Omelia (25-12-2009) |
Wilma Chasseur |
E il verbo si fece carne • 1 L'unica domanda Quando celebriamo il Natale, sappiamo (o dovremmo sapere) che il festeggiato è Gesù. Ebbene, tutto il cristianesimo ruota attorno ad un'unica domanda: chi è Gesù Cristo? E i secoli continuano ad interrogarsi su quell'Uomo - l'unico- che ha un'identità storica e un'identità eterna (che naturalmente coincidono nell'unica Persona divina del Figlio di Dio). Quel nome scritto probabilmente su una tavoletta o su un papiro, quando Maria e Giuseppe andarono a farsi registrare in occasione del censimento, e in seguito scritto su cronache dell'epoca da storici come Giuseppe Flavio e Tacito che ne confermarono l'identità storica, in principio fu pronunciato da Dio che eternamente lo pronuncia: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". Solenne ouverture, abisso sconfinato di luce che ci ricorda l'identità eterna del Logos. Parola generata dal pensiero dell'Altissimo. Parola che procede dalla conoscenza che il Padre ha di se stesso. Parola che racchiude tutta la sapienza del Padre: Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero. Solo Lui è consustanziale al Padre e a Natale si incarna, per cui oggi celebriamo la sapienza Incarnata. "Questo Figlio è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza" (seconda lettura). Solo lui è il Figlio unigenito della stessa sostanza del Padre, generato prima di tutti i secoli e non creato. E' questa la distinzione abissale tra lui e noi: noi non siamo della stessa sostanza di Dio e siamo stati creati, cioè siamo stati tratti fuori dall'abisso vertiginoso del nulla passando così dal non-essere all'essere e dal non-esistere all'esistenza. E anche ora riceviamo ad ogni istante l'esistenza da Dio, altrimenti ripiomberemmo nel nulla. Col battesimo siamo poi diventati suoi figli, ma figli adottivi, cioè non della stessa "razza": noi continueremo ad essere "fatti" di natura umana mentre Dio è e sarà sempre di natura divina, alla quale parteciperemo anche noi, certo, ma in quanto creature. E' questa la distinzione fondamentale che dobbiamo tenere presente perché fonda addirittura la nostra fede distinguendola da altre, per esempio quella induista (che va tanto di moda e, per questo, credo sia utile chiarire alcuni concetti). Questa nega che sussista una distinzione tra creatore e creatura, tra Dio e l'uomo, e ritiene che al termine della purificazione l'anima si dissolverà in Dio come la goccia d'acqua si dissolve nell'oceano e diventerà di natura divina. Secondo questa concezione non sussisterebbe più nessuna alterità, cioè non ci sarebbe più un "tu" e un "io", ma un tutt'uno che coinciderebbe con l'unica natura divina. • 2 Tutto è stato fatto per mezzo di Lui E "tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente esiste di tutto ciò che è stato fatto". Ci fu dunque un tempo in cui il mondo non esisteva. Questi sconfinati spazi di miliardi di anni-luce non c'erano, esisteva solo Dio. La creazione è una rivelazione della Sua opera ad extra. Sappiamo che in Dio ci sono due opere: quella ad intra (la circolazione di amore trinitario che avviene all'interno delle Tre Persone) e quella ad extra che è appunto la creazione: essa manifesta all'esterno la straordinaria potenza creatrice che Dio ha in se stesso. Osservando e investigando le leggi precisissime che reggono questo complesso e sterminato universo in cui ci muoviamo e siamo, scopriamo le impronte del Creatore. La creazione è un meccanismo perfetto, non solo in se stesso, ma è fatta per accogliere l'uomo. Abbiamo già illustrato altre volte il concetto del Principio Antropico elaborato da illustri scienziati che sostengono che tutto è stato fatto in vista dell'uomo. Il creato è fatto su misura per l'uomo. La natura è munita di tutti gli elementi chimici e biologici che gli consentono di vivere su questo pianeta Terra che è parte integrante dell'intero universo. Quindi la natura non è solo un meccanismo perfetto, fatto per accogliere l'uomo, ma anche per ricordargli che questo straordinario meccanismo, è stato creato apposta per lui dal "Padre nostro che è nei cieli". E pensare che la cultura moderna pretende di poter fare a meno di Dio, l'era tecnologica attribuisce ogni potere all'uomo; Dio non è più necessario. Questo è perdere non il senso della fede, ma addirittura il senso della realtà! Infatti la realtà è che per secoli infiniti, l'uomo non esisteva. Esisteva solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. E fu allora che Dio creò lo sterminato Universo, le galassie, il Sole, le stelle, senza che l'uomo gli facesse neppure da assistente. E malgrado ciò, l'uomo si crede il re dell'universo. Dobbiamo re-imparare a prendere le misure: cosa sono due milioni di anni (tempo a cui pare risalga l'apparizione dell'uomo sulla Terra)rispetto ai 20 miliardi di anni-luce dell'Universo? Cosa sono le distanze che percorre l'uomo rispetto alla distanza Sole-Terra ossia 150 milioni di Km che sono poi solo 8 minuti - luce? Cos'è la velocità degli apparecchi umani - Concorde o missili che siano- rispetto alla velocità orbitale della Terra che gira a 30 km. Al secondo = 1800 al minuto, il Sole a 200 Km. Al secondo e la galassia a centinaia di Km. Al secondo? E cosa sono le velocità dei satelliti artificiali rispetto a quella della luce che in un secondo percorre la distanza Terra- Luna? Cosa fa l'uomo con tutta la sua scienza se non scoprire ciò che Dio ha creato senza di lui? E "tutto è stato fatto in vista di Lui", l'Uomo perfetto, l'Uomo-Dio, che è sceso su una terra in grado di accogliere, prima, l'uomo tout court. • 3 Venne fra la sua gente "Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto". L'hanno fatto fuori, sì, ma ormai era troppo tardi, Lui era dentro. Dentro al cuore dell'uomo. Gli uomini hanno potuto "farlo fuori" solo dall'esterno perché dall'interno del cuore e della storia umana, non ne è mai più uscito. Anzi, era talmente dentro (ai cuori) che milioni di uomini e di donne hanno lasciato tutto per seguirlo e hanno anche dato la loro vita pur di non rinnegarlo. Se fosse solo un mito, quale forza avrebbe dato loro la forza di affrontare anche la morte? Questo testimonia che Lui è vivo oggi, non commemoriamo Uno che è nato e morto duemila anni fa, ma Colui che cammina con noi tutti i giorni, fino alla fine. Anche noi ne siamo un segno: se io sono qui a parlare e voi ad ascoltare è perché un giorno Lui è entrato nella nostra vita e abbiamo sentito la sua voce ed abbiamo deciso di seguirlo (bene o male si capisce, a volte più male che bene, ma l'importante è che siamo qui). Il cristianesimo ruota dunque ancora sempre attorno a quell'unica domanda che il Natale ripropone ad ognuno: Chi è per te quel Gesù bambino che oggi celebriamo? |