Omelia (15-08-2003) |
mons. Antonio Riboldi |
Una festa che speriamo sia anche nostra E' grande festa oggi. Per tanti è semplicemente "ferragosto": in altre parole, festa del riposo. Pare non ci si riesca a sottrarre al fascino che ha questa parola "ferragosto" e quindi al darsi alla pazza gioia, mettendo in disparte la realtà quotidiana, che è ben altra cosa. Per noi che crediamo è una festa tutta particolare, quella di Maria SS. ma, che Dio risparmia dalla morte e porta in cielo...come a continuare per la eternità quella vocazione alla partecipazione alla felicità di Dio, che è il fine dato ad ogni uomo. E anche noi ci lasciamo condurre per mano da questa "donna" meravigliosa, vissuta tra di noi, come Gesù, Figlio di Dio. Non si sono sottratti alla ferialità della vita umana, fatta di "gioie e speranze, sofferenze e angosce", che sono proprio di ogni uomo sulla terra. Hanno vissuto insieme una esperienza tra di noi, come noi, ma in modo che a noi tante volte sfugge. Nel grande disegno della redenzione umana, Dio di fronte al peccato di Adamo e di Eva che, ingannati da satana, il più astuto degli animali, avevano scelto di rifiutare addirittura la ragione della loro esistenza, quella di vivere con Dio e per Dio, con amore e in totale felicità per sempre, aveva sottratto Maria al veleno del peccato e l'ha voluta Immacolata. Maria non conobbe mai il rifiuto del Padre, ma viveva solo per Dio, come se questa vita fosse solo un grande, continuo atto di amore che tesseva i giorni e le azioni. Viveva con il cuore sempre in Cielo. Difficile pensare alla Madonna che si lascia inghiottire dal mondo. Sapeva fare la parte di Marta, nella sua realtà di mamma, ma il cuore era quello di Maria che viveva di contemplazione continua, come se Dio fosse il solo interesse della vita. Non si ritira davanti all'annunciazione dell'Angelo che la chiama ad essere Madre di Dio. Un annuncio così grande, irrepetibile, che mette a dura prova la ragione, l'esperienza, tutta se stessa. Non comprende il grande significato della proposta. La sua umiltà, il suo totale abbandono alla volontà del Padre sta tutto in quelle parole: "Si compia in me la sua parola" E così, nel silenzio, nell'umiltà, che sembra avvolgere tutta la sua vita, come non avesse nulla da dividere con gli interessi degli uomini, accoglie tutto, dalla nascita del Figlio nella grotta di Betlemme, alla fuga in Egitto, alla vita nascosta nella piccola casa di Nazaret dove giorno per giorno con il Figlio, scrutando le Scritture, tesseva la missione di Gesù. Lo segue con la trepidazione di una mamma, ma non Gli impedisce di compiere la Missione per cui Gesù era tra di noi. Lo segue nella sua predicazione tra gli uomini, che non sempre Lo accolgono, fino al compiere pienamente la volontà del Padre nella passione e crocifissione. La troviamo sotto la croce, silenziosa, a condividere amore e dolore. Mamma in tutto e per tutto. Meravigliosa mamma! E il sabato santo è il giorno della speranza: quando in attesa della resurrezione, vedrà finalmente aprirsi il cielo che Adamo ed Eva chiusero. Sarà stata grande la sua gioia, immensa nel sapere che tutti gli uomini, anche noi, ora non viviamo più come "orfani senza domani" ma abbiamo una Casa piena di felicità, il cielo. E' vicina agli Apostoli nella Pentecoste. Segue i primi passi della Chiesa che nasceva, facendo compagnia a quei fragili uomini che lo Spirito aveva reso forti nella fede. E attende il suo giorno: il giorno del ritorno a casa: un giorno che Dio ha voluto fosse glorioso, sottraendola alla dura prova della morte e volendola accanto con il suo corpo...come a dire a noi figli, che qui compiamo il nostro pellegrinaggio, che