e incondizionato. E' il sentirmi amato così che mi permette di prendere la mia croce, cioè la mia incapacità d'amare, d'essere fedele, d'essere cristiano e cominciare a seguirlo, a parlare di lui e non più di me stesso.