Omelia (20-07-2003)
mons. Antonio Riboldi
Una lezione di vera amicizia

Gesù sapeva e sa leggere molto bene la vita di noi uomini.. Conosce le nostre tante ansie, le difficoltà, le speranze e sa stare al centro, nel modo giusto, a tutto questo. Lui è l'Amore per eccellenza e quindi chi meglio di Lui conosce le sofferenze, le fatiche e le speranze degli uomini?
Lo leggiamo bene nel Vangelo di oggi, un vangelo che è una vera icona di delicatezza squisita, umana, e di una compassione senza limiti, come due grandi braccia spalancate ogni momento per capire, abbracciare, dare speranza all'umanità. E' davvero Gesù il "buon pastore", che ieri, oggi e sempre, con la discrezione che a volte ci sfugge, sa leggere i nostri cuori.
"In quel tempo – racconta Marco – gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono quello che avevano fatto e insegnato".
E' la continuazione del Vangelo di domenica scorsa, quando Gesù mandò i suoi a due a due perché andassero nei villaggi ad annunciare che il Regno di Dio era vicino. Li aveva esortati di andare nella più assoluta povertà, e farsi accogliere nelle varie case rimanendo e portando la pace.
Deve essere stata una grande fatica questo di avventurarsi come dei missionari nei vari villaggi, pronti a raccogliere accoglienza o rifiuto.
Tornati, ed essendo stati spettatori delle meraviglie che Dio operava per mezzo di loro, certamente sarà stato un incrociarsi di racconti, che commossero Gesù. Avrà sorriso dell'entusiasmo dei suoi, dimentichi delle fatiche, ma coglie il loro bisogno di fermarsi un momento. Disse loro: "Venite in disparte in un luogo solitario e riposatevi un poco". Era infatti, molta la folla che andava e veniva e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario in disparte.
In questi giorni, i massmedia ci bombardano sugli italiani che vanno in ferie. Lo fanno in un modo che nulla ha del ristoro di cui parla Gesù.
Presentano immagini e luoghi che rispondono più alla logica del consumismo, mirato al profitto, che nulla o poco concede a quel "salire in barca con Gesù" per riposare. Ed è veramente un'offesa alla voglia di uscire dalla ferialità, fatta di fatiche, di impegni e di sofferenze, questo di presentare il bisogno di riposo come una occasione di fare a brandelli la tranquillità dell'anima di cui abbiamo bisogno. Sembra che proprio tutto, agli occhi del materialismo, debba essere macinato da questa assurda morte della quiete dell'anima. Il cuore di ogni uomo ha bisogno di altro.
Ha bisogno di trovare quella tranquillità interiore che è come vedere il cielo sgombro di nubi, mostrare la bellezza del cielo.
Ha bisogno di capire i tanti perché, troppe volte dolorosi o confusi, che la vita propone. Ha bisogno di quel silenzio, riempito però della Parola e della presenza dello Spirito, che sa dipanare le difficoltà.
Lo capiscono i tanti, ma tanti, che sanno mettere insieme riposo del corpo dando spazio a quello dell'anima. Un riposo che cercano nelle accoglienze dei monasteri, delle case di spiritualità, nei tanti campi scuola.
Incontro tanti frequentando la montagna quando mi concedo riposo. Per me a volte, riposare o ristorarmi, è stare ore in montagna. A farmi compagnia c'è il silenzio che subito si riempie delle meraviglie con cui Dio colma la nostra vita. Si capiscono tante cose in quel silenzio contemplativo, alla luce della Parola. Come se il cielo ci parlasse...come se una grande luce entrasse nell'anima sgombrandola da ogni ombra. E si torna davvero ristorati.
Incontrando un giorno in alta montagna un gruppo di giovani, che se ne stavano soli per ore, pregando e meditando, volentieri mi fermai con loro.