c'è anche per noi il giorno della grande gioia, la gioia della resurrezione, sia pure passando per la prova dura della morte. E che lei sia viva, con un corpo glorioso, lo possono attestare le tante apparizioni che lei ha fatto a noi uomini, a Lourdes, a Fatima. Un corpo vero, glorioso, come a dire che la stessa sorte tocca a noi. E' davvero una immensa gioia per tutti sapere che nulla finisce con la morte, ma quel giorno è l'infinita gioia di entrare nel mondo che ci appartiene, il Cielo, vicino al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo e alla nostra Mamma. Sappiamo che, come mamma, ci è vicina anche ora, senza vederla. Recitando il S. Rosario è come se lei contemplando i Misteri, spiegasse non solo l'amore di Dio, ma ci prendesse per mano per seguire le vie della luce. I santi che vivono la vita in attesa di quel giorno, camminano nella storia come se la strada fosse la scala di Giacobbe che arriva in cielo. E' di grande speranza, davvero è grande festa, sapere che anche se moriremo la nostra vita è disegnata per la gioia. Ma e cosi? Ma è così? Diceva: il grande papa Paolo VI, che per me è una vera guida spirituale: "L'ostacolo al pensiero della eternità è la paura dell'aldilà. Il mistero della vita futura è profondo e grave; ha riferimenti pratici sulla vita presente che possono essere sconvolgenti; ha prospettive non solo attraenti e gioiose, ma tremende: l'eternità, il giudizio di un Dio che tutto conosce e di un Dio che ci ha amati ed ha soprattutto domandato a noi di amarLo, l'eventualità di un castigo tremendo...sono pensieri troppo forti e troppi esigenti per la mentalità superficiale ed edonistica dell'uomo moderno, perché egli non tenti di impugnarli come fantastici e nasconderli come importuni. Ma chiudere gli occhi davanti a terribili verità non è certamente un rimedio ragionevole. Anche la sola probabilità, che tali verità corrispondano alla formidabile realtà di cui sono l'annuncio, esige responsabilità. La nostra abituale gravitazione spirituale, è verso il regno della terra e spesso la preferiamo al Regno dei cieli. Vogliamo vivere l'oggi. Vogliamo la felicità nel tempo. Ogni nostro vero interesse e qui. Questo è l'aspetto più generale del modo di pensare e di vivere del nostro tempo; la nostra vita è orientata verso gli interessi temporali, piuttosto che verso quelli spirituali; essa è curva sul mondo presente, piuttosto che eretta e diretta verso la vita futura" (Card. Montini 15 Agosto 1961). Non volere orientare la nostra vita verso il futuro dopo la morte è la stupida e dannosa follia dello struzzo, che nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere ciò che sta per accadere. Ma noi siamo fatti per guardare verso l'alto che ci attende. Tanti di noi certamente hanno fatto l'esperienza di pellegrinaggi mariani Ho in mente Lourdes, ed in particolare il S. Rosario recitato in processione con i flambeaux. E' impressionante vedere quella folla disciplinata che percorre i viali: ha tutto l'aspetto di una folla in cammino verso il cielo, tanta è la fede e la speranza. Nel buio, pregando e viaggiando, viene facile sentirsi attratti verso il Paradiso. E la preghiera la sera sembra proprio il sospiro dell'eternità. Ogni volta partecipo mi viene il desiderio di non fermare i passi, ma nella mente vorrei che continuassero fino al cielo, senza più fermarsi. Ed oggi viene da cantare nel cuore: "Al ciel, al ciel, andrò a vederla un dì..." Chi davvero è abituato a camminare coi piedi fissi nelle realtà quotidiane, come fece Maria, ma ha il cuore fisso nella eternità, fa grande festa oggi, perché sa che ci sono due braccia aperte che lo aspettano, quelle di Dio e di Maria. |