Omelia (31-08-2003) |
don Roberto Rossi |
Mettere il cuore nella preghiera e nella vita "Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". Nel nostro comportamento, nel modo di pensare, di vivere, di mostrarci agli altri siamo spesso influenzati e condizionati dalla mentalità mondana, da quello che fanno tutti, da quello che viene istintivo e soprattutto, oggi, da quello che vediamo nella televisione. Non solo la pubblicità incide su di noi, ma anche gli spettacoli che molte volte sono superficiali, altre volte sono violenti, immorali; così è per la moda e per tutte le altre cose. L'uomo saggio e il cristiano deve mantenersi una mente da persona libera, per valutare le cose importanti e quelle piccole, per poter distinguere le cose buone da quelle cattive, per non seguire le mode e la mentalità mondana, ma per comprendere l'importanza degli insegnamenti del Signore, che sono secondo verità e grazia. Il Signore ci dà i suoi comandamenti per il nostro vero bene; essi quindi non sono degli obblighi ma una strada di libertà e di felicità. Quando seguiamo il mondo, quando facciamo solo ciò che ci piace o seguiamo la massa... noi viviamo una falsa libertà, perché diventiamo schiavi dei nostri istinti e dei condizionamenti degli altri.. Il cristiano ha la luce del vangelo. Di fronte ai fatti della storia umana, di fronte ai grandi problemi, come ad esempio il rispetto della vita, la pace, la giustizia... noi abbiamo la fortuna di conoscere il progetto di Dio, il grande valore di queste cose. Anche se tanti la pensano diversamente o calpestano questi valori, noi non dobbiamo seguire la mentalità mondana, anzi il mondo ha bisogno di noi cristiani per costruire una vita sempre dignitosa e giusta. In un mondo dove c'è egoismo, invidia, vendetta, ricerca dei propri interessi e della supremazia sugli altri, noi abbiamo la fortuna di sapere che la cosa più bella è l'amore al prossimo, il perdono, l'impegno per aiutare tutti. Questo è vivere secondo il comandamento di Dio e non secondo la tradizione degli uomini. "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da Me". Siamo invitati a passare da una religione esteriore, fatta di formule e di gesti, di paure e di formalismi, ad una religione interiore, che cambia la vita e dona gioia e pace nel cuore. Il Signore vuole che mettiamo il cuore, sia nella preghiera, sia nella vita concreta. Vuole che mettiamo amore a Lui e al prossimo. Se non c'è il cuore, se non c'è l'amore, non servono a nulla le preghiere, le tradizioni, le consuetudini, i vari comportamenti anche di chi si sente buono, come i farisei del vangelo. "I puri di cuore abiteranno nella casa del Signore". Comprendiamo allora che la vera purezza del cuore, quella che ci avvicina a Dio, non è una cosa del corpo, ma del cuore, dello spirito: è la bontà, la comprensione, l'amore, la semplicità, l'umiltà, la verità. Esempi di tutto questo sono i santi; particolarmente ricordiamo, per la sua bontà e purezza di cuore, papa Giovanni XXIII o, per chi lo ricorda, papa Luciani che è stato ricordato in questi giorni, papa per 33 giorni, il papa del sorriso. Noi siamo chiamati a vivere in questo mondo, senza lasciarci rovinare dal mondo, ma diventando "luce" del mondo. Allora con convinzione possiamo pregare dicendo: Mostraci Signore la tua via, guidaci sul retto cammino. |