Omelia (15-03-2009)
Wilma Chasseur
Il luogo dell'incontro

Il Vangelo di questa domenica ci invita a riflettere sulla cacciata dei venditori dal tempio. Quest'anno ci viene presentato dal vangelo secondo Giovanni, ma l'avvenimento è riportato anche dagli altri evangelisti, segno che non fu un fatto marginale e secondario della vita di Gesù, ma un insegnamento importante su come debba essere e quale debba essere il vero luogo del culto.
Questa scena ci mostra un Gesù che rivela tutta la sua imponenza e la sua sovrana autorità che gli viene dal suo essere Figlio di Dio e Dio lui stesso.
Questo aspetto della sua personalità l'avevamo già visto l'anno scorso, meditando il capitolo 23 di Matteo - il famoso capitolo dei "guai"- quando stanco degli attacchi e contrattacchi di farisei, sadducei e compari che non la finivano di metterlo alla prova, Gesù si era preso una rivincita alla grande. Allora aveva stigmatizzato l'agire di scribi e farisei, stilando loro una terribile carta d'identità i cui dati salienti erano: dicono e non fanno; fanno portare agli altri pesanti fardelli che loro non toccano neppure con un dito; amano farsi chiamare maestri ed essere applauditi nelle piazze e così fanno proseliti per poi renderli figli dell'inferno. " Guai a voi scribi e farisei ipocriti che chiudete il regno dei cieli in faccia agli uomini e così non vi entrate neppure voi". E poi segue a raffica tutta un'altra serie di "guai" e un elenco delle loro nefandezze. Di che rimanere tramortiti! Anche oggi abbiamo una scena del genere. " Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio con le pecore e i buoi; gettò a terre il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi e ai venditori di colombe disse: " Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato".
Ecco qual era la pedagogia di Gesù: insegnare con i gesti e i fatti più che con le parole; questi gridano molto più forte! Ogni suo gesto è un insegnamento: Qui fa valere i diritti del Padre e li difende con forza e autorità divine: guai trasformare la casa del Padre in un luogo di mercato!
E allora i Giudei si indignano: " Quale segno ci mostri per fare queste cose? Rispose Gesù: distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".
Gesù mette in discussione l'istituzione più sacra ed intoccabile della tradizione rabbinica: il tempio di Gerusalemme, e mette sotto accusa il loro modo di interpretare il rapporto con quel luogo sacro.
Il gesto di Gesù è chiaramente provocatorio e scatena l'opposizione dei Giudei che cadono in un colossale fraintendimento( ma, mi chiedo io, lo facevano apposta a fraintendere sempre e a fraintendere tutto perché faceva loro comodo e permetteva loro di rimanere affossati nei loro pregiudizi?). Il tempio di cui parla Gesù è il suo corpo, non l'altro fatto di pietra.
Gesù qui si identifica con il tempio: " Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".
Ecco qual è il vero luogo del culto, il santuario della presenza di Dio e luogo dell'incontro con Lui: la persona di GESU'. E visto che Dio vuole abitare nel cuore di ognuno, il primo luogo del culto è il cuore dell'uomo. Dio va cercato lì. "Ti cercavo fuori, ma tu eri dentro di me", diceva già sant'Agostino. Non è tanto il luogo o le osservanze esteriori che realizzano le condizioni per incontrare Dio, quanto le disposizioni del cuore e il voler aderire alla Sua volontà.
In questo Vangelo Gesù dà il primato all'interiorità, confermando ancora una volta che Dio cerca adoratori in spirito e verità.