Omelia (28-09-2010) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento Luca 9,51-56 Dalla Parola del giorno I discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Come vivere questa Parola? Per penetrare più a fondo nel cuore di questo comportamento di Gesù, bisogna cogliere l'intensità degli eventi descritti all'inizio del brano evangelico di oggi. La vita del Signore Gesù sta andando verso quel compimento del suo mistero di amore che, con ferma decisione (e consapevolezza di quello che sta per avvenire) sospinge Gesù a imboccare la strada per Gerusalemme. Secondo l'itinerario previsto dovrebbe attraversare anche qualche villaggio dei Samaritani che, per discordie motivate dal modo di interpretare certe quisquiglie della Legge, sono acerrimi nemici di quanti vivono a Gerusalemme. Non solo. Ma non permettono neppure a Gesù e ai suoi di sostare in mezzo a loro, dato che sono incamminati verso la città nemica. Giovanni e Giacomo che - notiamolo! - sono con Pietro gli apostoli più vicini al Signore, danno in escandescenze di fronte a questa mancanza di riguardo per il loro maestro. E chiedono a lui se non è il caso di invocare dal cielo un fuoco che li punisca a dovere. Il testo è lapidario dicendo: "Ma Gesù si voltò e li rimproverò". Nella redazione di un altro evangelista troviamo anche le parole di quel monito: "Voi non sapete di che spirito siete". Tutto l'episodio è una scena di vita che mi aiuta a prendermi in mano. In un'epoca come la nostra dove tutto il correre e l'efficientismo generano conflitti a non finire, è facile anche per me cedere all'ira, alla passionalità del rimprovero forte, fuori misura. Vivo la sosta silenziosa chiedendo pace e pacatezza. Signore Gesù, mite e umile di cuore, non finirò mai di pregarti: rendi il mio cuore simile al tuo. La voce di un grande Credo nel messaggio di Verità trasmesso da tutti i maestri religiosi del mondo. Ed è una mia preghiera costante quella di non avere mai un pensiero di rabbia contro i miei aguzzini, anche se cadessi vittima di un proiettile assassino, vorrei poter rendere l'anima con il ricordo di Dio sulle labbra. Sarei contento di essere svilito come un impostore se le mie labbra all'ultimo momento pronunciassero una parola di rabbia o un insulto contro il mio assalitore. Gandhi |