Omelia (31-08-2003) |
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Questo popolo mi onora con le labbra ... INTRODUZIONE Dopo la lettura, quasi integrale, del capitolo 6 del vangelo di Giovanni, la liturgia riprende e propone alla nostra attenzione spirituale il vangelo di Marco. La pericope in questione riguarda le norme levitiche sulla purità, ma una lettura più approfondita ci fa esulare dalla pura normativa o dal puro ritualismo e ci introduce ad una visione molto più interessante. Gesù, protagonista dei fatti narrati, fondamentalmente non discute più di tanto le legislazione della purità, ma la riassume in due espressioni ricorrenti nel testo sacro mettendole in antitesi: "Tradizione di uomini" e "Comandamento di Dio". Per una piena comprensione del messaggio è doveroso far intervenire la... LA PAROLA Il testo del vangelo al v. 8 precisa che il ritualismo a cui si appellano gli scribi ed i farisei è "tradizione di uomini". E' allora degno di attenzione capire qual è il significato di questa espressione. Gesù tacciando così l'ordinamento farisaico dimostra che la tradizione... è prima di tutto un'alterazione dell'autentico culto. Il culto non è più espressione del cuore, ma diventa puro ritualismo formalità da espletare altrimenti...l'ira di Dio incombe come una "spada di Damocle" sul capo di ciascuno. Ai farisei e agli Scribi interessava "apparire" a basta! Questa mentalità ha tracciato dei grandi solchi nella storia dell'umanità attraverso i quali ha raggiunto tutti senza lasciare fuori nessuno. Infatti non siamo molto lontani dalla concezione farisaica della fede; anche oggi la fede viene vista ed interpretata come una serie di gesti, molte volte vuoti, da compiere e basta. Si deve assolvere al proprio dovere; senza pensare che proprio quei gesti in principio erano stati deputati a lasciare una traccia dell'amore di Dio nella vita di ciascuno. Di tutto questo risvolto poco importa! L'importante è fare, anche se tutto è senza senso. Allora l'autenticità della fede che fine ha fatto? In quale parte l'abbiamo relegata? Le nostre liturgie cosa sono diventate? La tradizione degli uomini è anche disprezzo di se stessi. L'uomo che osserva in un modo passivo un ordinamento giuridico/religioso non ha intenzione di curare "in toto" la sua vita, ma si limita all'indispensabile ed al necessario. In sintesi l'aspetto spirituale della persona viene danneggiato seriamente, per cui all'interno della società e dell'ambiente nel quale viviamo non siamo portatori di quelle esperienze che fondano la vita, testimoni autentici di quei valori spirituali che sono la base della nostra esistenza, ma diventiamo comuni operatori senza distinguerci in nulla da coloro che fanno tutto per interesse e per il proprio prestigio servendosi degli altri e sfruttandoli in certo qual modo e fino a che possono. La vita spirituale viene messa in sordina non da impulsi al comportamento umano. Se il mondo e la società hanno bisogno di testimoni allora dovremmo uscire da questa formalismo ed entrare nel mondo di Dio. L'ingresso ci viene dal "Comandamento di Dio". Dopo aver visto alcuni aspetti della tradizione degli uomini, cerchiamo di individuare, in un certo qual modo, il senso profondo del comandamento. Esso non è una imposizione, ma un'indicazione che Dio offre agli uomini per vivere bene e felici, avere cioè la possibilità di integrare appieno vita spirituale e vita umana. E' un entrare nel cuore di Dio, nella sua stessa vita, contemplare in pienezza (per quanto la natura umana lo consente) il mistero della nostra stessa esistenza, è un riscoprire l'origine di tutto ciò che ci circonda. Per la realizzazione di tutto questo Dio stesso ci offre i mezzi necessari: 1. Ascoltare, interiorizzare, assimilare e praticare la Parola di Dio; 2. Esaminare la propria coscienza alla luce della stessa Parola; 3. Pregare: sapersi mettere in discussione davanti a Dio attraverso la partecipazione alla vita comunitaria. Buona domenica nel Signore! |