"Non vi verrebbe il desiderio, chiesi, di stare nell'euforia del mondo?" "Non ci facciamo rubare l'anima", mi rispose uno. "La vita non è un paese di balocchi come quello di Pinocchio, dove fai a brandelli il bello che Dio ha dato al cuore. Le chiamano trasgressioni, come se trasgredire volesse dire divertirsi. Ma non ci si diverte mai facendo a brandelli i valori irrinunciabili che Dio ci ha dati e sono la nostra bellezza e gioia. Si rischia di fare la fine di Pinocchio, ossia diventare asini da baraccone".
Sulla barca con Gesù, i discepoli, stanchi, avranno certamente preso sonno. Ed è facile immaginare la commozione di Gesù nel vedere i suoi riposare dopo tanta gioiosa fatica. Sicuramente li vegliava come Lui sa fare con chi sa vivere operando il bene, come sono tutti i suoi discepoli.
Come piacerebbe anche a me, stare su quella barca, a riposare, sotto lo sguardo di Gesù. E chi non vorrebbe avere la stessa sorte?
Ma il riposo dura poco. "Molti li videro partire e capirono, e da tutte le parti cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise ad insegnare molte cose" (Mc. 6,30-34).
Ed è davvero anche oggi immensa la folla che cerca conforto, speranza.
E Gesù subito si lascia prendere dalla compassione. Ed è davvero tanta anche oggi la folla che cerca disperatamente chi possa donare speranza.
Basta avere occhi carichi di amore, come quelli di Gesù, per vedere le tante miserie. Il nostro mondo anche oggi sembra sia alla ricerca di uno che sappia avere compassione, ma soprattutto doni speranza.
L'estate è tempo di pellegrinaggi nei tanti santuari, da Lourdes a Fatima. La gente sta ore ed ore incollata ai piedi della Mamma Celeste in un dialogo sommesso, che sembra cercare ragione di vita e conforto. Potesse la Madonna parlare direbbe anche a noi: "Venite in disparte con Me e riposatevi un poco". Lei, come mamma, conosce molto bene i nostri cuori.
Una volta, presiedendo la processione del SS.mo Sacramento, che si celebra nel pomeriggio, quando fu la volta di benedire gli ammalati, avevo il cuore colmo delle tante sofferenze che vedevo e stringendo forte il Santissimo Sacramento, supplicavo, in una preghiera ininterrotta: Signore, confortali!"
E mi meravigliava vedere come tornava il sorriso su tanti come fossero stati sfiorati dalla carezza di Dio.
Di fronte alla immensa folla, che è nel mondo e che cerca conforto, in questo tempo di ferie, è stupendo, come vero dono dell'amore, vedere come tanti, a gruppi, trovano il loro riposo condividendo le fatiche dei missionari, in tutte le parti del mondo non badando a rinunce, ma felici di portare per un poco la croce di tanti che per un momento sembra fiorire di speranza.
Si ripete così il gesto di Gesù che si lascia inghiottire dalla folla, rinuncia al riposo e "si mise ad insegnare molte cose". Ringrazio di cuore questi fratelli ovunque, perché annunziano al mondo che Dio è ancora tra noi e ci ama.
E mi viene da ricordare i tanti, ma tanti, che riempiono le loro ferie dedicando il tempo a chi non può andare in ferie, perché poveri o ammalati.
Non mi resta che augurare a tutti i miei amici, che forse in questi giorni programmano il loro giusto riposo, di sapere amministrare bene questo dono, non dissipandolo in stoltezze, che fanno tanto male. Che sia come quello degli apostoli: "Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un poco".
Vorrei pregare con il Papa nella sua enciclica "La Chiesa in Europa": "Maria, Madre della speranza, cammina con noi! Insegnaci a proclamare il Dio vivente; aiutaci a testimoniare Gesù, unico Salvatore; rendici servizievoli verso il prossimo, accoglienti verso i bisognosi, operatori di giustizia, costruttori appassionati di un mondo più giusto; intercedi per noi che operiamo nella storia, certi che il disegno del Padre si compirà".