Omelia (27-07-2003) |
padre Paul Devreux |
Gv 6, 1-15 Gesù alza gli occhi e guarda la folla. Questo significa che Gesù è disposto a lasciarsi coinvolgere dai bisogni di queste persone. Poi Gesù rende partecipe Filippo delle sue preoccupazioni: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". Non gli chiede di risolvere il problema. Gli chiede solo di condividerlo con lui. Sa benissimo che Filippo non è in grado di risolverlo. Gli basterebbe che Filippo rispondesse: "Hai ragione, se posso fare qualche cosa dimmelo, lo farò volentieri". Gesù invita anche me ad aprire gli occhi sui problemi che mi circondano. A volte faccio fatica a farlo, perché sono più grandi di me e non accetto la mia impotenza; ma Gesù non mi chiede di risolverli, ma solo di condividerli con lui. La prima reazione giusta la vediamo in un ragazzo che ha sentito Gesù o che da solo si è posto il problema. E' una persona che ascolta e si lascia coinvolgere. La sua reazione non è quella di fare il disfattista, o di andarsi a mangiare le sue cose di nascosto per paura di rimanere a secco, come farei io. Tira fuori ciò che ha e lo mette a disposizione. Gesù non aspetta altro. Forse neanche Gesù sapeva come fare, ma prega e ascolta. Gesù poteva anche fare un miracolo, imbandendo una tavola dal nulla, ma non è il suo stile. Gesù parte sempre dalla nostra disponibilità a condividere la sua passione per l'uomo. Ovunque un uomo si mette a disposizione di Dio per amare questa umanità, Dio si manifesta e visita il suo popolo. Se gli domando cosa ha fatto per questo mondo, mi risponde: "ho fatto te". Signore donami la disponibilità ad alzare gli occhi e a guardare questa tua creazione con i tuoi occhi, lasciandomi affascinare dalla tua compassione e mettendo a disposizione il poco che ho: i miei pani e pesci. |