Omelia (15-08-2010) |
mons. Gianfranco Poma |
Il corpo della donna Il 15 di Agosto, la Chiesa cattolica celebra la festa della "Assunzione della Beata Vergine Maria". Non possiamo non chiederci, oggi, che senso abbia parlare di "Maria assunta in cielo, in corpo e anima": come è possibile anche solo proporre alla mentalità scientifica attuale, post-metafisica, post-moderna, alla cultura attuale tutta ripiegata sull'esperienza concreta, di rivolgere gli occhi verso il cielo dove è assunta Maria? Eppure la fede cristiana osa dilatare l'orizzonte della cultura attuale, annunciando l'evento sconcertante che Maria, una donna precisa e concreta, con la sua identità personale, è viva di una vita piena, eterna, di una vita non più descrivibile dalla ragione scientifica, perché accolta nell'intimità della Fonte stessa della vita, che è Dio. Proclamare "Maria assunta in cielo", minimamente percependo ciò che si afferma, significa avere il coraggio di entrare nell'inesauribile ed ineliminabile problema del rapporto tra la fede e la ragione, generato dalla domanda che nasce nell'intimo di ogni uomo, sul senso della propria esistenza e del mondo intero: l' uomo moderno che la scienza indaga sempre più profondamente, sente che la domanda che egli pone su di sé, non trova risposta, ma nasce ancora più forte, come conseguenza di una scienza che, fedele al proprio metodo di ricerca, si confessa incompetente di fronte all'assillo di trovare il "senso" della meraviglia che essa stessa indaga. Nel suo diario della prigionia ("Resistenza e resa") Dietrich Bonhoeffer nota: "nella teologia, oggi, noi stessi abbiamo bisogno di ricominciare a comprendere". I cristiani che oggi hanno il coraggio di credere, celebrare e annunciare al mondo "Maria assunta in cielo in corpo e anima", non possono esimersi dal chiedersi, per primi: ma che cosa significa questa affermazione, espressa in termini che si possono ritenere mitici? "Maria assunta in cielo, corpo e anima": Maria è una donna, una persona precisa, con la drammaticità della sua storia, è una donna che il Vangelo descrive, simile a tutte le altre. "E' assunta in cielo": il participio passivo significa che Maria è il termine di una azione compiuta da un altro. Maria è presa, innalzata, introdotta "in cielo", termine mitico per indicare il mistero di Dio: dunque Maria è il termine di un atto di Dio, che la ama, la afferra e la innalza per renderla partecipe del suo infinito Amore. E Maria è assunta in cielo, "corpo e anima": non è solo il suo spirito, la sua anima, è lei, Maria, in tutta la sua concretezza umana personale. Maria assunta in cielo, in corpo e anima" vuol dire che questa donna si è lasciata talmente amare, da un Amore che la dimensione della vita storica non può esaurire; vuol dire che in lei la morte significa raggiungere l'intimità più profonda con l'Amore. In Maria, nella sua esperienza, si apre così l'orizzonte per la comprensione di quel "senso" che l'uomo non cessa di cercare ma che trova solo quando, credendo l'Amore, comincia a gustare i meravigliosi scenari aperti dalla scienza. La pagina del Vangelo di Luca (Lc.1,46-55), il Magnificat, descrive in modo mirabile l'esperienza di Maria che trova il suo compimento in lei "assunta in cielo". Maria è una ragazza che ha creduto all'Amore: credere, affidarsi all'Amore è il senso fondamentale dell'esistenza umana. Ogni attimo della vita è una scelta: vivere per sé o vivere amando. Chi crede, ama: chi ama si affida. A chi si affida? All'altro che ha di fronte. Ma come è possibile affidarsi se non credendo che, ogni "altro" fragile è solo il segno, il simbolo di un "Altro" al quale solo ci si può affidare totalmente?. Il Magnificat ci descrive tutto il cammino della fede di Maria: la sua vita è di una drammaticità senza pari. Ha imparato a credere l'Amore di Colui che è con chi si affida a Lui, con chi è umile, debole. Ha imparato a gustare l'Amore con il suo cuore di donna, con la sua sensibilità, con il suo corpo di donna, ha sperimentato che cosa significhi portare nel suo grembo un figlio, partorirlo, tremare per lui, soffrire il dolore più atroce: la morte, il momento della più grande fragilità, non può essere l'abbandono da parte di Colui che è l' "Amore fedele", ma l'abbraccio senza più veli. In Maria si illumina il senso della vita: nel suo corpo di donna che ha creduto l'Amore, Dio rivela che tutto è bello, quando tutto è Amore. |