Omelia (13-07-2003)
Paolo Curtaz
Missionari

Missionari. Subito ci immaginiamo quelle vecchie stampe fine ottocento con canuti sacerdoti vestiti di bianco con cappello coloniale, Vangelo e crocifisso in mezzo a un fitto gruppo di bambini negretti ignudi. Bene, amici, cancellate questa immagine: oggi non parliamo di qualche coraggioso chiamato a donare tutta la sua vita in qualche sperduto villaggio dell'Africa sub-sahariana, oggi parliamo di noi. Se hai incontrato il vangelo ti viene da raccontarlo, non c'è santo. Anche se ti senti incapace e fragile – ricordate domenica? – la Parola passa attraverso di me, contagia nell'incontro personale, affascina nella testimonianza diretta di vita. Anzi: la missionarietà e il desiderio dell'annuncio è la cartina al tornasole della qualità e della veridicità della mia fede.

Giorni fa una studentessa universitaria, scossa, mi diceva di essere stata in mezzo ad una festa con suoi coetanei e di non essere stata capace di difendere la propria fede; anzi: di essersi infastidita perché tacciata di "bigottismo" e "suorismo". Ma la cosa straordinaria è che questa sua debolezza le pesava come un macigno: lo Spirito aveva iniziato a scavare.

Vi è mai successo di dover difendere la vostra fede? Incontrare Gesù contagia, chi veramente ha intuito e accolto nella propria quotidianità, senza scandalizzarsi, l'annuncio del Vangelo, ne resta avvinto, cambia vita, si accende, lo annuncia. Gesù, nel vangelo di oggi invia gli apostoli dopo essere stato rifiutato a Nazareth: non è nella scia di un successo che partono, ma nell'incertezza del fallimento.

E' affidato a noi, a tutti noi, il compito di annunciare il Vangelo. Come? Senza pretese o grandi mezzi (non vendiamo dentifricio), in un atteggiamento di semplicità e di spogliazione (la debolezza d domenica scorsa che manifesta la potenza di Dio), vivendo noi per primi ciò che diciamo (essenziale: non essendo piazzisti siamo credibili solo se viviamo le cose che diciamo), ben coscienti che noi possiamo indicare la strada ma chi dona la fede è Dio solo (noi non salviamo, Cristo sì), insieme, perché a due a due vengono inviati: il cristiano non è un leader splendido ma un fratello che mette sempre la comunione prima della sua realizzazione personale, restando in mezzo alla gente, condividendo la vita e le fatiche, senza cioè creare un mondo – bello - parallelo. "Stupendo - direte - tocca a te don". Eh, no, mi spiace, ma l'annuncio non è monopolio del prete, ma è dimensione essenziale del cristiano, di ogni cristiano nella condizione in cui si trova.

D'altronde, lo sapete, il prete, animatore della comunità, raggiunge una minima parte di persone. Chi porterà il Signore Gesù nel vostro ufficio? E nella discoteca che frequentate al sabato sera? O al Corso Universitario? Ciascuno di noi è investito, a pieno titolo, da questo pressante invito di Gesù: "Andate". Dobbiamo, tutti, essere pronti a rendere conto della speranza che è in noi, come raccomandava Pietro nella sua lettera.

Attenti, però, la nostra può essere una missione scomoda, con ostacoli e insuccessi: chiedetelo ad Amos, che Dio manda a contestare la floridissima religiosità del Tempio Ebraico, troppo attenta ai riti e troppo distratta nella giustizia verso i poveri. Amos sbotta: ne farebbe volentieri a meno di fare il rompiscatole, lui era un pastore; ma Dio lo spinge a profetizzare. Annunciare, alle volte, richiede la violenza del Regno (che non è fare la guerra che Dio detesta, ma la scomodità della verità).

In giro è strazeppo di persone che avanzano a luoghi comuni su Dio e la Chiesa e un po' di sana e caritatevole testimonianza può far riflettere. Di temperamento non sono talebano e sono convinto che anche con i mal-credenti ci si possa incontrare su un terreno di riflessione che sgomberi il campo da pregiudizi per aiutarsi nella ricerca della verità.

Paolo, infine, in una densissima pagina della sua lettera agli Efesini, ci dice in cosa consista quest' annuncio. Ammirato, descrive questo dinamismo tipico di Dio che, di sua iniziativa, ricolma il nostro cuore della sua presenza in Gesù Cristo, giustificandoci (cioè rendendoci capaci di accogliere questo dono) con l'intento finale di ricapitolare (cioè rendere a capo, a testa di tutto ciò) il Signore Gesù. In altre parole: Dio mi ama e mi riempie di benedizione. Non è una bella notizia da raccontare? Nel bel mezzo di una lamentazione dei mali personali, famigliari, regionali, nazionali e cosmici (abbastanza diffusa) vi immaginate di dire: "sì, però c'è qualcosa che da senso a tutto questo...".

L'ultimo appunto, che mi ha aiutato molto, è la condizione in cui Paolo scrive questa lettera: in carcere, prima di essere giustiziato. Già: Paolo non scherza su queste cose, sono ormai le ultimissime cose che può dire, e dice la cosa più importante della sua vita: tutto è grazia.

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Alcuni mi hanno chiesto gli orari dei passaggi dello spot dell'8x1000 girato nelle mie parrocchie. Ecco il planing (più o meno preciso) per permettere anche agli amici che non mi conoscono di guardarmi in faccia, agli amici turisti di pensare con nostalgia alle vacanze e a chi non è mai venuto... di provare un po' d'invidia!

Ecco gli orari del nostro spot in questa settimana
08/07: 7,50R4 11,50 I1 11,55RAI3 12,10 R4 12,57RAI2 13,27RAI1 13,50R4 14,10 R4 17,30R4 19,40 R4 19,45RAI2
09/07: 12,50R4 13,25R4 16,50R4 19,30RAI3 20,15RAI2 21,50RAI2 23,50 R4
10/07: 10,10R4 12,50I1 12,57RAI2 13,30C5 16,25RAI3 16,50R4 17,50R4
11/07: 10,30 R4 11,30C5 12,40R4 13,25RAI2 14,30R4 17,30R4 19,50R4 20,25C5 20,45RAI1 21,30R4 22,10R4
12/07 9,50C5 11,25R4 13,57RAI3 15,30R4 18,50 R4 19,55 C5 19,55RAI3 21,25RAI1/RAI2 21,45RAI3