Omelia (24-08-2003) |
a cura dei Carmelitani |
Il cuore dei discepoli messo alla prova 1. Orazione iniziale Signore, la tua Parola è dolce, è come un favo di miele; non è dura, non è amara. Anche se brucia come fuoco, anche se è martello che spacca la roccia, anche se è spada affilata che penetra e separa l'anima... Signore, la tua Parola è dolce! Fa' che io la ascolti così, come musica soave, come canzone d'amore; ecco le mie orecchie, il mio cuore, la mia memoria, la mia intelligenza. Ecco tutto di me, qui davanti a te fammi ascoltatore fedele, sincero, forte; fammi rimanere, Signore, con le orecchie del cuore fisse sulle tue labbra, sulla tua voce, su ognuna delle tue parole, perché neppure una di esse cada a vuoto. Manda, ti prego, il tuo santo Spirito con abbondanza, che sia come acqua viva che irriga tutto il mio campo, perché dia frutto, ove il 30, ove il 60, ove il 100 per uno. Signore. Attirami; fa' che io venga a te, perché, tu lo sai... dove mai potrei andare, verso chi, su questa terra, se non da te??! 2. Lettura: Giovanni 6, 60-69 a) Per inserire il brano nel suo contesto: Questi versetti costituiscono la conclusione del grande capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, nel quale l'evangelista presenta la sua "teologia eucaristica". Questa chiusa è l'apice di tutto il capitolo, perché la Parola ci conduce sempre più in profondità, sempre più al centro: dalla folla, che appare all'inizio, ai Giudei che discutono con Gesù nella sinagoga di Cafarnao, ai discepoli, ai dodici, fino a Pietro, quell'unico, che rappresenta ciascuno di noi, da soli, faccia a faccia con il Signore Gesù. Qui sboccia la risposta all'insegnamento di Gesù, alla sua Parola seminata così abbondantemente nel cuore degli ascoltatori. Qui si verifica se il terreno del cuore produce spine e cardi, o erba verde, che diventa spiga e poi grano buono nella spiga. b) Per aiutare nella lettura del brano: v. 60: Giudizio di condanna da parte di alcuni discepoli contro la Parola del Signore e quindi contro Gesù stesso, che è il Verbo di Dio. Dio è considerato non come un Padre buono, che parla ai suoi figli, ma come un padrone duro (Mt 25, 24), col quale non è possibile dialogare. vv. 61-65: Gesù smaschera l'incredulità e la durezza di cuore dei suoi discepoli e rivela i suoi misteri di salvezza: la sua ascensione al cielo e il dono dello Spirito santo, la nostra partecipazione alla vita divina. Ma questi misteri possono essere compresi e accolti solamente attraverso la sapienza di un cuore docile, capace di ascoltare e non con l'intelligenza della carne. v. 66: Primo grande tradimento da parte di molti discepoli, che non hanno saputo apprendere la vera scienza di Gesù. Invece di volgere lo sguardo al Maestro, gli volgono le spalle; interrompono, così, la comunione e non camminano più con lui. vv. 67-69: Gesù parla ora con i Dodici, i suoi più intimi e li pone davanti alla scelta definitiva, assoluta: rimanere con lui o andarsene. Pietro risponde per tutti e proclama la fede della Chiesa in Gesù come Figlio di Dio e nella sua Parola, che è la vera fonte della Vita. c) Il testo: 60: Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?". 61-65: Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono".Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio". 66: Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. 67-69: Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?". Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". 3. Un momento di silenzio orante Ho ricevuto il Dono, la grazia, ho ascoltato la Parola del Signore; ora non voglio mormorare (v. 61), non voglio lasciarmi scandalizzare (v. 61), né voglio lasciarmi offuscare dall'incredulità (v. 64). Non voglio tradire il mio Maestro (v. 64), non voglio tirarmi indietro e non andare più con lui (v. 66)... voglio stare con il Signore sempre!! Nel silenzio del cuore gli ripeto infinite volte: "Signore, da chi mai potrei andare, se non da te?!". Ecco, Signore, io vengo... 