Omelia (15-08-2010)
don Alberto Brignoli
Madre, per favore, un frammento di cielo...

"Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto": quando Isaia mette in bocca al re Ezechia queste parole, il re si trova in uno stato di profonda depressione perché - in occasione di una grave malattia - riceve dal profeta l'annuncio di una morte imminente. Allora, stanco di rivolgere il suo sguardo verso un futuro incerto e verso Dio come conseguenza di ciò, abbassa gli occhi verso la terra e verso la sua condizione di mortale e sfoga contro il cielo la propria desolazione e il proprio senso di sconfitta.
Sembra che Ezechia non sia un caso isolato, nell'esperienza di fede del popolo d'Israele. Molti libri sapienziali, infatti (in cima a tutti, Qoélet e Giobbe), con un attualissimo esistenzialismo poco comune nei testi sacri, parlano dell'esperienza di Dio come una realtà spesso ambigua e illusoria, nella quale l'uomo confida e si ritrova a volte deluso perché gli sguardi rivolti verso il cielo, "gli occhi che guardano in alto", non danno i frutti da lui sperati. Si confida e si spera in Dio e si ha l'impressione di rimanerne delusi, perché le cose non vanno secondo le nostre aspettative. E allora non resta che rivolgere lo sguardo alle cose della terra e cercare in esse qualche consolazione che, sia pur effimera e passeggera, possa comunque - con un po' di sano realismo - anche solo parzialmente gratificare.
Ma se, oggi come oggi, rivolgo il mio sguardo alle cose della terra, i miei occhi si stancano molto di più. Sarà anche reale, ciò che vedo, e magari alla vista sarà pure gratificante, o quanto meno potrà suscitare un'intrigante curiosità: ma non riesco affatto a trovare, nelle cose della terra, qualcosa che mi aiuti a guardare al futuro con serenità. Piccolezze, ristrettezze, bassezze, pochezze, limitatezze... tutta una serie di cose che non riesce a fare altra rima che con "schifezze"... questo è quello che mi offre il mio sguardo gettato oggi sulle cose della terra!
E allora, sapere che oggi la mia fede e la mia religione mi invitano a lasciarmi prendere per mano da una Donna, da una Madre (o forse è più corretto dire "la" Donna e "la" Madre) che mantenendo lo sguardo fisso verso il cielo viene assunta là dove la attende un Padre che è insieme Figlio come me, forse mi aiuta a risollevare la testa e a smetterla di guardare le cose poco gratificanti fatte solamente di terra.
Madre, aiutaci a risollevare lo sguardo dalle cose che vediamo ogni giorno su questo nostro piccolo e limitatissimo pezzo di universo:
da un pianeta devastato, che un po' si inonda e un po' si incendia, per colpa di un clima impazzito, reso "pazzo" per contagio da chi crede di avere a disposizione un altro pianeta, in qualsiasi momento, a portata di mano;
da un'esistenza in cui nemmeno più il cibo che mangi ti assicura vita, perché se non ti uccide per intossicazione ti uccide per abbondanza, e ti porta ad uccidere altri per carenza;
da una strada che invece di essere via di comunicazione e strumento di incontro tra le persone, si è fatto luogo insicuro, incerto, dove certa è solo l'alta percentuale di incontrare la morte perché qualcuno è arrabbiato con la vita o perché nessuno ha più un codice di comportamento, anche se poi cercano di correre ai ripari con nuove regole e nuovi codici... troppo tardi, però;
da un'economia che ci vendono come "in ripresa" nonostante sia senza lavoro, e da un lavoro che ci viene portato via, lontano da qui, proprio perché "privo di economia";
da una politica gretta, bassa, senza ideali, senza nemmeno più connotazioni definite e che, semplicemente, ci ha stancati;
da agognati periodi di vacanza, e addirittura da uno sport (tanto quello a cui assistiamo come quello praticato) che dovrebbero aiutarci a divertirci e a distogliere il pensiero dalle preoccupazioni quotidiane e che invece ci deprimono, ci fanno arrabbiare, a volte anche ci imbrogliano e rischiano di fare più danno che bene;
da un'informazione vuota, insulsa, manipolata, imbavagliata, e chi può ne ha più ne metta... in un parola sola "fasulla";
da una Chiesa ancora indolenzita dalle sue stesse ferite, che fa fatica a guarire e a riprendersi, che stenta a darsi una mossa per stare più vicina alla gente e in dialogo con l'uomo contemporaneo, che è spesso convinta di essere nel giusto quando lascia la tenda dell'Esodo per entrare nel palazzo dell'Erode di turno, quando si toglie il grembiule del servizio per indossare l'uniforme del comando, quando rinuncia alla povertà per abbracciare la ricchezza... una Chiesa che amiamo con amore di figli e che proprio per questo vorremo sentire più Madre che maestra.
Per favore, Madre del Cielo: aiutaci tu a risollevare lo sguardo verso le cose di lassù. Ottienici la grazia di scoprire, anche in queste bassezze della terra, i piccoli germogli di bene che senza far rumore sono ancora capaci di crescere nel cuore di ogni uomo e di ogni donna di buona volontà, al di là del colore della loro pelle, al di là della loro cultura e condizione, della loro fede e religione.
E chiedi a tuo Figlio, tu che sei seduta al suo fianco, di donarci il coraggio necessario per andare controcorrente.
Perché ognuno di noi, nel suo piccolo, faccia tutto ciò che gli è possibile per regalare ancora a questa terra un frammento di Cielo.