Omelia (11-05-2010) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
La tristezza del distacco L'annuncio della prossima ascensione di Gesù al cielo, reca tristezza e turbamento negli apostoli: «Perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore». Ciò scaturisce dall'amore che nutrono per il loro maestro, ma anche dalla debolezza della loro fede; essi ritengono ancora che l'unica possibilità di restare uniti al Signore, sia legata alla sua presenza fisica. Non hanno ancora compreso la beatitudine che Gesù proclama all'incredulo Tommaso: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Sì, Gesù, sta per salire al cielo con il suo corpo glorioso, ma quali e quanti segni ha lasciato, quante promesse ha scandito per garantire la sua presenza viva ed efficace nei suoi e nella sua chiesa. Per questo deve ancora ripetere: «è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi». Sarà dunque lo Spirito Santo a scendere su di loro per garantire una perfetta unione nell'amore e nella vita. Con quella luce divina potremo convincerci e convincere il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Vedremo finalmente tutta la gravità e l'assurdo del peccato nella consapevolezza del dono infinito della vita di Cristo, offerta per il nostro riscatto. Il prezzo pagato ci renderà consapevoli del male commesso. Vedremo come la giustizia divina, sia stata placata dallo stesso sacrificio. Il giudizio infine, non sarà più dettato da umane e fragili valutazioni, ma sgorgherà anch'esso dalla sapienza divina, come dono sapienziale dello Spirito. Credere ed essere interiormente illuminati diventano quindi le condizioni indispensabili per sentire in noi i benefici della redenzione, per convincerci del peccato, della giustizia e del giudizio. |