4. Alcune domande Che mi aprano il cuore e che lavorino la mia terra interiore come un aratro, capace di togliere da me le radici dell'indurimento e dell'incredulità. a) Mi soffermo innanzitutto sulla figura del discepolo e mi lascio interrogare, mi lascio sfidare, quasi come se fossi portato davanti a uno specchio, nel quale vedo riflessa la verità del mio essere e del mio agire. Io che discepolo sono? Davvero ogni giorno accetto di imparare alla scuola di Gesù, di ricevere il suo insegnamento, che non è dottrina di uomini, ma sapienza di Spirito santo? "Tutti saranno ammaestrati da Dio" (Is 54, 13; Ger 31, 33ss), ripetono in vario modo i profeti, indicando quell'unica conoscenza veramente necessaria, che è il rapporto d'amore col Padre, la vita con lui. Ma chi è il mio Maestro? Sono anch'io nel numero dei discepoli che continuano a chiedere a Gesù: "Signore, insegnaci a pregare!" (Lc 11, 1)? O fra quelli che gli camminano dietro, lungo le rive della vita, delle giornate e insistono nel domandargli: "Maestro, dove abiti?" (Gv 1, 39), spinti dal desiderio di rimanere con lui? O sono anch'io come Maria Maddalena, che continua a ripetere quel nome, anche dopo le più terribili esperienze di morte, di annientamento: "Rabbuni!" (Gv 20, 10)? Sottolineo i verbi che Giovanni riferisce ai discepoli: "dopo aver ascoltato", "mormoravano", "vi scandalizza", "non credevano", "si tirarono indietro e non andavano più con lui". Li medito uno ad uno, li rumino, li ripeto, li confronto con la mia vita... b) "Questa parola è dura: chi può ascoltarla?". È davvero dura la Parola del Signore, o è duro il mio cuore, che sa solo chiudersi e non vuole più ascoltare? Perché non è dolce, per me, la Parola del Signore, più del miele alla mia bocca (Sal 119, 103)? Perché non amo conservarla nel cuore (Sal 119, 9. 11. 57), ricordarla di giorno e di notte? Perché non è la mia lucerna, ancora accesa quando viene la sera, non è la luce che rischiara le mie notti e la lampada per tutti i miei passi (Sal 119, 105)? Perché, o mio cuore, non ti apri, lasciandoti ferire da questa spada a doppio taglio, che sa penetrarti fino in fondo, per fare in te distinzione su distinzione, chiarezza su chiarezza? Perché non la lasci entrare come Parola di salvezza e d'amore? E allora saprai che la Parola del tuo Signore non è dura, non è amara, né severa, ma diventerà, per te, un canto di gioia e ripeterai: "La mia lingua canti le tue parole, Signore!" (Sal 119, 172). c) "Gesù, conoscendo dentro di sé...". Il Signore mi conosce fino in fondo, Lui sa, Lui scruta; Lui mi ha intessuto (Sal 139), mi ha costituito fin dal principio, dall'eternità (Pr 8, 23). Lui conosce il mio cuore e sa quello che c'è in ogni uomo (Gv 1, 48; 2, 25; 4, 29; 10, 15). Ma davanti al suo sguardo, davanti alla sua voce che pronuncia il mio nome, davanti alla sua venuta nella mia vita, al suo continuo bussare (Ap 3, 20), io come reagisco? Che scelte faccio? Quali risposte gli offro? Forse comincio anch'io a mormorare, a tradirlo, ad allontanarmi, a dimenticarlo? d) "È lo Spirito che dà la vita". Apro il mio cuore, la mia mente, tutta la mia persona alla Presenza dello Spirito santo, al suo soffio, al suo fuoco, alla sua acqua che zampilla in eterno. E mi pongo a confronto con lui, mi faccio compagno di quei personaggi della Bibbia, che hanno completamente affidato la loro esistenza all'opera dello Spirito santo.Vado vicino alla Vergine Maria: "Ecco, lo Spirito santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo" (Lc 1, 35); ma io, insieme a lei, so ripetere con forza, con convinzione: "Eccomi, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38)? Vado