Omelia (31-05-2009)
Wilma Chasseur
Lo spirito consolatore

Il buio della notte è stato squarciato dalla luce pasquale che continua ad illuminarci nel cammino. E dopo 50 giorni ci viene data la pienezza della luce, cioè lo Spirito Santo.
E, mediiamo ancora su quel bellissimo e solenne discorso di Gesù, semplice e maestoso allo stesso tempo, iniziato domenica scorsa. Oggi, per la prima volta, Gesù annuncia la venuta dello Spirito Santo. Vuole rassicurare i suoi, che, anche se Lui deve andarsene per compiere l'imperscrutabile disegno del Padre, non li lascerà soli ma: "Pregherò il Padre affinché Egli vi dia un altro Consolatore che rimanga con voi per sempre". Lo Spirito viene anche definito Il Paraclito che significa colui che è chiamato accanto: L'ad vocatum, colui che rende Dio presente, vicino; e "rimarrà con voi per sempre". Lo Spirito può rimanere per sempre e potrà far capire dal di dentro le verità annunciate da Gesù, mentre Gesù se ne deve andare: "Bisogna che me ne vada, se no non verrà a voi lo Spirito, ma quando me ne sarò andato, verrà a voi lo Spirito di verità". Finché Gesù era sulla terra, tante verità rimasero incomprensibili ai suoi stessi discepoli perché Gesù non poteva che parlare dall'esterno, mentre il suo Spirito, penetrerà nelle profondità dei cuori e "vi insegnerà ogni cosa".
Questo Spirito Consolatore è lo stesso Spirito di Gesù che, finché Lui era sulla Terra, era come racchiuso dentro di Lui, ma quando, sulla Croce, il velo della sua carne si squarciò, questo Spirito fu effuso sull'intera umanità.
Per Gesù, la parola spirare, non significa solo emettere l'ultimo respiro, ma significa effondere lo Spirito sul mondo intero: come il sole che illumina ed entra in ogni casa; basta che apriamo le finestre. E' questo il regime della Nuova alleanza e dei cieli aperti, mentre invece, nell'Antico Testamento, lo Spirito era mandato per particolari missioni, a qualche profeta, ma non era effuso su tutti. Mentre ora discende su tutti e questo scendere diventa condiscendenza.
Ed è la luce che guida la Chiesa, e questa brilla di luce riflessa. I Padri amavano paragonare la Chiesa alla luna che, nella notte del mondo, non brilla di luce propria, ma riflette l'unico Sole.
San Cirillo d'Alessandria diceva: "Vorrei cantare un inno alla morte della Chiesa, perché essa, come il suo Sposo, vive quando muore". Gesù morente e perdente sulla Croce, è proprio allora che ha realizzato la massima vittoria. La cosa che maggiormente conta, non è la realizzazione visibile, il successo ecc., ma perdere la vita, servire sotto la croce. "Se il chicco di grano non muore..."
Il cammino doloroso prepara il destino glorioso.
In un brano di Vangelo avevamo visto Filippo che chiedeva a Gesù: "Mostraci il Padre e ci basta! Chi ha visto me ha visto il Padre". Ma ora Gesù se ne và. E si preoccupa che qualcun altro continui a rendere presente il Padre: "Non vi lascerò orfani"...
Anche noi, quando siamo affaticati oppressi e stanchi, diremmo volentieri: mostraci il Padre e ci basta! Basterebbe sì, per far sparire tutte le nostre stanchezze e oppressioni. Ma, se non ci è dato di vedere il Padre, anche a noi è stato promesso lo Spirito! E quando, assetati di Dio, chiediamo di fare l'esperienza del Suo Spirito, non ci sarà negato perché "Chiunque chiede lo Spirito, lo riceverà". Anzi è l'unica preghiera che il Vangelo ci dice che sarà esaudita infallibilmente. Di nessun'altra preghiera, siamo assicurati che sarà esaudita così come la chiediamo, ma se chiediamo lo Spirito Santo siamo certissimi di essere esauditi.
Facciamo dunque le vere domande e diciamo con Kierkegaard: "Signore donaci occhi miopi per tutte le cose che passano, ma donaci chiarezza per tutto ciò che non passa".