Omelia (27-07-2003) |
don Elio Dotto |
Una questione di fede Ci capita spesso di riconoscere il nostro egoismo: non è infatti difficile vedere come siamo attaccati alle nostre cose, nella paura che queste ci sfuggano lasciandoci senza il necessario per vivere. Accade così che ci ritroviamo sempre più incapaci di donare: facilmente viviamo con freddezza il nostro rapporto con gli altri, e così i gesti gratuiti diventano sempre più rari. Eppure non è solo l'egoismo a produrre una simile situazione. Tante volte c'è una ragione più sottile, una ragione che sta alla base dello stesso egoismo. Spesso è infatti la sfiducia che ci rende incapaci di donare: la sfiducia, e cioè il timore di essere comunque inutili per gli altri. Perché davanti alle attese degli altri, vediamo subito la miseria di ciò che abbiamo e di ciò che siamo: e così ci passa ogni voglia di donare; la stessa parola "dono" ci appare eccessiva rispetto a quanto noi possiamo dare ed essere per gli altri. Pensiamo, ad esempio, all'atteggiamento che facilmente i genitori assumono nei confronti dei figli, in particolare dei figli adolescenti. Il padre e la madre spesso temono di apparire insufficienti agli occhi dei figli: hanno cioè paura di non essere all'altezza del loro compito educativo. E così sono tentati di rinunciare ad un simile compito: infatti, come può essere sufficiente la loro opera di genitori davanti alla contrastante complessità del nostro mondo moderno? Tale domanda è molto simile a quella che sentiamo fare da Andrea nel racconto evangelico di domenica (Gv 6,1-15): «c'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci: ma che cos'è questo per tanta gente?». Appunto: che cosa sono cinque pani d'orzo e due pesci per cinquemila persone? Che cos'è l'impegno educativo di un genitore per un figlio adolescente che è ammagliato da mille voci? Che cosa sono i nostri doni davanti alle smisurate attese degli altri? «Che cos'è questo per tanta gente?». La risposta di Gesù non si fa attendere, ed è capace di rovesciare la sfiducia nascosta nelle parole di Andrea. «Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero». Sì, cinque pani d'orzo e due pesci sono sufficienti per sfamare cinquemila persone. L'impegno educativo di un genitore è sufficiente per sostenere la crescita di un figlio adolescente. I nostri doni sono sufficienti per rendere più bella la vita degli altri. Insufficiente semmai è la nostra fede: in essa certo abbiamo bisogno di crescere... |