Omelia (27-05-2010) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "Che cosa vuoi che io faccia per te?" E il cieco gli rispose: "Rabbunì, che io veda di nuovo". Come vivere questa Parola? Questo cieco che Gesù incontra sulla strada presso Gerico non ha nome! Viene detto di chi è figlio, di Timeo appunto, ma non come si chiama egli stesso! Quel cieco è ciascuno di noi, che come Giacomo e Giovanni, nel brano precedente, abbiamo occhi ma non vediamo. Rincorriamo nostri sogni di potere e quindi non cogliamo la vita che già germoglia! Sediamo lungo la strada e, come il seme che cadendovi viene subito calpestato e rubato da Satana, noi ci disperdiamo in mille azioni dimostrative che convincano e non cogliamo lo sguardo d'amore di Dio che chiede di camminare con noi. Quel cieco che grida verso Gesù chiamandolo col suo nome messianico ‘Figlio di Davide', quindi potente nobile e di casta, è ciascuno di noi che invoca Dio per i suoi poteri e per i propri bisogni. Gesù fa' chiamare il cieco e, come con Giacomo e Giovanni, chiede: "Cosa vuoi che io faccia per te?" Il cieco si alza, getta via il mantello (il mantello indica la persona), si libera di ciò che lo chiude e lo rende cieco e esprime la sua richiesta. "Rabbunì" - non lo chiama più Figlio di Davide. ‘Rabbunì' era un termine reverenziale che veniva usato per Dio; i maestri di Israele venivano chiamati "Rabbi", ma Dio veniva chiamato ‘Rabbunì', quindi il discepolo incomincia a comprendere. "Che io veda di nuovo!" Quindi prima ci vedeva, è diventato cieco, non è nato cieco. Quando il cieco riconosce Dio e si situa per rapporto a Lui, ricupera la vista e si mette sulla Sua strada. Gli si accende nel cuore la fede e vede Gesù il Figlio di Dio! Così è stato per i due discepoli, così per il cieco, così per ciascuno di noi. E Dio che nella pienezza dei tempi manda suo Figlio, non è l'onnipotente secondo le nostre categorie socioculturali di potere, è onniamante. Così si rivela in Gesù. Oggi nel mio rientro al cuore pregherò con umile amore: Che io veda di nuovo, Signore Gesù! La voce di un testimone di oggi La nostra vita acquista significato quando è innanzi tutto risposta viva alla chiamata di Dio. Ma come riconoscere una tale chiamata e scoprire ciò che Dio si aspetta da noi? Dio si aspetta che siamo un riflesso della sua presenza, portatori di una speranza del Vangelo. Chi risponde a questa chiamata non ignora le proprie fragilità, così custodisce nel suo cuore queste parole di Cristo: "Non temere, continua a fidarti!". Frère Roger |