Omelia (10-08-2003) |
don Elio Dotto |
Soltanto chi crede ha la vita eterna Certo era proprio deluso il profeta Elia, alla sera di quel giorno che ci viene raccontato nella prima lettura di domenica (1Re 19,4-8). Aveva predicato la parola del Signore, si era gettato con coraggio nella sua missione di profeta, aveva anche affrontato fatiche ed incomprensioni; e ora si ritrovava completamente solo, affamato e senza più speranza. «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita». Sì, era proprio deluso il profeta Elia, alla sera di quel giorno. Appunto come accade anche a noi, nei giorni grigi e difficili della nostra esistenza, quando pure noi siamo tentati di dire: ora basta, Signore! In questi giorni di sconforto ci succede infatti di mormorare: mormoriamo contro gli imprevisti della vita, che rendono accidentato il nostro cammino; mormoriamo contro gli altri, che ci appaiono indifferenti e lontani; soprattutto mormoriamo contro Dio, che sembra incapace di mantenere quanto promette. Esattamente così fecero anche i Giudei nei confronti di Gesù. Infatti leggiamo nel Vangelo di domenica (Gv 6,41-51) che «in quel tempo i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: Io sono il pane della vita; e dicevano: Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Come può dunque dire: sono disceso dal cielo?». I Giudei dunque mormoravano di Gesù. Erano infatti delusi dal suo comportamento: essi avevano atteso un Messia diverso, potente e vittorioso, un Messia regale; e si ritrovavano invece davanti ad un predicatore che affermava di essere «il pane disceso dal cielo» ma che in ultimo era soltanto il figlio del falegname Giuseppe. E come può il figlio di un falegname dire: sono disceso dal cielo? Proprio in questa domanda si radica la mormorazione dei Giudei. Essi mormorano perché sono incapaci di rileggere la loro storia: pensano che niente di nuovo possa accadere sotto il sole, che tutto sia già conosciuto, che il loro piccolo mondo sia l'unico mondo possibile. In tal modo i Giudei cercano conferme gli uni dagli altri, e così non sono capaci di aprire gli occhi alla novità che viene da Dio. Essi mormorano perché si parlano addosso, e non si lasciano istruire dalla parola del Padre. Eppure soltanto chi ha udito il Padre ed ha imparato da lui – soltanto chi crede! – ha la vita eterna. Appunto, soltanto chi crede ha la vita eterna. Ma noi – come i Giudei – continuiamo ad accontentarci del nostro piccolo mondo e cerchiamo conforto gli uni dagli altri: come se davvero niente di nuovo possa accadere nella nostra vita; come se la speranza sia soltanto una bella illusione... E invece soltanto chi crede ha la vita eterna. Ci conceda dunque il Signore di essere come Elia, che nonostante la delusione continuò a credere, sperando contro ogni speranza. Egli quel giorno «si alzò, mangiò e bevve; e con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio». Allo stesso modo anche noi possiamo rimetterci in cammino, se soltanto siamo capaci di aprire gli occhi alla novità che viene da Dio. |