Omelia (15-08-2010)
mons. Antonio Riboldi
Maria Assunta in cielo

È certamente grande festa il 15 agosto, Festa di Maria Assunta in Cielo.
Una ricorrenza che coincide con il ferragosto, ossia quel tempo in cui la gente riposa dal lavoro -una breve tregua allo stress che si è accumulato in questi ultimi tempi davvero dolorosi per la crisi che ha tolto il lavoro a troppi -. Ma ovunque si cerca di fare uno strappo per ritrovare un po' di serenità e non mancare alla festa del 'ferragosto'.
E proprio in questo giorno la Chiesa celebra la solennità di Maria SS.ma, che viene assunta in Cielo. Aveva vissuto tra noi, condividendo tutto di noi, tranne il peccato. Tra noi passò quasi inosservata, a Nazareth, per la sua povertà e la sua umile famiglia. Quello che non aveva in comune con noi era il suo essere immune dal peccato, Immacolata, per la sola ragione che doveva essere Madre degna del Figlio di Dio. E non cercò, come è spesso follia di oggi, da parte della donna, di mettersi in mostra, pagando il caro prezzo di perdere la sua bellezza interiore, per fare spazio solo al corpo, come fosse una merce, e non il tempio delicato dell'anima: la bellezza di Maria era totale ed integra.
Maria SS.ma, a Nazareth, non fu 'la donna di cui si parla': passò discreta e dignitosa, lasciando certamente una scia di innocenza.
Come mamma, che sa amare il figlio fino in fondo, condividendo con Lui tutto, Lo seguì nel non facile periodo dell'evangelizzazione, accogliendone in sé gioie e contrasti, dolori e zelo. E l'amore la portò a starGli vicino fin sotto la croce. Il Vangelo descrive quel momento drammatico e di immenso amore con un verbo: 'Stava presso la croce': come mamma che non abbandona il figlio, mai. E Lo attese nella resurrezione. Fu con gli apostoli nel giorno della Pentecoste e stette con loro, come a ricordare l'amore del Figlio, fino al momento del passaggio al Cielo: un transito che non poteva conoscere il castigo della morte, comune a noi uomini, e quindi non morì ma fu assunta in Cielo, dove ci attende.
Scrive Paolo VI: "Riconosciamo ed esaltiamo nella Pasqua la gloria e la gioia della resurrezione di Gesù Cristo. Nell'assunzione di Maria ne celebriamo la prima estensione all'umanità. Cristo 'primogenito tra i morti' conferisce a Maria - nella quale non esistendo peccato alcuno e quindi non aveva titolo di dominio la morte - la sorte anticipata, che speriamo sia di tutti noi, per misericordia di Dio, sempre se saremo fedeli a Cristo, l'immortalità cioè felice dell'anima e la resurrezione restauratrice delle nostre povere membra corporali". (15 agosto 1961)
Vi è, in chi davvero vive la vita come un cammino verso il cielo e vede in ogni atto, in ogni giorno, un accostamento al momento in cui lasceremo questo mondo per andare incontro al Padre, la gioia di sapere che l'esistenza non è un fatto materialistico, che si consuma con il corpo e finisce in un poco di polvere, ma va oltre, cammina verso la sua 'assunzione al Cielo'.
Ed è vera saggezza saper guardare al Cielo dando al nostro esistere il vero valore che viene da Dio. Quanti cristiani, il giorno della morte, lo hanno saputo vivere proprio come un'attesa di 'assunzioné presso il Padre! È una lezione di vita vera che ci aiuta a dare alla nostra stessa vita il senso dell'attesa dell'incontro con la gioia dell'eternità.
Ricordo mia mamma, che visse 99 anni. Visitandola, uno degli ultimi giorni qui in terra, così espresse la sua attesa: 'Ho vissuto la vita come servizio a Dio e alla mia famiglia, sempre con l'occhio al Cielo. Ora passo questi ultimi giorni come momenti preziosi prima dell'incontro con il Padre!'.
Purtroppo viviamo un periodo in cui l'attrattiva delle cose naturali si è fatta assai suggestiva: natura, scienza e godimento impegnano potentemente la nostra attenzione, la nostra speranza. Abbiamo dimenticato le parole che Gesù rivolse a Marta, la sorella di Maria e Lazzaro: 'Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà toltà.
Oggi, nel materialismo soffocante, che non va oltre questa terra, rischiamo davvero di non essere più capaci di nostalgia dell'eternità, di nutrirci di preghiera, di aspirare ai valori trascendenti e supremi, di porre la nostra speranza al di là del piccolo quadro della nostra immediata e precaria esperienza umana.
Il mondo della religione ci può apparire vano ed inutile, quello dello spirito, del soprannaturale poi, al quale siamo effettivamente chiamati, inconcepibile.
L'aldilà viene sostituito dall'aldiqua. In altri termini si ha come l'impressione che tanta gente sia occupata totalmente dagli affari di questo mondo, come se altro noi non dovessimo cercare ed amare. L'assunzione di Maria ci obbliga, con suadente invito, a verificare se la via che ciascuno di noi percorre, è rivolta verso il sommo traguardo e a rettificarla decisamente verso di esso, se così non fosse.
Credo che questa meravigliosa Festa dell'Assunzione di Maria, che riguarda proprio anche noi, debba essere l'occasione per tutti, e per ciascuno, di esaminarci dove è rivolta l'attenzione del nostro cuore.
Sappiamo che per il cuore della gente saggia, che ha fede, il Paradiso è la mèta che si pone, e non interessa assolutamente il dannoso 'paradiso' che ci offre una terra senza futuro.
bello allora e doveroso meditare Maria Assunta, come la mamma che ci ha aperto la strada del futuro infinito con Dio. Non solo. L'ha aperta ed è sempre lì a ricordarcelo, indicandola ed aiutandoci a raggiungerla, cominciando da subito a vivere intensamente, seguendo le sue orme e, soprattutto, quelle del Suo Figlio.
Ogni volta vado a Lourdes, mi prende una grande nostalgia di cielo e, cantando 'Andrò a vederla un dì', è come esprimere con i fratelli il nostro grande desiderio di Paradiso.
Vorrei rivolgere a Maria lo stupendo cantico di Dante:
"Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'etterno consiglio, tu sé colei che l'umana natura, nobilitasti sì, che suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore, per lo cui caldo ne l'ettema pace così è germinato questo fiore. Qui sé a noi meridiana face di cantate, e giuso, intrà mortali, sé di speranza fontana vivace. Donna, sé tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate."