Omelia (23-08-2003) |
padre Ermes Ronchi |
Quel vento che rigenera la vita «Questo linguaggio è duro». «Volete andarvene anche voi?» A nome nostro Pietro risponde: «Da chi andremo?». Lui che ha conosciuto bene la durezza del linguaggio di Cristo, Pietro che balbetterà di paura, cui il Maestro dirà perfino: va' indietro, satana!, Pietro ha scoperto l'altra caratteristica del linguaggio di Gesù: «Tu solo hai parole che fanno vivere». Tu solo sai annunciare cose che aprono squarci di speranza immensa, che fanno viva, finalmente, la vita. Un salmo domanda: «C'è qualcuno che desidera la vita? Qualcuno che brama di vivere?» (Sl 33, 13). Pietro risponde: «Io, Signore; io voglio vivere, voglio vita per sempre. Per questo verrò dietro a te. Ho imparato che ci sono colpi duri nel tuo amore, ma mai la fredda indifferenza della morte. Se spezzi la conchiglia è per trovare la perla». La parola centrale oggi è "vita". Essa non indica semplicemente l'esistenza, ma contiene tutto ciò che possiamo pensare e raccogliere sotto questo nome. «È lo Spirito che dà la vita». L'operazione fondamentale di Dio è e resta questo dare la vita, ora e per sempre; salvare dal nulla, dalla morte, dall'insignificanza, dall'inutilità. «Le mie parole sono spirito e vita». Spirito è parola che indica soffio, respiro. C'è dentro Dio come vento, un vento creatore, che ti rigenera, che suscita energie nuove, che porta pollini di primavera, che apre cammini. Che crea attorno e dentro l'uomo spazi di più alta e più nobile umanità; brucia ciò che separa l'uomo dall'uomo, l'uomo da Dio. E con le cose e gli esseri nasce un rapporto che è di venerazione e di amore, di attenzione appassionata e rispettosa, di dedizione pronta e gioiosa. E attorno a noi, tutti gli esseri, cose e animali e persone, sentendosi compresi e amati, esultano e fioriscono di vita vera. Tutto era iniziato con una dichiarazione: «Questo linguaggio è duro». E Gesù non nega lo scandalo. Ma forse per me il vero scandalo è un altro: quando il vangelo cessa di apparirmi duro, quando non contesta più la mia mediocrità, perché ho versato acqua nel suo vino inebriante, e l'ho impoverito, addomesticato, facendogli perdere la forza intrinseca di rovesciamento della mentalità corrente, della mia mentalità. Il sale ha perso il sapore, non brucia più sulle ferite. E a gara cancelliamo le pagine dure del vangelo. Ripartiamo però dalle parole di Pietro: Tu solo, Signore! Atto di fede incompleto, dichiarazione che non sappiamo trovare di meglio. Eppure sento davvero mia solo questa fede umile e tenace. Tu solo! E risuona nelle parole una dichiarazione di amore geloso ed esclusivo, come un seme di fuoco, geloso ed esultante: tu solo, Signore, hai parole che fanno viva finalmente la vita. |