Omelia (08-02-2009) |
Wilma Chasseur |
Gli impegni di Gesù Dopo l'intermezzo della Presentazione al Tempio, rientriamo nel tempo ordinario e ricominciamo a seguire Gesù che continua ad annunciare la buona novella. Avevamo visto che per far questo, Gesù aveva lasciato Nazaret ed era andato a stabilirsi a Cafarnao che era diventata, la sua seconda patria. Essendo situata vicino alla grande strada - la via maris- battuta dalle carovane provenienti dalla Siria e dalla Mesopotamia e dirette in Palestina e in Egitto, era una città importante: c'era un ufficio delle imposte e un presidio di soldati romani comandati da un centurione. Per il continuo passaggio di carovane era un luogo ideale per l'annuncio del Vangelo. Ora non esiste più: fu completamente distrutta, forse da un terremoto, nel 665, e mai più ricostruita. Ci sono le rovine che ne confermano l'esistenza. Questo vangelo ci fa un po' la cronistoria di come doveva essere la giornata di Gesù. E QUANTI IMPEGNI AVESSE. E' sabato, entra nella sinagoga e si mette ad insegnare destando grande stupore ed ammirazione per il modo con cui lo fa perché: " insegnava con autorità e non come gli scribi( mi viene spontaneo chiedermi: come avranno insegnato gli scribi? Con autoritarismo invece che con autorità? ). Gli si presenta allora un ossesso ed ecco che vediamo l'autorità di Gesù in atto: comanda allo spirito immondo e questo subito obbedisce ed esce dall'uomo. Ecco la differenza: la vera autorità si traduce in fatti, mentre l'autoritarismo si ferma alle parole e velleità di fatti! In Gesù l'autorità gli viene dal fatto di essere Dio e qualsiasi "potenza", fosse pure demoniaca, non può che essere sconfitta davanti alla vera ed unica potenza del Figlio di Dio. Se il male ha una certa potenza, Gesù, figlio di Dio, ha l'ONNIPOTENZA, e quando dice "basta" è basta! Dopo aver liberato l'ossesso e scatenato una discussione dei presenti sul suo straordinario potere, Gesù esce dalla sinagoga e va casa di Pietro dove la suocera è a letto con la febbre. Qui assistiamo ad un altro tipo di potere che Egli ha: quello sulla malattia. " Accostatosi, Gesù la sollevò prendendola per la mano e subito la febbre la lasciò". Allora tutta la città affluì davanti alla porta, " gli portarono tutti i malati e gli indemoniati e ne guarì molti". Questo successo strepitoso, lungi dal centrarlo su di sé e far nascere anche un minimo e legittimo compiacimento sull'opera compiuta, gli suscita invece un grande bisogno di appartarsi per entrare in comunione con il Padre. E così vediamo Gesù che di buon mattino, quando ancora non è spuntato il sole e regna il buio attorno, esce di casa e si ritira in un luogo deserto a pregare. Mentre tutti gli altri dormivano ancora, il Maestro si sprofondava in un'intensa adorazione e preghiera prolungata. Ecco il tratto più caratteristico e ricorrente della personalità di Gesù: il suo rapporto con il Padre . Più che nel rapporto con gli altri, i Vangeli ci mostrano un Gesù in costante atteggiamento filiale verso il Padre. Niente, neanche il successo strepitoso aveva il potere di distoglierlo dalla fonte suprema del Suo essere e del Suo agire. E poi arrivano gli apostoli a dirgli che "tutti lo cercano" ma Lui non soccombe alla tentazione del successo e dice: " Andiamocene altrove, perché io predichi anche là: per questo sono venuto". E così si è conclusa la giornata di Gesù con tutti i suoi impegni: ha partecipato alla celebrazione nella sinagoga, liberato un ossesso, guarito la suocera di Pietro oltre a molti altri malati e indemoniati, predicato e soprattutto pregato. Questo ci deve insegnare che l'unica vera ricarica dopo un'intensa giornata di lavoro è la preghiera. Solo questa può staccarci dall'ingranaggio consumistico e servile che la società vuole imporci, e ridarci la signoria su noi stessi facendoci fare l'esperienza della nostra figliolanza divina. Tutto il resto, compresi schermi e teleschermi vari, rischiano solo di riempirci di vuoto e, lungi dal ricaricarci, lasciarci più stanchi di prima. E' urgente saperci di nuovo centrare su Dio. |