Omelia (03-08-2003)
padre Paul Devreux
Gv 6, 24-35

In queste ultime domeniche abbiamo visto come Gesù si prende cura dei bisogni dei discepoli e della gente, preoccupandosi anche dei bisogni più esistenziali come il mangiare. Oggi Gesù manifesta una disponibilità ancora più grande, proponendoci un cibo che non muore e che dura per la vita eterna.

Qual è il senso di questa proposta e quale alternativa ho?

Il pane è tutto ciò che mi occorre per vivere, quindi i beni materiali, ma anche le persone, gli affetti. Queste cose posso considerarle in due modi.Il primo è considerare che tutto ciò che ho me lo sono guadagnato, quindi è merito mio, il secondo è che considero tutto un dono di Dio, cominciando dalla vita stessa. Io faccio la mia parte, collaborando e cercando di fare del mio meglio, ma rimane un dono di Dio. Io ritengo che questa seconda via è di gran lunga superiore alla prima, perché la prima è fonte d'insicurezza, mentre la seconda è fonte di tranquillità.

Dico questo perché le cose passano, muoiono, vengono meno, tradiscono, non posso più raggiungerle, non mi bastano più...(di questi tempi non ci si può più fidare neanche dei pomodori) Le cose e le persone mi servono, ma non posso farci affidamento. Non posso fare affidamento neppure su me stesso, è questo è fonte di grandi tensioni e d'insicurezza. Ma se riconosco in Gesù l'autore della vita, colui che mi dà tutto quanto mi occorre per vivere, se mi riconosco creatura, posso stare tranquillo, perché lui sa addirittura meglio di me cosa occorre alla mia vita, e lo sa anche per il domani. Quindi anche se una cosa o una persona importante viene meno, Lui sa già come sostituirla o come creare una nuova situazione che rilanci la mia vita verso una nuova vocazione.

Veramente è benedetto chi confida nel Signore, perché il Signore provvede a dargli il pane quotidiano, ed è maledetto chi confida nell'uomo, perché deve fare tutto da solo. Gesù dice: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete".

Signore, meno male che ci sei. Grazie d'esistere.