vicino a Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che "mosso dallo Spirito, si recò al tempio" (Lc 2, 27); ma io mi lascio condurre così, mi lascio portare dove il Signore vuole, dove lui mi aspetta, o voglio sempre decidere io la direzione da dare alla mia vita? Vado vicino a Gesù, a Pietro, a Paolo o agli altri apostoli ed evangelizzatori di cui ci parlano gli Atti e mi metto in discussione: che posto occupa lo Spirito santo nella mia vita di cristiano, di fratello tra i fratelli? Se è lo Spirito che dà la vita, il mio essere vivo o morto dipende da lui, dalla sua presenza in me, dalla sua azione; forse dovrei approfondire, intensificare il rapporto con lo Spirito del mio Signore... e) In questo pochi versetti Giovanni ci parla anche di un mistero molto bello e profondo che Egli racchiude nei verbi "andare" o "venire", riferiti a Gesù. Comprendo, ancora una volta, che la mia vita trova il suo senso vero, la sua ragione di essere, di continuare ogni giorno, proprio in rapporto a questo movimento di amore e di salvezza. "Venire a me" (v. 65), "non andavano più con lui" (v. 66), "volete andarvene?" (v. 67), "da chi andremo?" (v. 68). La domanda di Pietro, che è, in verità, un'affermazione fortissima di fede e di adesione al Signore Gesù, significa questo: "Signore, io non andrò da nessun altro, s e non da te solo!"; è così davvero la mia vita? Sento mie queste parole così appassionate? Rispondo, ogni giorno, ogni momento, nelle situazioni più diverse della mia vita, negli ambienti, davanti alle persone, all'invito che Gesù mi fa personalmente: "Venite a me! Vieni a me! Seguimi!"? Da chi vado, io? Verso dove corro? Quali orme sto seguendo? " fa' che io venga a te, Signore"! 5. Una chiave di lettura Chiedo alle sante Scritture di farmi da guida, di illuminare ogni mio passo, ogni movimento, perché voglio andare da Gesù. Chiedo ai verbi che lui usa, alle espressioni che ripete, ai silenzi delle parole non dette, di rivelarmi la strada da percorrere... per trovare lui e non un altro. La Parola del Signore e il rapporto d'amore con essa In questo brano Giovanni mi mostra la Parola del Signore quale punto di incontro, luogo santo dell'appuntamento con Lui; mi accorgo che essa è il luogo della decisione, delle separazioni sempre più profonde nel mio cuore e nella mia coscienza. Mi accorgo ancora di più che la Parola è una Persona, è il Signore stesso, presente davanti a me, donato proprio a me, aperto per me. Tutta la Bibbia, pagina dopo pagina, è un invito, dolce e forte al tempo stesso, all'incontro con la Parola, a conoscere la Fidanzata, la Sposa, che è, appunto, la Parola, che esce, come bacio d'amore, dalla bocca del Signore. L'incontro, che qui viene donato, non è superficiale, non è vuoto, né fuggevole o sporadico, ma è intenso, pieno, costante, ininterrotto, perché è come l'incontro fra lo sposo e la sua sposa; così il Signore mi ama e si dona a me. Occorre l'ascolto attento e premuroso, tanto che neppure una delle sue parole cada a vuoto (1 Sam 3, 19); occorre un ascolto col cuore, con l'anima (Sal 94, 8; Bar 2, 31); occorre l'obbedienza dei fatti, di tutta la vita (Mt 7, 24-27; Gc 1, 22-25); occorre una scelta vera e decisa, che mi fa preferire la Paola del Signore, fino a decidere di prenderla come sorella (Pr 7, 1-4) o come sposa nella mia casa (Sap 8, 2). La mormorazione e la chiusura del cuore Questa tematica della mormorazione, della ribellione mi scuote ancora di più, mi mette in crisi; ripercorrendo la Bibbia, anche solo nella mia memoria, mi accorgo che la mormorazione contro il Signore e il suo agire nei nostri confronti è la realtà più terribile e distruttiva che possa mai venire ad abitare il mio cuore, perché mi allontana da Lui, mi separa fortemente e mi rende cieco, sordo, insensibile. Mi fa dire che Lui non c'è, mentre è