Omelia (05-10-2003) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Con una legge non si lega un sogno Omelia del 5 Ottobre 2003 Mentre gli adulti esortano i bambini a non intromettersi nei discorsi dei grandi, presumendo molte volte i piccoli essere esclusivamente destinatari di insegnamenti e dottrine, Gesù oppone tale concezione affermando che "Chi non si fa' piccolo come questo bambino non entrerà nel Regno dei Cieli". E con tale asserzione categorica e sconvolgente asserisce che è necessaria l'umiltà di cui i bambini sono esempio nella loro condizione sociale rispetto agli adulti, ma quello che predilige di essi è soprattutto la semplicità e l'innocenza. Infatti, qualsiasi errore possa commettere un bimbo, esso non è mai frutto di malizia o di ragionamenti perversi del tipo di quello appena postogli dai farisei. Con quella domanda, i presunti osservatori della legge-non dimentichiamo che i farisei erano una classe deplorevole per il fatto che, pur conoscendoli, erano ben lungi dal mettere in m pratica le prescrizioni della Legge mosaica- ritenvano implicitamente scontata la risposta di Gesù. Secondo loro cioè Gesù non avrebbe potuto rispondere differentemente da così: "Si, è lecito che un uomo lasci la propria moglie, in quanto Mosè lo ha detto!" Premesso che ad una donna, pena l'adulterio non era mai consentito abbandonare il proprio consorte per qualsiasi motivo, ma poteva farlo soltanto l'uomo, l'unico problema che per loro sussisteva riguardava semmai la circostanza per cui fosse lecito che un uomo ripudiasse la propria moglie giacché alcune scuole progressiste (Hillel) asserivano bastasse una qualsiasi motivazione per ottenere l'atto di ripudio; altre scuole conservatrici e rigoriste (Smammai) erano del parere che a tale scopo fosse necessaria una giusta causa quale il tradimento da parte della donna. In tutti i casi, per i farisei che un uomo potesse ripudiare la propria donna (e non il contrario) era lecito. Come si atteggia Gesù di fronte a questa importantissima questione? Innanzitutto egli ripristina il senso reale della Scrittura, senza contraddire l'emendamento di Mosè: è vero, lui aveva dato questa prescrizione, ma non approvando affatto il ripudio fra uomo e donna. La sua intenzione era stata solo quella di adattare la legge di Dio alla durezza del cuore umano. In secondo luogo Gesù ristabilisce il senso di pari dignità e uguaglianza di diritto fra l'uomo e la donna: non soltanto il ripudio è illecito da parte della donna, ma anche l'uomo si macchia di adulterio quando ripudia la propria consorte. Facciamo una piccola riflessione: su qualsiasi insegnamento della Chiesa in materia di fede e di morale si potrebbero apporre obiezioni riguardo alla sua interpretazione da parte del Magistero; ma questo dell'indissolubilità matrimoniale è argomento espressamente voluto da Gesù ed è pertanto inaccettabile qualsiasi argomentazione in contrario, sempre che non tocchi punti canonici di nullità matrimoniale. Tuttavia un'opportuna attenzione alla Parola di Dio può condurci a comprendere da noi stessi la legittimità e la fondatezza di un tale insegnamento. Come diceva una vecchia canzone di Modugno, "con una legge non si lega un sogno". Aggiungiamo che esso neppure si scioglie: il matrimonio non è limitativo ad un fattore burocratico o legale, ma risponde alla naturale necessità per cui l'uomo e la donna realizzano se stessi in una comunione di vita fondata sulla reciproca donazione di cui è espressione la prima lettura tratta dal libro della Genesi. In questo scritto si evince che la necessità di unione sponsale e di interazione fra maschio e femmina è connaturale all'esperienza umana: da sempre l'uomo ha avvertito la necessità di completarsi con l'altro sesso in un vincolo di oblazione reciproca fra le due parti, per il quale ci si dona l'uno all'altra a vicenda stimandosi reciprocamente e reciprocamente accettandosi nelle qualità e nei difetti. Il matrimonio è la risultante di un'esperienza bellissima chiamata fidanzamento nella quale ci si è conosciuti e apprezzati a tal punto che ora si è capito di poter condividere per sempre nel vincolo coniugale tutto quello che la vita ci riserva: lotte e dispiaceri, salute e malattia, sfortuna e successo, gioie e dolori, precarietà economiche e prosperità... Ogni cosa la si vive nello spirito dell'unità e della condivisione incoraggiandosi a vicenda fra marito e moglie, e se anche qualche screzio o dissapore potrebbe attentare la nostra unione si sarà capaci, sempre in forza di quest'unità di affrontarlo coraggiosamente e superarlo, ricercando continuamente quello che unisce piuttosto che rivangando invano quanto è lesivo e apportatore di futili divisioni. Certamente la diversità di carattere o di opinioni e tendenze sarà sempre cosa effettiva fra il marito e la moglie, ma la differenza non deve trasformarsi in occasione di pretesto per vanificare la nostra unione sponsale. Si è diversi perché ci si completa l'uno con l'altra e non perché si creino contrasti; e anzi è proprio della mia diversità che io ho fatto dono a mia moglie/marito e mia premura sarà quella di ricercare e valorizzare i suoi pregi e qualità piuttosto che sottolineare lacune e difetti. Il dialogo, la stima reciproca e il mutuo apprezzamento del nostro lavoro professionale e casalingo senza riprovazioni, critiche e rimproveri costituiscono l'ideale per un buon andamento della vita matrimoniale facendo sì che riscontriamo noi stessi la necessità che il matrimonio sia realtà indissolubile. Tutto questo perché? Perché il vincolo sponsale è appunto amore infinito e duraturo. Amore non vuol dire filantropia o altro che si limiti al solo parametro dell'umano e della mondanità; è piuttosto lo stesso amore con cui Dio ci ha amati da sempre e di cui Lui stesso ci ha resi partecipi nel Sacramento . In altre parole, il matrimonio è la realizzazione di un progetto voluto da Dio nella vita di un uomo e di una donna e che lo stesso Signore Gesù Cristo realizza in un consenso libero e spontaneo... LA PAROLA SI FA' VITA Spunti per la riflessione --Come concepisco IO la vita matrimoniale? Che cosa mi aspetto da essa? --Riesco ad accettare in tutto il mio consorte nei pregi e nei difetti? --Ho premura per i problemi e le difficoltà personali di mio marito/moglie? --Quando ho un problema o una difficoltà mi apro con fiducia con mia moglie/marito? --Come reagisco di fronte alle situazioni di litigio con mio marito/moglie? Per i fidanzati: --Sono sicuro/a che il ragazzo/a a cui sono legato/a sia l'uomo/la donna giusta per me? --Mi trovo bene con lui anche nelle situazioni di rabbia o nei malintesi? Cioè: è compatibile in questi casi il suo carattere con il mio? --Ci confidiamo tutto (anche quello che non ci piace l'uno dell'altro) con assoluta sincerità e senza nasconderci nulla? |