Omelia (29-11-2009)
Wilma Chasseur
La gioia perfetta

Iniziamo un nuovo anno. Domenica scorsa, con la solennità di Cristo Re dell'Universo, abbiamo concluso l'anno liturgico. Una tappa è finita e ne inizia una nuova. Un anno è passato - fra un mese terminerà anche l'anno civile- portando con sé avvenimenti, cose, persone, passate anche loro. Definitivamente!

•1 Tempo "andante con moto"...

Questo scorrere inesorabile dei giorni che non torneranno mai più, è forse la cosa più misteriosa della vita, e, in genere non ci facciamo neanche caso. Passiamo nel tempo e col tempo che lascia il segno incancellabile nella nostra vita, ma nessuno lo può fermare (si ha un bel cercare antidoti all'invecchiamento, ma finché non si riuscirà a fermare il tempo, non si fermerà neanche l'invecchiamento!). Nessuno per quanto potente possa essere, potrà mai far tornare indietro il giorno di ieri che è passato! Questa nostra corsa nella vita e nel tempo ha un'unica e incontrovertibile direzione: va solo e sempre verso il futuro. Nel passato nessuno torna più (solo nei buchi neri, pare che il tempo vada all'indietro, ma bisogna ancora provare che esistono...).
L'apostolo Paolo raccomandava già ai cristiani di allora, di "aspettare la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, al momento della Sua venuta". Quel misteriosissimo ultimo giorno che i primi cristiani attendevano già come imminente e che noi, più di duemila anni dopo, rischiamo di non attendere più per niente!

•Attenti alla smemoratezza

Ma Gesù in questo Vangelo ci mette bene in guardia contro questa smemoratezza: "State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso". Gesù, qui, vuole attirare la nostra attenzione sull'unico avvenimento che, siamo certissimi, accadrà a tutti quanti e fisserà la nostra sorte eterna: quello di passare all'altra riva.
Egli ci dice questo per ricordarci che dobbiamo impostare la nostra vita come un incontro con Qualcuno (e qualcuno che viene) e non come un'avventura solo nostra, da vivere senza far riferimento a Lui.
Quante volte Dio è venuto nella nostra vita, nell'anno appena trascorso? Quante volte abbiamo saputo riconoscerlo? Chiediamo occhi per vedere il passaggio di Dio nella nostra vita e riconoscerne gli annunci!
E non solo la vita va impostata come un incontro, ma anche e soprattutto la morte: allora tutti lo incontreremo; come Padre misericordioso chi lo avrà riconosciuto, e come giudice severo, chi non lo avrà accolto, perché la morte non è cadere nel nulla, ma essere davanti a Colui che ci ha tratti dal nulla, dal quale riceveremo il nostro destino eterno.

•3 Mai, mai più al nulla!

Dio ci ha tratti dal nulla una volta per tutte e al nulla non torneremo mai, mai più! Felici o infelici siamo "condannati" ad esistere sempre. Anche per quelli che non ci credono quel "dopo" esisterà: non è il crederlo o meno che determina l'esistenza dell'eternità e delle realtà future, che esistono di per sé, indipendentemente dal fatto che uno ci creda o no. Gesù ci mette bene in guardia contro questa voluta indifferenza che potrebbe appesantire i nostri cuori e lasciarli andare alla deriva, o condurli addirittura sull'orlo dell'abisso. "Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo. Vegliate vi dico!". Non sappiamo quindi il giorno e l'ora, ma sappiamo che verrà e che ci sarà un "dopo". E quel "dopo" dipenderà da come avremo vissuto "prima".
Pensare al nostro destino eterno, lungi dal costituire un'evasione dalla realtà o dal diminuire il nostro impegno presente, gli dà un senso e una portata infinitamente più grande. Tutto ciò che facciamo, anche solo dare un bicchier d'acqua, non ha solo quella portata temporale di un minuto, o dieci, o venti a seconda del tempo che ci impieghiamo per farlo, ma ha una portata eterna perché ci seguirà oltre i confini del tempo e dello spazio, e costruirà il nostro destino futuro. In bene o in male. "Venite a me, benedetti dal Padre mio, avevo sete e mi avete dato un bicchier d'acqua...2 ma anche "Via da me maledetti..."
Il bene che facciamo e le virtù che pratichiamo diventano "la figura della nostra immortalità" secondo quella bellissima espressione di san Giuseppe Moscati (eccelsa figura di medico laico che io ho scelto come...medico straordinario quando è assente quello ordinario). Altro che evasione dal reale!
Apriamo con fiducia il nostro cuore al Signore che viene e allora - secondo la bellissima frase del beato Isacco della Stella- "il Figlio di Dio crescerà in noi e diventerà quel gran sorriso e quella gioia perfetta che nessuno ci potrà togliere".