Omelia (21-09-2003) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Chi vuol essere il più grande... accetti la croce Pretese di antagonismo e di affermazioni personali; sogni e ambizioni di successo e di gloria futura... Ai nostri giorni se ne fa'esperienza, se è vera la convinzione dilagante per la quale occorre possedere un nome per essere presi in considerazione; che sia necessaria una posizione altolocata o un ruolo di prestigio per essere considerati qualcuno, e la conseguenza è quella di aspirare, in linea generale ai posti di precedenza e di prevaricazione sugli altri, tentando di primeggiare in tutte le circostanze. Lungi dal voler dare agli altri il meglio di sé nella posizione che si occupa sul momento, ci si illude di voler trovare la propria realizzazione attraverso vani tentativi di successo e di preponderanza in campo sociale. E' la cultura della nostra epoca, ma se ci facciamo caso anche quella che interessa tutti i periodi della storia, se è vero che Gesù si trova a sedare una discussione banale che sorge addirittura fra gli apostoli: "Chi di noi può considerarsi il più grande?" E la risposta di Gesù oltre ad interessare i suoi interlocutori diretti, scuote le coscienze anche agli uomini di tutte le epoche, tanto invischiati nella cultura e nella mentalità sopra descritta: grande rispetto agli altri non è colui che vanta dei diritti incontrastati o che goda una supremazia o che abbia il coltello dalla parte del manico in determinate circostanze torreggiando sulla massa, ma piuttosto colui che è disposto a servire. Dicevamo, l'argomento di Gesù ci interpella tutti quanti perché, mentre si aspira alle grandi conquiste e alle posizioni di riguardo, poco ci si accorge che tali posizioni richiedono si sia particolarmente dotati di maggiore disponibilità e predisposizione ad essere servi!! Nessuno può assumere ruoli di comando se prima non ha sperimentato il servizio e l'obbedienza e non c'è superiore che sia realmente tale se non prima di essere stato suddito. Soprattutto a motivo del fatto che nessuno in altolocate posizioni sarà mai capace di recare sulle spalle l'inevitabile fardello della croce, se non lo avrà portato da subalterno! Proprio così. Determinati incarichi di fiducia o ruoli in cui si svolgono compiti di leadership costituiscono occasioni di immolazione, piuttosto che riverenze e un posto nel quale tutto quanto dipende solo da te è molte volte un vero e proprio martirio. L'esperienza insegna che se da un lato si sognano ambizioni e successi, dall'altro ben poco si considera quanto questi abbiano un prezzo esorbitante in fatiche, sudori e frustrazioni e tanta umiltà e spirito di sacrificio vanno esercitati per poterli raggiungere. E allora, piuttosto che l'interrogativo: "Chi di noi sarà il più grande?" è necessario che si affronti l'altra domanda: "Chi di noi sarà mai in grado di mettersi veramente al servizio del prossimo?" E questo indipendentemente da qualsivoglia posizione si occupi o si intenda occupare in futuro. Risposta: il vero servitore degli altri è chi si atteggia secondo l'insegnamento e la vita di Gesù, il Dio fatto uomo che ha spogliato se stesso (Fil 2, 1-6) per farsi obbediente e servo di tutti, assumendo la cruenta realtà della croce in modo tale da rendersi per tutti maledizione. Nella vita di Gesù c'è anche il compendio di ciò che caratterizza il vero servizio, secondo lo scritto del libro della Sapienza (I Lettura), vale a dire la necessità di collocare Dio al primo posto in tutte le circostanze della vita e di realizzare in tutto e per tutto la Sua volontà, anche se ciò comporta le altrui beffe e derisioni: "Tendiamo insidie al giusto, per vedere fin quanto ha fiducia in Dio." Agire secondo coscienza e svolgere il proprio lavoro (qualunque esso sia) nell'ottica del servizio significa andare controcorrente nei riguardi della comune logica del lassismo e del compromesso e di conseguenza suscitare le invidie e le gelosie degli altri, quindi essere sottoposti ad umiliazioni e derisioni; e tutto questo ha una sola denominazione: appunto la croce. E' degno di essere il più grande, pertanto, solo chi è capace di crocifiggersi, vale a dire umiliarsi e restare sottomesso nei riguardi degli altri, alla maniera di Gesù, che pur essendo Dio è venuto per servire e non per essere servito... E ci sovviene di conseguenza un'altra riflessione: qualsiasi progetto o meta o ideale si voglia realizzare nella nostra vita, qualunque sia la prospettiva del nostro avvenire se siamo giovani, non possiamo trascurare che in tutti i casi dovremo lottare contro gli insuccessi, le umiliazioni, i fallimenti, il sudore e il pianto. Altra tappa saranno anche le incomprensioni di chi sta al di sopra di noi e le loro pretese nei nostri confronti, e magari anche l'arroganza di chi tenderà ad umiliarci anche per divertimento, ma nulla di tutto questo ci scoraggerà se la nostra perseveranza sarà fondata sulla costanza della croce di Cristo, destinata a diventare resurrezione. Per dirla secondo le parole di San Paolo, "le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria che ci sarà data in futuro" e la corona di gloria verrà data ai soli perseveranti (San Francesco di Paola). Aspirare al successo immediatamente e senza condizioni non potrà che procurarci frustrazioni delusioni; accettare le condizioni di croce umiltà che il servizio comporta, non potrà che procurarci il successo, anche se non aspirato! LA PAROLA SI FA' VITA Spunti per la riflessione --Corrispondono i miei propositi e le mie scelte ad una vera decisione responsabile o sono il frutto di orgoglio e vanagloria? --Qualunque sia la posizione di lavoro o di studio nella quale mi trovo, riesco a dare il meglio di me stesso in tutto quello che faccio? Mi impegno con il dovuto entusiasmo? --Ho mai provato invidia per la posizione/ruolo ricoperta da altri? Come ho superato questo sentimento? --Come affronto le croci e le pene della mia attività? Come reagisco di fronte alle umiliazioni e agli insuccessi? --Mi capita di subire umliazioni e derisioni nel fare il mio dovere (in qualunque campo)? Come reagisco alle "frecciatine" degli invidiosi? |