Omelia (27-07-2003)
don Fulvio Bertellini
Cerchiamo Colui che guarisce ...

L'ascensione al monte e la menzione della Pasqua determinano un contesto particolarmente solenne. Deve accadere qualcosa di importante. Gesù si siede con i discepoli, come per insegnare. Ma non viene riportato nessun insegnamento: a partire da questo momento ogni gesto di Gesù è significante e denso di risvolti.

L'interesse

Gesù chiede a Filippo dove comprare il pane. Con questa domanda si esprime una duplice sollecitudine: per la folla da sfamare e per i discepoli da coinvolgere. Così vediamo che Gesù è qui l'unico che si interessa degli altri.
Da subito si preoccupa della folla e da subito si preoccupa anche di trasmettere ai discepoli la sua stessa attenzione. La sua prima risposta - quella di Filippo - è deludente: Filippo vede la questione solo in termini economici, e può solo constatare la propria incapacità. La seconda risposta, quella di Andrea, è già più positiva: anche nell'assoluta povertà di mezzi trova qualcosa da offrire.

La povertà

Senza Gesù dunque il discepolo non ha nulla da dare, e la folla non ha nulla da mangiare. La ricchezza è l'illusione artificiale con cui riempiamo questo vuoto. Attraverso una precisa strategia narrativa si mette in rilievo la povertà radicale e la strutturale debolezza dell'uomo, su cui si inserisce, inaspettata e imprevedibile, l'iniziativa di Gesù.

Il pastore

L'azione di Gesù non si limita al segno dei pani; con i suoi gesti egli si dimostra la guida che trasforma una folla raccogliticcia in una comunità organizzata in gruppi di cinquantine, dove tutti possono sfamarsi con calma, dove nessuno corre il rischio di andare perduto. Gesù non è solo un grande ristoratore, capace di saziare tutti di pane: è il Salvatore, che si rivolge ad ogni dimensione dell'uomo.

L'equivoco continua...

La folla però non coglie in tutta la sua portata l'autorivelazione di Gesù nel segno dei pani. I presenti vedono in lui il profeta e il re. Nessuno coglie la novità di ciò che Gesù rappresenta. L'equivoco iniziale non è risolto, anzi si complica.

PRIMA LETTURA

"Venne un uomo...". Lo sconosciuto che con il profeta Eliseo appare sulla scena intende presentare un'offerta sacra. Forse il suo scopo è ingraziarsi Dio con un favore fatto al suo profeta.
"Dallo da mangiare...". Il profeta per sé non vuole nulla, ma invita l'offerente ad aiutare chi ha bisogno.
"Ne avanzerà anche". Occorre entrare con piena fiducia nell'amore sovrabbondante di Dio. Chi si affida al calcolo rischia di tirarsi fuori da ciò che di più bello c'è nella vita, e di non fare mai una reale esperienza di fede.

SECONDA LETTURA

"Vi esorto...": l'apostolo non smette mai di incoraggiare le comunità da lui costituite. Tutte le lettere paoline hanno una sezione esortativa più o meno sviluppata; ma sempre lo scopo non è fare del moralismo, ma incoraggiare i fratelli a vivere pienamente la loro fede.
"La chiamata a cui siete stati chiamati...": l'esortazione dell'apostolo quindi non perde mai di vista il mistero, la vocazione con cui Dio ha coinvolto gli Efesini attraverso la predicazione apostolica. Non è una meta da raggiungere con le proprie forze, ma un seme da lasciar germogliare e lasciar crescere.
"Un solo corpo, un solo spirito...". Fortissimo è il richiamo all'unità. Non fondato su ragioni di convenienza /una comunità unita è più forte, attiva di più, è più gratificante...), ma su una ragione teologica: il mistero di Dio stesso è mistero di unità. Da notare che Padre, Figlio e Spirito Santo sono qui citati insieme: questo brano nel Nuovo Testamento è una delle affermazioni più chiare dell'unità e trinità di Dio.