vicinissimo; che Lui mi odia, mentre mi ama di amore eterno e fedele (Dt 1, 27)! È la più grande e profonda stoltezza! Nei libri dell'Esodo, dei Numeri o nei Salmi, incontro il popolo del Signore che piange, si lamenta, si arrabbia, mormora, si chiude, si ribella, se ne va, muore (Es 16, 7ss; Num 14, 2; 17, 20ss; Sal 105, 25)); un popolo senza più speranza, senza vita. Capisco che questa situazione si crea quando non c'è più il dialogo con il Signore, quando il contatto con Lui è interrotto, quando, invece di ascoltarlo e di interrogarlo, rimane solo la mormorazione: questa specie di ronzio continuo dentro l'anima, dentro i pensieri, che mi fa dire: "Potrà forse Dio preparare una mensa nel deserto?" (Sal 77, 19). Se mormoro contro mio Padre, se smetto di credere al suo Amore per me, alla sua tenerezza, che mi ricolma di ogni bene, io rimango senza vita, senza nutrimento per il cammino di ogni giorno. O se mi arrabbio, se mi ingelosisco perché Lui è buono, perché dà via il suo amore a tutti, senza misura, e faccio come i farisei (Lc 15, 2; 19, 7), allora rimango completamente solo e oltre a non essere più figlio, non sono neanche più fratello di nessuno. Infatti alla mormorazione contro Dio è strettamente legata la mormorazione contro i fratelli e le sorelle (Fil 2, 14; 1 Pt 4, 9). Tutto questo imparo seguendo le tracce di questo verbo... Il Dono del Figlio dell'uomo: lo Spirito Santo Mi sembra di intravedere una strada di luce, tracciata dal Signore Gesù e quasi nascosta in questi versetti così densi e traboccanti di ricchezza spirituale. Il punto di partenza sta nell'ascolto vero e profondo delle sue Parole e nell'accoglienza di esse; da qui alla purificazione del cuore, che da cuore di pietra, indurito e chiuso, diventa, nella tenerezza del Padre, cuore di carne, morbido, che Egli può ferire, plasmare, che può prendere fra le mani e stringere a sé, come un dono. Sì, tutto questo compiono le Parole di Gesù, quando mi raggiungono ed entrano in me! È solo così che posso proseguire il cammino, vincendo le mormorazioni e lo scandalo, fino a giungere a poter vedere Gesù con occhi diversi, occhi anch'essi rinnovati dalla Parola, che non si fermano alla superficie, alla durezza della scorza, ma imparano, ogni giorno di più, ad andare oltre, a guardare in alto. "E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?" (v. 62). È l'accoglienza dello Spirito, dono del Risorto, dono dell'asceso alla destra del Padre, dono dall'alto, dono perfetto (Gc 1, 17); Lui l'aveva detto: "Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12, 32) e mi attira con lo Spirito, mi fa suo con lo Spirito, mi manda nello Spirito (Gv 20, 21s), mi rende forte grazie allo Spirito (At 1, 8). Se faccio un percorso lungo le pagine dei Vangeli vedo come lo Spirito del Signore sia la forza che investe ogni persona, ogni realtà, perché è lui l'amore eterno del Padre, è la vita stessa di Dio comunicata a noi. Mi faccio attento, mi chino sulle espressioni, sui verbi usati, sulle parole che si rincorrono e si illuminano, arricchendosi vicendevolmente: sento che veramente vengo come immerso dentro quest'Acqua viva, che zampilla e gorgoglia, sento che ricevo un nuovo battesimo e ne ringrazio con tutto il cuore il Signore. "Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (Mt 3, 11), grida Giovanni e, mentre leggo, questa Parola si realizza su di me, dentro di me, in tutto il mio essere. Sento lo Spirito che parla in me (Mt 10, 20); che, con la sua potenza, allontana da me lo spirito del male (Mt 12, 28); che mi riempie, come già ha fatto con Gesù (Lc 4,1), con Giovanni Battista (Lc 1, 15), con la vergine Maria (Lc 1, 28. 