Omelia (22-03-2009) |
Wilma Chasseur |
L'opera più grande Il Vangelo di questa domenica ruota attorno a tre temi dominanti: la vita eterna, la fede, il giudizio. " Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna: Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui". La vita eterna. Se ci chiedessero di colpo che cos'è la vita eterna, cosa risponderemmo? Probabilmente l'unanimità delle risposte al sondaggio sarebbe: " E' la vita che inizia dopo la morte". E invece l'evangelista Giovanni dice: " La vita eterna è conoscere Te, l'unico vero Dio e Colui che hai mandato Gesù Cristo". Ecco una notizia sconvolgente, cioè che sconvolge tutti i nostri modi di pensare perché se la vita eterna consiste nel conoscere, significa che essa non inizia alla nostra morte, ma alla nostra nascita. Dio dandoci l'essere ci dà implicitamente anche la capacità di conoscere che diventerà perfetta nell'età adulta, ma ognuno di noi la riceve in potenza già alla nascita. L'adulto avrà una conoscenza più perfetta di quella del bambino, ma ad ognuno Dio dà la capacità di conoscere non solo la realtà che lo circonda, ma soprattutto di conoscere Lui, l'unico vero Dio. " Venne nel mondo la luce vera, quella che illumina OGNI uomo" Quindi tutti la riceviamo; perciò dal momento in cui iniziamo ad esistere cominciamo anche ad essere capaci di conoscere Dio e vivere così la vita eterna fin da quaggiù. Fin dal battesimo riceviamo in noi la vita di grazia che non è altro che il germe della gloria, quindi nella misura in cui viviamo in grazia, viviamo la stessa realtà della gloria ( benché in germe) la cui pienezza sarà raggiunta quando vedremo Dio faccia a faccia. S. Elisabetta della Trinità diceva: " Ho trovato il cielo sulla terra, perché il cielo è Dio e Dio si trova nella mia anima". Ecco l'eternità vissuta. Ma non basta conoscere, bisogna anche credere: " Chiunque crede in Lui, ha la vita eterna". Se la vita eterna è la realtà più grande, la fede è l'opera più grande e adeguata ad essa. La fede è il tesoro più prezioso che abbiamo perché ci apre gli orizzonti sconfinati dello spirito; e il mondo la perde con estrema facilità per correre dietro a miraggi traditori e chimere ingannatrici. La fede ci fa entrare nel mondo di Dio, ci dà la forza stessa di Dio, illumina la nostra vita, dà senso a quel che facciamo e al perché viviamo: senza la fede la vita diventa una notte tenebrosa senza senso e senza sbocco, se non nel buco nero e vertiginoso dell'eterno nulla. In qualsiasi prova e traversia della vita l'unica domanda che dobbiamo farci è :" In questa prova ho conservato la fede?" Se possiamo rispondere di sì, non abbiamo perso niente anche se avessimo perso tutto. Non c'è peggior catastrofe che perdere la fede: tutte le altre sono niente in confronto perché non metteranno mai a rischio il nostro destino eterno, mentre se perdiamo la fede, la nostra vita che era destinata ad un'esplosione di gloria, finirà in un'estinzione tenebrosa. "Chi crede in Lui non è condannato". Ecco il giudizio! E' la fede stessa che lo stabilisce: " Chi crede, non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita". Chi ha fede dunque, non va neanche incontro al giudizio. Chiediamo questa virtù fondamentale per la nostra vita cristiana e per la nostra salvezza eterna. " Credo Signore, ma aumenta la mia fede". |