Omelia (17-05-2009)
Wilma Chasseur
Saremo chiamati amici

Con la Risurrezione di Gesù si apre un mondo nuovo, e soprattutto un nuovo modo di amare: " Come il Padre ha amato me, così anch'io ha amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena(...) Questo è il mio comandamento che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati".
Anche il Vangelo è all'insegna del nuovo:" Vi do un comandamento nuovo: amatevi come Io vi ho amati".
Che dobbiamo amare non è affatto una novità, ma amare come Lui, questo sì che è nuovo. Come ha amato Gesù? Perdutamente; da perdere la stessa vita.
Se vogliamo amare come Lui, dobbiamo perderci, dargli il cuore, la vita, inabissarci, scomparire affinché sia Lui ad emergere; Lui a sorgere, Lui a brillare, Lui ad illuminare chiunque si trovi sul nostro cammino ("bisogna che io diminuisca affinché Lui cresca"). Mettiamo da parte questo nostro povero io che riesce solo a fare ombra e tanto fumo e null'altro! L'uomo vecchio deve sparire. Allora sì che sorgerà l'alba di un mondo nuovo, non più gestito dall'uomo vecchio e non più basato sul povero modo di amare umano sempre fragile e imperfetto, traballante e incostante, ma fondato sull'amore divino " come Io vi ho amati".
Certo, questa è una meta molto alta, ma visto che la nostra natura tende già a tirarci sempre verso il basso, dobbiamo perlomeno puntare molto in alto per restare poi appena un po' più su del suolo!
Noi dobbiamo essere come le antenne paraboliche che riflettono una luce che viene da altrove. Non abbiamo nessuna luce propria, ma possiamo -anzi dobbiamo- diventare puri ricettacoli della luce divina; pure scintille del suo fuoco che possono veramente illuminare ed accendere tante altre fiammelle ancora spente nella notte della disperazione, tanti cuori ancora assiderati nel gelo dell'assenza di Dio. E così tanti nostri fratelli ancora "pellegrini nella notte" troveranno quella luce e quel fuoco che Gesù è venuto a portare. "Sono venuto a portare un fuoco sulla Terra e come vorrei che fosse già acceso".
Aiutiamo il Signore ad accendere il fuoco e magari capiterà anche a noi come a San Simeone Nuovo Teologo, colpito da quel fuoco, di ritrovarci di colpo nuovi fiammanti dentro e fuori. E in più, la nostra gioia sarà piena e saremo chiamati amici e non più servi, secondo la consolantissima promessa del Signore: "Voi sarete miei amici, se farete ciò che vi comando. Non vi chiamo più servi, ma amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi".
Saremo dunque chiamati amici e conosceremo anche i segreti del Padre perché è proprio agli amici, e non ai servi, che si rivelano i segreti del cuore. E qui Gesù ci assicura che ci rivelerà non solo i segreti del suo Cuore, ma anche quelli del Padre. Il servo non sa quello che fa il suo padrone e tantomeno quel che pensa, ma l'amico sì. E proprio per questo la sua gioia sarà in noi e la nostra gioia sarà piena.