35), con Elisabetta (Lc 1, 41), con Zaccaria (Lc 1, 67), con Simeone (Lc 2, 26), con i discepoli (At 2, 4), con Pietro (At 4, 8) e con tantissimi altri. Sento e incontro lo Spirito che mi insegna cosa devo dire (Lc 12, 10); che mi fa nascere veramente, per non morire mai (Gv 3, 5); che mi insegna ogni cosa e mi ricorda tutto ciò che Gesù ha detto (Gv 14, 26); che mi guida alla verità (Gv 16, 13); che mi dà la forza per essere testimone del Signore Gesù (At 1, 8), del suo amore per me e per ogni uomo. Il combattimento della fede: nel Padre o nel maligno? Questo brano di Giovanni mi mette di fronte a una grande lotta, a un combattimento corpo a corpo tra lo Spirito e la carne, tra la sapienza di Dio e l'intelligenza umana, tra la Parola e i ragionamenti della mente, tra Gesù e il mondo. Capisco bene che Giobbe aveva ragione, quando diceva che la vita dell'uomo sulla terra è tempo di tentazione, è una milizia (Gb 7, 1), perché sperimento anch'io che il maligno tenta di scoraggiarmi, facendomi dubitare delle promesse divine e spingendomi ad allontanarmi da Gesù. Mi vorrebbe mandare via, tenta in tutti i modi di indurirmi il cuore, di chiudermi, di spezzare la mia fede, il mio amore. Lo sento, come un leone ruggente che va in giro, cercando chi divorare (1 Pt 5, 8), come tentatore, divisore, accusatore, come schernitore beffardo che ripete continuamente: "Dov'è la promessa della sua venuta?" (2 Pt 3, 3s). Io so che solo con le armi della fede posso vincere (Ef 6, 10-20; 2 Cor 10, 3-5), solo con la forza che mi viene dalle Parole stesse di mio Padre; per questo io le scelgo, le amo, le studio, le scruto, le imparo a memoria, le ripeto e dico: "Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia!" (Sal 26, 3). La confessione della fede in Gesù, Figlio di Dio La comparsa di Simon Pietro, alla fine di questo brano, è come una perla incastonata su un gioiello prezioso, perché è proprio lui che ci grida la verità, la luce, la salvezza, attraverso la sua confessione di fede. Raccolgo, dai Vangeli, altri passi, altre confessioni di fede, che aiutino la mia incredulità, perché anch'io voglio credere e poi conoscere, voglio credere e avere stabilità (Is 7, 9): Mt 16, 16; Mc 8, 29; Lc 9, 20; Gv 11, 27. 6. Un momento di preghiera: Salmo 18 Inno di lode per la Parola del Signore, che dona saggezza e allieta il cuore La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi. Rit. Signore, tu hai parole di vita eterna! Il timore del Signore è puro, dura sempre; i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti, più preziosi dell'oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante. Anche il tuo servo in essi è istruito, per chi li osserva è grande il profitto. Rit. Signore, tu hai parole di vita eterna! Le inavvertenze chi le discerne? Assolvimi dalle colpe che non vedo. Anche dall'orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato. Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia rupe e mio redentore. Rit. Signore, tu hai parole di vita eterna! 7. Orazione finale Signore, grazie per le tue parole, che hanno risvegliato in me lo spirito e la vita; grazie, perché tu parli e la creazione continua, tu mi plasmi ancora, imprimi ancora in me la tua immagine, la tua somiglianza insostituibili. Grazie, perché tu, con amore e pazienza, mi aspetti anche quando mormoro, quando mi lascio scandalizzare, quando mi lascio prendere dall'incredulità, o quando ti volto le spalle. Perdonami, Signore, per tutto questo e continua a guarirmi, a rendermi forte e felice nel seguire te, te solo! Signore, tu sei salito là dov'eri prima, ma sei ancora con noi e non smetti di attirarci, uno ad uno. Attirami, Signore e io correrò, perché ho creduto davvero e ho conosciuto che tu sei il Santo di Dio! Ma, ti prego, fa' che mentre corro per venire a te, io non sia solo, ma mi apra sempre più alla compagnia dei fratelli e delle sorelle; insieme a loro, infatti, io ti troverò e sarò tuo discepolo tutti i giorni della mia vita. Amen. |