Omelia (15-07-2010)
Monaci Benedettini Silvestrini
Imparate da me!

La liturgia della parola oggi ci si presenta come un grande respiro di speranza e di fiducia nel Signore. Meravigliosa è la preghiera di Isaia che esprime in modo mirabile il suo anelito verso il Signore da cui attende la salvezza anche se nella vita la sofferenza è stata compagna inseparabile, paragonabile a quella di una donna nelle doglie del parto. Purtroppo, lontano da Dio, anziché dare vita a qualche cosa di nuovo, si genera solo vento perché manca il suggello del Signore. Ma la speranza domina su tutto e quindi il profeta afferma con decisione che per virtù dell'Altissimo di nuovo vivranno i tuoi i morti e risorgeranno i cadaveri. Il salmo responsoriale riafferma quanto il profeta annunziava: una ricostruzione del popolo d'Israele per virtù del suo Dio a cui renderanno gloria tutti i re e i popoli della terra: Annunzio meraviglioso che si verifica nella Chiesa del Signore aperta, a tutte le nazioni. Quasi a completare questo quadro di speranza per la affaticata umanità, in balia di sofferenze personali, familiari, nazionali e mondiali risuona l'invito del Signore Gesù che apre a tutti, in particolare a chi sente maggiormente il peso della via, il suo Cuore. Venite a me! A volte forse si ha paura di andare al Signore temendo che Egli ci chieda troppo... eppure egli afferma che il suo giogo è dolce e leggero. Possiamo gustare questa gioia rispondendo all'invito di andare a Lui, nelle nostre angosce, sia nell'Eucaristia, presente nelle nostre chiese, sia ascoltando o leggendo la parola del Signore che diventa come rugiada luminosa e quindi capace di darci ristoro e sostegno nel faticoso cammino quotidiano.