Omelia (10-08-2003) |
don Romeo Maggioni |
"Chi crede ha la vita eterna" La vita ha le sue durezze e i suoi momenti di sconforto. Anche la vita con Dio e per Dio ha le sue prove. Elia, "desideroso di morire, disse: Ora basta, Signore! Prendi la mia vita". Ma un cibo celeste lo nutre e gli dà forza perché giunga al monte di Dio. Gesù, iniziando il grande discorso nella sinagoga di Cafarnao come spiegazione del gesto della moltiplicazione dei pani, aveva dichiarato che il cibo vero per nutrire la nostra vita vera, quella interiore, quella divina, è la sua stessa Persona, "pane vivo disceso dal cielo". Il punto è credergli, il punto è riconoscerne l'origine divina. Solo allora se ne avrà quella vita piena, divina ed eterna, capace di scavalcare anche la morte con la risurrezione. 1) "CHI CREDE..." Una volta superato il primo ostacolo di fronte a Gesù, - quello cioè di crederlo inviato da Dio non per rispondere ad un bisogno materiale o per una liberazione politica, ma per una salvezza religiosa e divina, - si tratta poi di riconoscerne origine e dignità divina, di crederlo cioè l'incarnazione stessa di Dio e della sua premura salvifica per tutti. Non è facile. "I Giudei mormoravano di lui e dicevano: Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?". Cioè sono da Dio e sono Dio. Perché a tanto bisogna giungere nella fede se si vuol avere salvezza! La risposta di Gesù è duplice. Anzitutto afferma la sua divinità, la connessione profonda che Egli ha col Padre. "Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre". Dirà altrove san Giovanni: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Gv 1,18). "In lui - dirà San Paolo - abita la pienezza della divinità in un modo fisico" (Col 2,9). "Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso" (Gv 5,26). Il cuore della fede cristiana è proprio questo: credere che Gesù è Dio in persona e che quindi attingiamo direttamente a Dio attraverso lui. "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14,6). Ma - precisa ancora Gesù - per poter riconoscere la mia divinità è necessario un dono di Dio, quella fede cioè che non è sforzo umano ma illuminazione interiore che viene da Dio. "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio". Cioè tutti dobbiamo diventare scolaretti di Dio per capire qualcosa di Lui e di quanto di divino si manifesta in Gesù: "Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me". Naturalmente il Padre ha parlato nella Bibbia, parla nel cuore attraverso lo Spirito santo e, quando trova un cuore docile e in ricerca, lo guida a riconoscere in Gesù l'unica autorizzata strada per giungere a salvezza. La fede è questa docilità. 2) "...HA LA VITA ETERNA" Il risultato allora è sicuro: "In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna". Chi crede in Gesù, chi accetta lui come il vero pane disceso dal cielo, eredita tutta la ricchezza di vita che è propria di Dio. "Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno". "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo - cioè io - è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia". Partecipa cioè alla vita che da Dio defluisce in Gesù e da lui a chi in lui crede. E' la vita di Dio, che non teme più la morte. Difatti, precisa Gesù, "e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Non è da noi la vita. Noi abbiamo, col peccato, col rifiuto di Dio, meritato la morte. Ora c'è bisogno di un riscatto. Lui, Gesù, a nome nostro e in nostro favore, compie questo riscatto. Per questo parla della sua "carne", cioè della sua persona viva, sacrificata sulla croce per dare a noi la vita. "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo"; quella carne cioè, quella vita che viene sacrificata in remissione dei peccati e per rinnovare l'alleanza piena col Dio della vita. Su questo sfondo il pane eucaristico è veramente la carne capace di nutrire per la vita perenne. In questo senso Cristo è il tramite necessario per giungere a Dio: per il mistero dell'Incarnazione, cioè in quanto in Lui Dio s'è fatto uno di noi e tra noi; e per il mistero della Redenzione, in quanto Lui solo è il riscatto capace di riconciliarci con Dio, di ridarci la vita divina, e quindi la risurrezione della carne e la vita eterna. Fede quindi in Gesù perché così ha stabilito Dio, perché dei fatti precisi fondano il rapporto uomo-Dio, fatti che fanno di Gesù il ponte e il mediatore. "Uno solo infatti è il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù" (1Tim 2,5). ****** Siamo alla messa ogni domenica: qui è il luogo del pane che nutre e rincuora il nostro viaggio di pellegrini verso l'eterno. Lui, Gesù, è il pane, nella Parola che ci offre quale unico progetto e destino capace di fondare una speranza seria di vita; Lui è l'alimento eucaristico che rafforza volontà e sensibilità a compiere le scelte da figli di Dio come Lui. "Alzati e mangia!" anche tu allora, se vuoi, come Elia, sostenuto da questo cibo, arrivare fino al monte di Dio, e incontrarlo in un modo definitivo per l'eternità beata del cielo! |