Omelia (17-06-2010) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Come vivere questa Parola? Gesù stabilisce un paragone tra la preghiera dei cristiani e quella dei pagani invitando a non "sprecare parole" come fanno loro. Da sempre l'uomo cerca un contatto con il divino. Bisogno che si acuisce nei momenti in cui si sperimenta la propria fragilità e impotenza. È allora che si cerca di afferrarsi a una mano capace di sottrarre alla prova. Fin qui nessuna differenza. Eppure il richiamo di Gesù orienta verso una riappropriazione della preghiera che la situi a un livello qualitativamente diverso. Innanzitutto il riferimento ai pagani orienta verso una particolare concezione di Dio, ridotto a idolo da propiziarsi e da manipolare, mentre Gesù ce ne ha rivelato il volto personale e paterno. Nel primo caso la preghiera scade facilmente a ritualismo magico che tenta di piegare la volontà di un Dio impassibile e lontano. Nel secondo caso, invece, Dio è Padre previdente e preveniente. La preghiera può allora esprimersi in un semplice moto dell'anima, in un gesto di umile e confidente abbandono, in una semplicissima parola: Abbà! L'accento sull'inutile verbosità spinge poi a risalire alla sorgente segreta della preghiera: a quel silenzio abitato che è dentro di noi. Qui nella solitudine adorante, nella nudità dell'essere in cui si coglie la verità profonda di se stessi e di Dio nasce la preghiera. A questo punto ci si accorge che nella preghiera siamo tutti principianti, che in ognuno di noi c'è uno spazio pagano da cui liberarci. Non resta che dire con gli apostoli: Maestro, insegnaci a pregare! Nella mia pausa contemplativa, proverò a fare esercizio di silenzio, inabissandomi nelle profondità del mio cuore dove sono certo di incontrare Dio-Amore. Proverò poi a riassumere tutta la mia preghiera in quest'unico grido: Abbà, Padre mio! La voce di una beata Bisogna che tutti noi troviamo il tempo di restare in silenzio e di contemplare, soprattutto se viviamo nelle metropoli. Dio è amico del silenzio: dobbiamo ascoltare Dio perché ciò che conta non è quello che diciamo noi, ma quello che Egli dice a noi e attraverso di noi. Madre Teresa di Calcutta |