Omelia (18-10-2009) |
Wilma Chasseur |
La sequela si fa difficile In questo Vangelo vediamo Giacomo e Giovanni, già "battezzati" figli del tuono da Gesù, chiedere al Maestro, nientemeno, che faccia loro quanto vogliono. "Maestro noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". "Padre nostro" al contrario: sia fatta la nostra volontà! E speravano che Gesù rispondesse: Amen. A dire il vero una cosa del genere era già avvenuta nell'Antico Testamento a Salomone: questi appena eletto re, in sogno aveva sentito il Signore che gli aveva chiesto: "Chiedimi cos'è che ti devo dare". Nientemeno! L'Altissimo che si mette a disposizione del servo. E Salomone aveva chiesto la sapienza ed era stato esaudito oltre ogni più rosea aspettativa. Ma questa volta le cose non vanno altrettanto lisce. Gesù ribatte: "Cosa volete che io faccia per voi?" Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete cosa domandate". Avessero almeno avuto il buon gusto di chiedere qualche dono spirituale e l'accortezza di non chiedere simili cose davanti agli altri; ma no! E così ricevono "en pleine figure" e in pubblico, il diniego di Gesù e scatenano lo sdegno degli altri discepoli. Ma Gesù visto questo risentimento che stava nascendo in seno ai Dodici, li chiamò a sé e disse: "Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo si farà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Ecco che Gesù a questo desiderio di essere grandi, ribadisce per l'ennesima volta, che la vera grandezza sta nel rimanere piccoli. Al desiderio di potenza oppone la necessità del servizio che Lui per primo ha praticato tutta la sua vita e non solo, ma anche dopo morto e risorto, perché in una delle apparizioni pasquali, dopo la sua risurrezione, lo vediamo che prepara addirittura da mangiare agli apostoli. Ma questo brano ci mostra anche, come diceva don Luciano Sole, che Gesù non è uno dei tanti, ma è il Messia, l'inviato di Dio per la salvezza di tutti. Questa quarta sezione del Vangelo di Marco ci mostra il cammino di Gesù verso Gerusalemme e i discepoli sono invitati a seguirlo: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete". La grande difficoltà per i Dodici è sempre stata quella di capire il mistero dell'identità del Figlio di Dio col quale condividevano la vita. All'inizio avevano lasciato tutto per seguirlo: barca, padre, casa e mestiere, ma ora devono seguirlo sulla via della Croce. Prima era potente, attirava le folle al suo seguito, ma continuare a seguirlo ora diventa sempre più difficile perché occorre entrare nell'ottica della Croce. E loro vorrebbero il trionfo di Gesù (come avremmo sicuramente voluto tutti noi, al loro posto), ma vorrebbero anche il loro trionfo: sedere ai primi posti ed essere grandi. E invece moriranno tutti ammazzati come il loro Maestro. Io ogni tanto domando al Signore: ma perché la vita deve essere così tragica? E' stata oltremodo tragica per Lui e continua ad esserlo per i suoi discepoli che continuano a cadere uccisi. Mistero d'iniquità: capiremo solo in Cielo perché Dio ha scelto - o permesso - questa economia piuttosto che un'altra. "Sangue di martiri, seme di cristiani" diceva Tertulliano. L'unica risposta che possiamo darci è che la via della croce sbocca nella gloria. Il nostro cammino doloroso ci prepara un destino glorioso. Ora vediamo solo il rovescio del tappeto, ma oltre l'intrico dei nodi, sul diritto si va formando un bellissimo disegno che sarà il nostro destino di comunione eterna con Lui e ci riscatterà da ogni sofferenza patita quaggiù. |