Omelia (31-08-2003)
mons. Antonio Riboldi
Come è facile ingannarsi

Sono stato spettatore un giorno di un fatto che mi ha colpito e fatto soffrire. Ero in attesa del treno in una stazione. Tra i tanti passeggeri non potevano passare inosservate due persone: una donna, molto bella, che reggeva stretto tra le sue braccia un giovane prete, molto bello, ma con l'aria tanto sofferta. E' facile immaginare i sarcasmi che piovevano addosso a questa coppia, tutti pieni di malignità, che giungevano alle orecchie dei due che, con grande dignità, non rispondevano e non si difendevano. Salendo sul treno mi accorsi della grande fatica che la donna faceva per sostenere il giovane prete. Sentii il bisogno di farmi vicino e dare una mano. Tutti e due piangevano sommessamente. Una volta accomodatisi, la donna mi disse: "Padre, preghi per questo mio figlio che è molto malato, lo sto accompagnando in clinica". Una scena che meritava rispetto e compassione, cui la cattiveria della gente aveva dato ben altro giudizio. Giudizi che erano manciate di fango su un meraviglioso quadro di amore. Soffrivano per i commenti, ma non dissero parola.
E' fuori dubbio che, attualmente, molta gente si comporta in modo che alle volte è ributtante, non rispetta nessuna etica. Ci siamo lasciati da poco alle spalle l'estate delle spiagge o delle montagne, dove facilmente abbiamo provato l'amarezza per una mancanza di dignità che sembrava fosse regola da seguire. E non solo questo, ma un poco, in tanti comportamenti dell'uomo o della donna, si ha come l'impressione di non intenderci più su quello che è veramente buono e giusto e su quello che tale non è.
Alle esclamazioni scandalizzate di una parte che afferma: "Non c'è più né legge né fede" dall'altra si risponde: "Ma che male c'è a fare questo o quello?"
A tutti risponde oggi Gesù, partendo da un fatto di vita quotidiana, ma che ha suscitato una discussione. Gli apostoli, che seguivano Gesù, molte volte non avevano neppure quelle certezze materiali che sono il mangiare, il dormire. Gesù aveva una sola passione, quella di annunciare agli uomini la Buona Novella, il Vangelo della speranza e della salvezza. Il resto sembrava non importasse. Mangiavano quando potevano e non avevano tempo di "lavarsi le mani". "I farisei, infatti, racconta l'evangelista Marco - e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi che tornando dal mercato non mangiano senza avere fatto le abluzioni e osservano molte altre cose" (Mc.7,1-8).
I farisei, solo in nome di queste tradizioni, non chiedendosi neppure il perché di queste tradizioni, si rivolgono a Gesù con un sottile rimprovero: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?"
Gesù, che vede il cuore degli uomini e non le esteriorità, prende a prestito le parole di Isaia: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me".
Quando parliamo del "cuore dell'uomo", non intendiamo certamente riferirci al cuore che è l'organo vitale del nostro corpo. E neppure al fluttuare dei nostri sentimenti.
Per "cuore" dobbiamo riferirci al centro delle scelte del bene e del male, quel santuario in cui Dio ha posto la sua volontà, i suoi comandamenti e che sono la sana regola di vita. Il bene ha sempre origine dal suo stesso amore e si esterna poi nei nostri atteggiamenti e nella nostra vita. Seguire quindi la legge del cuore - e dovrebbe essere la sola norma di comportamento per tutti - è lo stesso che dire seguire la legge dell'amore che come una sorgente o una luce, ha origine da Dio e va verso il prossimo. Non solo, ma è anche dare a tutto quello che si fa un contenuto grande di bontà, di bellezza, di giustizia, di verità. Osservare la legge del Signore in questa visuale è amare. "Ama, dicono i santi e fa quello che vuoi".
In altre parole quando a dettare forma e bellezza ai nostri atteggiamenti è l'amore vero, che è espressione di bellezza e santità, tutto diventa buono e bello.
Siamo forse troppo abituati ad una ipocrisia, che è fermare la nostra attenzione a ciò che appare, che molte volte è in contrasto con il cuore.
A volte siamo abituati a nascondere dietro i nostri atteggiamenti, apparentemente irreprensibili, vere mostruosità. Certi silenzi, che hanno l'aria di obbedire ad una umana educazione, in pratica vogliono essere schiaffi indirizzati a fare il più grande male possibile. Certe giustizie "esterne" a volte sono coperture di enormi ingiustizie. Certe apparenti condotte irreprensibili, altro non sono che raffinati modi di tenere nascoste coscienze che sono veri letamai. Tutto questo Gesù lo chiama ipocrisia.
Liberarsi dall'ipocrisia non vuol dire soltanto cercare di avere una condotta buona davanti agli occhi degli uomini, osservare tradizioni o modi di pensare, che potrebbero apparire, secondo Gesù, "tradizioni e leggi degli uomini"; ma è soprattutto seguire sempre la verità del cuore e dell'amore.
Così tutto questo descrive Gesù, la Verità: "Ascoltatemi tutti e intendetemi bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo: sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore dell'uomo, escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo".
In altre parole ciò che appariamo "fuori", dovrebbe essere come il vestito di ciò che "siamo dentro". Se "dentro" siamo "bontà, luce, santità" fuori tutto porta i segni di queste bellezze davvero divine del cuore. Ogni volta che Mosè parlava con Dio, il suo volto si illuminava, tanto da essere costretto a coprirlo quando usciva tra la sua gente. I santi sono le persone più libere, perché per loro il fondamento della libertà è l'amore e la loro santità, si vede in tutto, anche nelle piccole cose, come queste fossero ammantate dalla luce che è dentro.
Domando spesso alla gente: "Perché fai questo o quello? Perché hai quel comportamento?" Normalmente mi si risponde: "Perché così mi piace...o perché fanno tutti così!" Difficilmente sento: "Perché così deve fare uno che ama ed è amato da Dio".
Inseguire allora la sincerità nella vita, che è come "camminare davanti al volto del Padre", è continuamente preoccuparsi che il nostro cuore sia la verità dell'amore.
Ci dice l'apostolo Giacomo: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola che è stata seminata in voi e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi". E' veramente bello non solo incontrare e stare con persone che vivono quello che sono, come presi per mano dalla mano di Dio!
E' bello guardare ad ogni uomo non mettendolo mai sulla graticola con giudizi avventati o cattivi, ma scoprendo il bene che vi è in ogni uomo, se non altro perché in ogni uomo c'è un Padre che ama. Facile per le persone buone e i santi tutto questo...ma come a volte è difficile per noi!